Rehau rinnova la gamma di macchine VMC

Rehau ha recentemente aggiornato la propria gamma di sistemi di ventilazione meccanica controllata (VMC) per il settore residenziale con l’introduzione di una nuova linea per unità abitative di piccole dimensioni. Sempre per garantire la migliore qualità dell’aria indoor, in tutte le tipologie di abitazione, l’azienda ha sostituito alcune macchine con modelli con migliori performance.

La qualità dell’aria indoor è da sempre un parametro importante per il benessere delle persone, e lo è ancora di più oggi che si passa tanto tempo tra le mura di casa. Per questo i nuovi sistemi Rehau consentono di apportare un costante ricambio d’aria fresca e pulita, risparmiando energia, e riconfermano l’attenzione dell’azienda nell’offerta di soluzioni per ambienti domestici più sani, sicuri e confortevoli.

Ideali per nuove installazioni o per aggiornamenti

Per offrire un montaggio flessibile e veloce, i nuovi sistemi Rehau sono forniti in versione Plug & Play con quadro elettrico e controllo pre-cablati a bordo macchina. Il sistema di controllo, in particolare, è disponibile nella nuova versione semplificata CTR S – che consente la selezione di tre livelli di velocità per i ventilatori o il loro arresto, la gestione automatica del by-pass e la notifica all’utente in caso di anomalia o necessità di sostituzione dei filtri – oltre al già noto controllo EVO PH, per una visione intuitiva dello stato di funzionamento della macchina e la regolazione della velocità dei ventilatori, e alla versione predisposta per l’integrazione in impianti domotici, EVOD-PH-IP. Il passaggio da un sistema di controllo all’altro è effettuabile in modo semplice e rapido mediante sostituzione del pannello remoto, anche dopo l’installazione.

Gamma AIR rinnovata

VMC Rehau AIR FH 3

Le macchine della gamma AIR 130-HV/220-HV e AIR 330-H/470-H lasciano il posto alle nuove e più performanti soluzioni AIR FH e AIR FV, unità di ventilazione a doppio flusso con recupero di calore ad alto rendimento che si distinguono per il montaggio orizzontale o verticale.

La nuova serie AIR FH ad alta efficienza si compone di 4 modelli installabili a controsoffitto, con portate d’aria da 140 a 582 m3/h e by-pass totale che consente di sfruttare condizioni climatiche favorevoli esterne all’edificio per il free-cooling o il free-heating automatico. Con le medesime caratteristiche tecniche, la serie AIR FV si compone, invece, di 2 modelli da 130 a 290 m3/h, studiati per un’installazione verticale che consente una riduzione degli ingombri frontali.

AIR Micro, soluzioni VMC per piccole superfici

Le soluzioni VMC di Rehau si completano, infine, con la nuova gamma AIR Micro, composta da due modelli che trovano applicazione in abitazioni con superfici fino a 70/80 m2. Predisposte per l’installazione a soffitto o a pavimento, queste unità di ventilazione residenziale a doppio flusso con recupero di calore ad alto rendimento sono dotate di uno scambiatore di calore controcorrente in PP e ventilatori a pale rovesce, a singola velocità, nel modello AIR Micro F AC, e a controllo elettronico, in quello AIR Micro F EC, che consentono di raggiungere rispettivamente una portata massima di 77 e 115 m3/h, con un consumo di energia elettrica di soli 40 W e 45 W.

Superbonus 110%: per il condominio è una corsa contro il tempo

Il Superbonus 110% – l’agevolazione prevista dal Decreto Rilancio (Decreto-Legge n. 34 del 19 maggio 2020 convertito con modificazioni dalla L. 17 luglio 2020, n. 77) – punta a migliorare l’efficienza energetica degli edifici. Nonostante la Legge di Bilancio per il 2021 abbia esteso il periodo d’applicazione comprendendo le spese sostenute dal 1° luglio 2020 fino al 31 dicembre 2022 per tutti gli edifici e al 30 giugno 2023 per gli edifici di edilizia popolare, i tempi per realizzarlo restano un fattore critico. MCE Lab spiega perché e quali siano le tempistiche da rispettare se si vuole essere certi di ottenere l’incentivo fiscale per i lavori in un condominio.
È bene sottolineare che uno dei vincoli per l’ottenimento è il completamento di almeno il 60% dei lavori entro il 30 giugno 2022.

Condominio: i passaggi per ottenere l’incentivo

Con l’arch. Annalisa Galante, coordinatrice scientifica di That’s Smart (l’area dedicata a Home & Building Automation, Mobilità elettrica ed Energie rinnovabili) nell’ambito di MCE – Mostra Convegno Expocomfort, sono state analizzate le tempistiche dei lavori e le pratiche burocratiche necessarie per arrivare all’inizio dei lavori.

Sono state analizzate le fasi per ottenere il Superbonus 110% per un condominio:

Fase preliminare: verifica dei requisiti (fino a 60 giorni)

Innanzitutto è necessaria la valutazione della possibilità di fruizione effettiva del Superbonus 110% con la nomina del tecnico o incarico a un General Contractor:

Fase progettuale ed esecutiva (fino a 270 giorni)

Successivamente è fondamentale valutare la scelta degli interventi da effettuare nel condominio, richiedere i preventivi alle aziende (sfruttamento dello sconto in fattura) e la definizione dell’impresa esecutrice o del General Contractor o del soggetto a cui cedere il credito (istituto di credito, finanziaria, ecc.):

Asseverazioni e comunicazioni finali (fino a 30 gg)

Esempio pratico per ottenere il superbonus 110% in condominio

Facciamo un esempio, stilando le tempistiche per dei lavori di ristrutturazione in un condominio di grandi dimensioni (tra le 40 e le 50 unità immobiliari).
Innanzitutto si deve procedere con diverse deliberazioni assembleari che devono coinvolgere un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli intervenuti e almeno un terzo del valore dell’edificio (lo prevede l’art. 119 comma 9 bis del Decreto Rilancio come modificato dalla legge 26/2020 art. 63, in linea con quanto già previsto dalla legge 220/2012 per le riqualificazioni basate su diagnosi e certificazioni energetiche).

Realisticamente si può quindi ipotizzare:

Dall’analisi realizzata appare evidente come sia realistico stimare in 8 mesi la conclusione della procedura per un condominio. “Tutti i passaggi devono essere svolti con scrupolosità, pena l’annullamento dell’accesso al credito per il richiedente e il conseguente pagamento di tutti i lavori effettuati – afferma Annalisa Galante –. Per le attività previste, si consiglia di rivolgersi a tecnici esperti di diagnosi e certificazione energetica, tra cui annovero sicuramente gli Esperti di Gestione dell’Energia (EGE), che dovranno asseverare il salto di due classi, e aziende referenziate che seguano sia le attività di cantiere sia gli iter burocratici necessari per accedere all’incentivo”.

A MCE Live+Digital (8 e 9 aprile 2021) sono state affrontate le opportunità del Superbonus e il futuro delle tecnologie per l’efficienza, la sostenibilità, il comfort e la sicurezza degli edifici. Inoltre si è parlato del DL semplificazioni che mira a snellire l’iter burocratico.

Exiway Light, illuminazione e segnalazione di emergenza insieme

Exiway Light è la nuova gamma di apparecchi di illuminazione di emergenza di Schneider Electric che unisce praticità e vantaggi.
Praticità perché con tre soli modelli (Light 100, Light 250 e Light 500) in tre taglie di luce (da 50 a 500 lumen) la gamma copre 15 diverse esigenze di prestazioni, potendo selezionare semplicemente con l’aggiunta di un jumper sul circuito l’autonomia standard da 1 ora o aumentarla a 1,5, 2 o 3 ore a seconda delle esigenze di progetto.
Vantaggi perché è sufficiente agire su un semplice jumper per selezionare il funzionamento come Sola Emergenza (SE) o Sempre Accesso (SA).

Exiway Light è disponibile nella versione Activa: apparecchi dotati di autodiagnosi con test funzionali e di autonomia che garantiscono maggior sicurezza permettendo di avere lo stato dell’impianto sempre aggiornato, monitorato e conforme alle richieste normative (UNI CEI 11222) riducendo i tempi di controllo.

Illuminazione o segnalazione? Entrambi!

Exiway Light Schneider Electric

Il prodotto è fornito con uno schermo trasparente serigrafato, ma può essere personalizzato ulteriormente: la funzione illuminazione e segnalazione possono essere infatti integrate nello stesso prodotto grazie a un kit composto da un diffusore (che ottimizza la distribuzione della luce) e da un set di pittogrammi (componibili secondo le proprie esigenze).

Così facendo il pittogramma è posizionato nella parte interna dello schermo, non come un “adesivo esterno”. Il tutto garantendo, in conformità alla norma UNI EN 1830, la visibilità del segnale da una distanza di 20 metri. Un diffusore può essere sovrapposto alla fonte luminosa Led per personalizzare il gruppo ottico. Inoltre, per integrare perfettamente l’apparecchio in ogni ambiente, è possibile scegliere uno schermo opalino al posto di quello trasparente.

LED multicolore per segnalare le anomalie

Eventuali anomalie dell’apparecchio, della fonte luminosa o della batteria vengono segnalate da un LED multicolore che assume una specifica colorazione (verde o rossa) ed intermittenza in relazione all’anomalia riscontrata. In questo modo è possibile verificare se gli apparecchi funzionano regolarmente o se è necessario mettere in atto azioni di manutenzione. E precisamente:

LED multicolore per segnalare le anomalie

Dati tecnici Exiway Light

Exiway Light

Exiway Light è disponibile in versione IP42 o IP65 in un corpo compatto (229x31x112 mm) che riduce al minimo l’impatto estetico all’interno dell’ambiente, sia nell’installazione a parete sia in quella a soffitto.
A tal proposito, ogni aspetto è stato curato per rendere semplice e intuitiva l’installazione di questi apparecchi di illuminazione di emergenza: dalle cinque entrate cavi in bimateriale alla disponibilità del prodotto in versione IP65 senza accessori aggiuntivi, alla facilità con cui si chiudono, grazie a ganci di fissaggio rapidi, riflettore e schermo trasparente.

È inoltre disponibile in versione Standard o Activa – equipaggiata con una tecnologia a microcontrollore che gestisce le verifiche periodiche e automatiche del singolo apparecchio – controllandone funzionamento e autonomia per ottenere ancora più affidabilità e sicurezza.

Exiway Light vanta l’etichetta Green Premium che identifica i prodotti Schneider Electric conformi agli standard ROhS e REACh e con caratteristiche che superano ampiamente i requisiti normativi. Utilizza infatti Led ad alta efficienza senza alcun rischio fotobiologico (CEI EN 62471), batterie di tipo LIFePO4 (prive di metalli pesanti e con caratteristiche di maggiore efficienza e durata) ed è realizzato utilizzando anche parti in plastica riciclata e materiali di imballaggio 100% riciclati.

Evoluzione digitale

La gamma si integra infine nell’architettura di gestione degli edifici EcoStruxure Facility Expert Small Business, direttamente tramite un concentratore Power Tag, per un monitoraggio completo, semplice e puntuale di tutto l’impianto.

Articolo aggiornato – Prima pubblicazione 26 novembre 2020

Virgilio, l’assistente virtuale per Ecobonus, Superbonus e Bonus Casa

Hai bisogno di risposte su Ecobonus, Superbonus 110% e Bonus Casa? Ci pensa Virgilio, un vero e proprio assistente virtuale che sfrutta le potenzialità dell’intelligenza artificiale per rispondere in tempo reale ai quesiti sulle detrazioni fiscali relative agli interventi di efficienza energetica negli edifici.

Virgilio è un software della piattaforma Userbot personalizzato dai tecnici ENEA concepito per facilitare l’accesso alle misure e l’invio all’ENEA dei dati richiesti per legge.
Nel caso in cui Virgilio non riesca a rispondere, è possibile consultare la pagina web dedicata ai quesiti di natura tecnico-procedurale.

Virgilio Superbonus ha risposto a circa 5mila messaggi al giorno, pari al 97% dei quesiti posti. È importante che i messaggi siano sintetici e inerenti al quesito per ottenere risposte strutturate e coerenti.

Gli argomenti più richiesti sono la procedura di invio della pratica, i limiti di spesa, la preesistenza dell’impianto termico e all’isolamento delle superfici opache.

Virgilio Ecobonus ha trattato oltre 3mila messaggi giornalieri, rispondendo al 94% dei quesiti. Serramenti, caldaie, pompe di calore, la procedura di invio delle pratiche e informazioni sulla documentazione necessaria per accedere all’Ecobonus sono gli argomenti più richiesti.

Il nuovo servizio digitale, sempre aggiornato, è disponibile sul portale ENEA per l’efficienza energetica alla sezione dedicata alle detrazioni fiscali.

Città sostenibile: quanto ne sappiamo davvero? Falsi miti da sfatare

Cosa rende una città sostenibile? È possibile diminuire l’inquinamento nelle aree urbane? Siamo a un punto di non ritorno? La mobilità elettrica è essenziale per ridurre gli impatti di CO2 nelle città? Il tema della città sostenibile è sempre più un trend topic che alimenta i dibattiti internazionali connessi agli Obiettivi di Sostenibilità 2030 definiti dall’ONU. Ma quanto ne sappiamo davvero?

Sono questi gli interrogativi a cui ABB, multinazionale elettrotecnica operante nella robotica, nell’energia e nell’automazione, ha cercato di rispondere con il contributo di esperti in un talk tenutosi durante la recente Milano Digital Week.

Obiettivo dell’appuntamento è stato quello di scardinare una serie di falsi miti che circolano sul tema della città sostenibile, così da fare un punto sulla situazione attuale e su ciò che c’è di vero o falso nelle credenze dell’opinione pubblica. Scopriamo alcune delle Fake News confutate nel corso dell’incontro online.

Città sostenibile: falsi miti da sfatare

Le nostre città continuano e continueranno a emettere un quantitativo enorme di CO2

Si pensa erroneamente che il principale inquinatore delle città sia il settore dell’industria. In realtà, ognuno di noi è responsabile della vivibilità e della sostenibilità dei contesti urbani. Analizzando con attenzione i dati a disposizione emerge infatti che l’inquinamento cittadino deriva in primo luogo dal riscaldamento civile e in seconda istanza dai trasporti, a cui segue l’industria. Ciascuno di noi può quindi contribuire ad abbattere le emissioni di CO2 nelle città, affrontando il problema a partire dall’uso civile dell’energia e da un utilizzo più consapevole dei trasporti diretti e indiretti.

L’auto elettrica inquina più del diesel

Occorre partire dal presupposto che ogni attività umana ha un impatto ambientale. Non è esclusa neanche la mobilità elettrica. Nell’epoca attuale ci troviamo tuttavia ad affrontare una duplice sfida. Da un lato si pone l’urgenza di velocizzare il processo di decarbonizzazione, dall’altro di migliorare la qualità dell’aria delle nostre città. La mobilità elettrica riesce a risolvere o perlomeno a migliorare sensibilmente entrambe le problematiche con grande rapidità.

Dal punto di vista dell’abbattimento delle emissioni di CO2, l’auto elettrica risulta imbattibile se considerata nel suo intero ciclo di vita. A dimostrarlo sono studi autorevoli che evidenziano come l’e-Mobility sia decisiva nei confronti del processo di decarbonizzazione. Ciò vale anche rispetto al tema della qualità dell’aria a livello locale.

Altrettanto si può dire inoltre riguardo all’energia necessaria per la ricarica delle auto elettriche. È opportuno sapere che anche nel caso in cui l’energia provenga da centrali alimentate esclusivamente con fonti fossili, le e-car risultano comunque meno inquinanti e più efficienti rispetto alle auto endotermiche. Occorre inoltre ricordare che, sotto lo stimolo derivante dagli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, si sta assistendo a una crescita esponenziale delle energie rinnovabili, cosa che sta favorendo il processo di decarbonizzazione nel suo complesso.

Per di più, le auto elettriche stanno migliorando sia in termini di efficienza che di consumi. La stessa impronta carbonica delle batterie si sta progressivamente riducendo.

Le batterie delle auto elettriche non si smaltiscono facilmente

Parlare di smaltimento non è propriamente corretto. È più opportuno parlare di uso e di riciclo. Nelle batterie a ioni di litio non sono presenti materiali pericolosi per l’ambiente in fase di smaltimento. Lo sviluppo dei processi industriali consente inoltre un ampio margine di riciclabilità. A oggi è possibile riciclare l’85% dei materiali con cui sono realizzate la batterie delle auto elettriche.

L’elettrico fa perdere lavoro

Difficilmente il settore della mobilità elettrica farà perdere lavoro a chi produce mezzi di trasporto. L’elettrico sta al contrario generando nuove opportunità professionali. All’atto pratico, si tratta essenzialmente di spostarsi da una tecnologia a un’altra, promuovendo una conversione degli impianti produttivi.

Se ci attaccassimo tutti alla rete elettrica per ricaricare le auto andremmo in blackout

È un ulteriore mito da sfatare. Bisogna in realtà assumere abitudini intelligenti nei consumi, allineandosi alla potenza disponibile che risulta più che sufficiente. Le reti di distribuzione italiane, tra l’altro, sono tecnologicamente avanzate e sono altrettanto valide come quelle del resto del mondo. Sono inoltre già pronte per una gestione efficiente delle Smart City.

In Italia ci sono poche stazioni di ricarica

A oggi abbiamo una buona quantità di infrastrutture di ricarica nel nostro paese. Non sono tuttavia ancora ben distribuite perché si assiste a una maggiore diffusione nell’area settentrionale della penisola. Per il prossimo biennio è comunque prevista una grossa accelerazione nell’implementazione di colonnine nell’intero territorio nazionale.

Allo stato attuale, inoltre, le colonnine con ricarica fast, quindi rapida, sono ancora in numero abbastanza limitato. Occorre però porsi un quesito: dotare il paese di una quantità elevata di punti di ricarica pubblici è davvero necessario? Dipende essenzialmente dai chilometri percorsi ogni giorno. Accanto alle colonnine pubbliche esiste infatti anche l’alternativa delle wallbox domestiche che in molti casi possono risultare più che efficienti per ricaricare auto con tragitto di cinquanta-sessanta chilometri al giorno. Tale chilometraggio corrisponde al tempo di percorrenza medio di un’ampia fascia di cittadini italiani. Per simili esigenze, la wallbox si dimostra quindi più che valida come opzione per la ricarica dei mezzi elettrici.

Il problema delle colonnine pubbliche fast si pone principalmente per una specifica gamma di utenti, in particolare per chi percorre molti chilometri per questioni di lavoro, come ad esempio gli agenti di commercio. Si sta comunque risolvendo anche questa criticità, attraverso un aumento del numero di punti di ricarica fast lungo le arterie strategiche, tra cui le autostrade.

Negli anni a venire, la progressiva affermazione delle Smart City e degli Smart Building, con punti di ricarica gestiti in maniera intelligente, fornirà un significativo contributo, permettendo una distribuzione più capillare ed efficiente dell’energia ed evitando la necessità di sovrastrutturarsi.

6 caratteristiche da valutare per scegliere una telecamera acustica

Ci sono diversi modi di effettuare ispezioni per identificare perdite di aria compressa, perdite di sistemi per la produzione di vuoto o di scariche parziali elettriche. Ma non tutti sono efficienti e rapidi.

Eppure si tratta di problemi importanti e costosi, che causano sprechi di energia e costringono le aziende ad affrontare costi imprevisti e potenziali problemi di produzione e continuità operativa.

La soluzione è l’imaging a ultrasuoni realizzato con una telecamera acustica: un sistema efficace per rilevare questa tipologia di problemi.

Si tratta di una tecnologia facile da usare e capace di ridurre notevolmente le tempistiche di intervento rispetto ai metodi tradizionali. Ma quali sono, quindi, le caratteristiche da ricercare in una telecamera acustica?

1 – Una gamma di frequenze efficace

Una delle prime caratteristiche da considerare è la gamma di frequenze della telecamera. Si potrebbe supporre che per captare la più ampia gamma di suoni sia necessaria una gamma di frequenze più ampia possibile. Tuttavia, in realtà, la gamma di frequenze più efficace per rilevare una perdita di aria compressa è compresa tra 20 e 30 kHz.

Grafico frequenze Flir si124

Infatti, limitando la gamma tra 20 e 30 kHz, è più facile distinguere le perdite di aria compressa dal rumore di fondo in una fabbrica. L’ampiezza del rumore dei macchinari solitamente presenta il suo picco massimo sotto i 10 kHz e tende a zero a 60 kHz, mentre le perdite d’aria raggiungono il picco tra 20 e 30 kHz. Data la maggiore differenza tra il rumore della perdita d’aria e il rumore di fondo tra 20 e 30 khz, rispetto a frequenze più alte, è più facile rilevare la perdita d’aria in questa gamma di frequenza.

Sia il rumore dell’aria compressa che quello dei macchinari seguono la stessa tendenza di ampiezza decrescente nella gamma di frequenze da 30 a 60 kHz, rendendo più difficile discriminare i rispettivi suoni. Pertanto, una telecamera acustica che opera nella gamma tra 20 e 30 kHz è più efficace.

Nella ricerca di scariche parziali a distanza di sicurezza, la gamma da 10 a 30 kHz è ottimale, in quanto le frequenze più alte percorrono distanze più brevi. Per rilevare le scariche parziali di apparecchiature ad alta tensione in esterni, la telecamera deve essere regolata su suoni a frequenza più bassa e che percorrono distanze maggiori.

2 – Un numero ottimale di microfoni sulla telecamera acustica

Per catturare i suoni più lievi, è vantaggioso averne un numero maggiore. Tipicamente, le telecamere acustiche impiegano decine di microfoni MEMS (sistemi microelettromeccanici) per acquisire e caratterizzare i suoni.

Microfoni si124

Sebbene di piccole dimensioni, i microfoni MEMS hanno un basso consumo energetico e sono molto stabili. Ma essi stessi generano rumore che interferisce con la capacità di un singolo microfono di captare suoni molto tenui. Per ovviare a questo inconveniente, la soluzione è aumentare il numero di microfoni in uso; il miglioramento dovuto semplicemente al raddoppio del numero di microfoni elimina tre decibel di suoni indesiderati. In alcuni casi, il rumore interno di un solo microfono (chiamato anche self-noise) potrebbe impedire al sistema di captare una perdita di aria compressa caratterizzata da un segnale di 16,5 kHz.

Una telecamera acustica con 32 microfoni sarebbe in grado di rilevare la perdita, ma il rapporto segnale-rumore non sarebbe ancora sufficiente per rilevare suoni più lievi. Al contrario, una telecamera con 124 microfoni può captare una perdita sia a 16,5 kHz, sia a 18,5 kHz, per rilevare, individuare e quantificare facilmente anche le piccole perdite.

3 – La portata di rilevazione sonora

Integrare il giusto numero di microfoni in una telecamera acustica può anche migliorare le possibilità di captare rumori molto silenziosi a grande distanza. Questa capacità è particolarmente importante nelle ispezioni di sistemi ad alta tensione, che impongono di operare a distanza di sicurezza dai componenti sotto tensione.

Captare segnali acustici lontani con una telecamera acustica

La forza di un segnale sonoro diminuisce significativamente all’aumentare della distanza dalla sua fonte. Per contrastare questo fenomeno, la soluzione è aumentare il numero di microfoni: quadruplicando il numero di microfoni si raddoppia la portata di rilevazione sonora.

4 – Il posizionamento dei microfoni

Il posizionamento dei microfoni su una telecamera acustica è un fattore determinante nella rilevazione della direzione e dell’origine del suono.

La telecamera acquisisce i dati da ogni microfono, misura le differenze di temporizzazione e di fase dei segnali e infine calcola la posizione della fonte. Questi microfoni devono essere raggruppati a stretto contatto per garantire l’acquisizione di dati sulle onde sonore sufficienti a stabilirne correttamente l’origine.

utilizzo telecamera acustica

5 – Le prestazioni dei microfoni della telecamera acustica

Proprio come avviene per la frequenza, anche il numero di microfoni in una telecamera acustica è un fattore di delicato equilibrio. L’uso di un numero eccessivo di microfoni può risultare svantaggioso perché ogni microfono richiede una potenza di elaborazione per convertire i segnali di dati audio in immagini, quindi aggiungerne troppi degrada le prestazioni.

124 microfoni per migliore captazione segnali

Alcuni produttori bilanciano la maggiore richiesta di potenza di elaborazione riducendo la risoluzione dei pixel dell’immagine acustica, ossia i pixel sonori, ma questa soluzione impatta le prestazioni generali della telecamera. È importante disporre di un numero sufficiente di pixel sonori per rilevare in modo affidabile le scariche parziali e gli effetti corona a distanza e localizzarne l’esatta origine.

6 – Una analisi intelligente dei dati rilevati

Le caratteristiche finali da considerare sono la potenza di calcolo e l’analisi fornita dalla telecamera acustica, oltre all’eventuale software a corredo. Ad esempio, la telecamera FLIR Si124 è dotata di analisi a bordo, report di facile comprensione e analisi predittiva tramite uno strumento web di intelligenza artificiale che consente di classificare la gravità della perdita, eseguire l’analisi dei costi e l’analisi del modello di scarica parziale in tempo reale durante l’ispezione.

Identificazione problemi

Attivando il collegamento alla rete Wi-Fi a fine ispezione, le immagini vengono automaticamente caricate su FLIR Acoustic Camera Viewer, per eseguire ulteriori analisi in cloud, compreso il calcolo della spesa energetica annuale stimata dovuta a perdite dell’impianto di aria compressa o del vuoto, e oltre alla possibilità di stabilire se una scarica parziale richieda un intervento di manutenzione o una sostituzione. Il Viewer può anche essere usato per creare report da condividere con la squadra di manutentori o il cliente.

Transizione verde e digitale? Il vero driver sono i giovani

Il futuro del mondo imprenditoriale italiano ha molto a che fare con il concetto di transizione verde e digitale. Una traiettoria concreta di sviluppo che guarda alla fabbrica connessa con gli occhi della sostenibilità.

Quanto vale, oggi, la cultura sostenibile in azienda? Qual è il ruolo della formazione e quali sono le competenze della nuova industria green 4.0? Gli imprenditori coinvolti nell’Osservatorio Mecspe del primo trimestre 2021, presentato alla Milano Digital Week, continuano a credere nella digitalizzazione e nell’efficientamento dei processi industriali. Ma anche nel potenziale del capitale umano: figure “connesse” e pronte ad affrontare le sfide di questa trasformazione.

Transizione verde e digitale: dove investire

L’evoluzione del comparto manifatturiero viaggia sui binari dell’integrazione e della sostenibilità, ma con diverse declinazioni. Guardando alle misure di incentivazione e sostegno previste dal Governo, le aziende intervistate prediligono:

I preferiti della sostenibilità

Il quadro tracciato dall’Osservatorio mostra la maggiore sensibilità delle aziende ai temi green. Nonostante le difficoltà del periodo, infatti, il 31% delle realtà manifatturiere dichiara di avere implementato processi volti alla sostenibilità.

Al primo posto c’è la riduzione dei consumi, nel 42% dei casi, seguita dall’attenzione a inquinamento e impatto ambientale, al 36%. Cresce anche l’orientamento verso l’eco-sostenibilità dei prodotti, con il 17% delle risposte.

La transizione verde e digitale passa dall’R&D

Una fetta importante del piano 2021, poi, riguarda l’ambito di ricerca e innovazione, fondamentale per rispondere alla crisi e sostenere lo sviluppo economico italiano. Il 52% i rispondenti prevedono di destinare entro l’anno fino al 10% del proprio fatturato in R&D. Ma il 19% andrà oltre, in un range tra l’11% e il 20%.

Nel 2021 aumentano gli investimenti in ricerca e innovazione, ma anche l’approccio a una cultura green industriale

I maggiori investimenti riguardano:

Puntare sulla formazione 4.0

L’ultimo tassello della transizione industriale è la formazione. La migliore strategia per valorizzare il capitale umano aziendale secondo il 45% degli intervistati. I giovani, in primis, si confermano un asset strategico. Il 56% delle aziende conferma infatti di avere assunto nell’ultimo anno personale under 35. Il motivo? Sono le figure più “responsive” alla rapida corsa dei processi digitali in fabbrica. Il 27% dei partecipanti alla survey sta anche valutando di introdurre giovani specializzati in tecnologie 4.0 provenienti da ITS o università, ma con un minimo di esperienza lavorativa. Il 16%, invece, assumerà anche senza una precedente formazione scolastica o professionale, predisponendo un calendario interno di training. Il 13%, infine, sta avviando percorsi formativi dedicati ai dipendenti più giovani.

Quali sono le competenze più richieste? Più che la tecnica, conta la capacità di lavorare in gruppo (28%). Importanti anche le skill di vendita e post-vendita e l’utilizzo di macchine CNC, entrambe indicate dal 25% delle aziende. Servono inoltre capacità nell’assistenza tecnica e manutenzione (21%) e nel marketing digitale (17%). L’8% delle realtà manifatturiere italiane, inoltre, cerca figure dedicate ai percorsi di sostenibilità ambientale ed economia circolare.

Il settore, dunque, si conferma in movimento. La transizione verde e digitale può – a maggior ragione oggi – cambiare il volto delle città, delle imprese e del tessuto socio-economico italiano.

Nuovi connettori push-pull M12

Phoenix Contact ha ampliato la propria gamma M12 con nuovi connettori push-pull con bloccaggio interno. Il sistema di bloccaggio indipendente dal produttore, basato sullo standard IEC 61076-2-010, permette un cablaggio semplice e un collegamento dei dispositivi salvaspazio. In particolare, la connessione ad innesto senza attrezzi offre vantaggi di montaggio in spazi ridotti e in applicazioni con alta densità di cablaggio, come ad esempio nell’automazione industriale. Il rapido inserimento e disinserimento dei componenti riduce il tempo di installazione fino all’80% rispetto ai collegamenti a vite.

Oltre ai connettori femmina da incasso M12 per il montaggio a parete anteriore e posteriore, è ora disponibile anche il nuovo connettore femmina da incasso push-pull M12 per l’incasso all’interno del dispositivo ed a filo con la custodia, risparmiando spazio in fase di installazione e permettendo un design compatto della custodia.

In combinazione con gli attuali connettori push-pull M12 con bloccaggio esterno, le connessioni volanti permettono le estensioni sul campo. Grazie alla standardizzazione normata, la gamma prodotti è compatibile con qualsiasi produttore, garantendo una disponibilità globale.

Palo multifunzione: struttura modulare per la città “smart”

L’idea, come spesso accade a quelle davvero buone, è semplice quanto geniale: una struttura base in lamiera di acciaio verniciata a polvere e modulare. Si parte da qui e si aprono infinite possibilità. Stiamo parlando del palo multifunzione progettato e realizzato da Tecno World Group. Ne abbiamo discusso con il suo eclettico ideatore, Alberto Mandrile, che è anche fondatore e AD dell’azienda.

La città diventa “smart”, grazie al palo multifunzione

I componenti di base sono moduli, ognuno dei quali è lungo 1,5 metri, squadrati e con un’apertura sul retro che permette una rapida manutenzione e l’inserimento agevole di cavi per eventuali nuove componenti. Una volta collocati uno sull’altro – fino a un altezza massima di 6 metri – permettono di realizzare strutture di altezze differenti che rispondono alle svariate necessità dell’era “smart”, in tre versioni: indoor, outdoor ed extreme.

Alberto Mandrile, amministratore delegato e fondatore di Tecno World Group

Alberto Mandrile, amministratore delegato e fondatore di Tecno World Group

Ma come avviene tutto questo? “Il palo multifunzione è dotato di componenti – rondelle passacavo e staffe – che consentono di allocarvi diverse tecnologie, mentre l’inserimento di uno scuretto in acciaio inox lucidato a specchio crea l’intervallo tra un modulo e l’altro” spiega Mandrile.
Permette, per esempio, l’installazione di:

Grazie all’aggiunta delle staffe, i sistemi sono installabili anche in momenti successivi. Una struttura modulare, appunto, a cui si possono aggiungere o togliere componenti. In evoluzione a questo, “è allo studio anche un modello “total minimal”, con tutta la tecnologia integrata all’interno del palo, comprese le telecamere”.

Il palo si può poi completare con accessori, quali:

Oltre il design: le tecnologie per la sicurezza

Il tutto garantendo un design pulito, adattabile a qualsiasi ambiente, complici anche una sabbiatura ecologica eseguita con gli scarti della nocciola e la possibilità di finitura a polvere in qualsiasi colore. Questa è fatta su una verniciatura su un fondo zincante a polvere epossidica, certificata 500 ore in nebbia salina.

Ma non è solo una questione di bellezza, sottolinea l’AD, mostrandoci una dopo l’altra le particolarità del palo. È anche un fattore di sicurezza e di tenuta nel tempo della struttura.

“Il palo multifunzione è installato a terra attraverso un distanziale di 20 cm in acciaio zincato a caldo, che è l’unica parte interrata, collocato tra il plinto di fondazione e il palo vero e proprio”. Resistente quindi, ma soprattutto invisibile, tanto da permettere la collocazione del palo in qualsiasi contesto, senza impattare sull’ambiente circostante. Persino la sua forma ha una funzionalità pensata al di là dell’estetica. La conformazione squadrata, ma smussata agli angoli, permette l’installazione sulla parte piana di qualsiasi tecnologia e garantisce una migliore tenuta al vento. Una particolarità non da poco in quanto, precisa Mandrile, “rende il palo funzionale anche all’installazione di impianti perimetrali termici e di varchi stradali con sistemi di lettura targhe“. L’oscillazione della struttura che ospita questi impianti – dovuta appunto alle raffiche di vento – rischierebbe di inficiarne il funzionamento.

La smart city “in scatola” è un palo multifunzione modulare

Un’area smart con il palo multifunzione di Tecno World Group

La smart city “in scatola” e la cybersecurity

L’idea di Mandrile che si definisce un “autodidatta intraprendente” ha finito per andare ben oltre quella di “palo intelligente” che, per altro, rischierebbe di identificarla in maniera molto sbrigativa. Si tratta di una vera e propria smart city “in scatola” capace di contenere le tecnologie di cui si ha necessità. “Nel pacchetto che siamo in grado di fornire c’è tutto: dalla cybersecurity del software al manufatto completo. Una volta montata in loco la tecnologia dall’installatore professionista, il nostro compito sarà di metterla in funzione, agendo da remoto”.

Particolarmente interessante è l’aspetto della sicurezza informatica che risulta essere una tutela non solo per il sistema e chi lo utilizza, ma anche per chi si occupa di manutenzione.

Il ruolo di installatori e manutentori

Nato da un complesso progetto del 2015 di riqualificazione del centro storico del comune di Cuneo, il palo multifunzione fu la risposta a esigenze specifiche. “Fui contattato per capire come realizzare un impianto che permettesse di creare e gestire l’area ZTL, inserire display di comunicazione, installare il sistema wi-fi e altre tecnologie” racconta Mandrile. “Alla domanda su come realizzarlo, la nostra risposta fu un prototipo divenuto poi il primo progetto di palo multifunzione che ancora oggi è installato e funzionante. Da lì siamo giunti al brevetto del sistema nelle sue componenti sostanziali, ovvero nella modularità del palo”. Una particolarità, quest’ultima, che consente anche di gestire facilmente l’aspetto logistico, permettendo la spedizione delle componenti in qualsiasi parte del mondo a un costo sostenibile.

Una soluzione poliedrica nata, dunque, dal territorio e dal coinvolgimento di imprese e professionisti del posto e che ad altri professionisti si rivolge:

“Sono loro i nostri interlocutori principali – precisa l’AD. – Come Tecno World ci occupiamo della vendita della soluzione finita e lasciamo l’installazione e la manutenzione ai professioni del settore. Il nostro compito è metterli nelle condizioni di potere eseguire installazioni e manutenzioni hardware, dando loro garanzia di configurazione e manutenzione del software che effettuiamo da remoto. I manutentori entrano a fare parte del nostro network e si possono rivolgere a noi per ogni necessità”.

Tecno World oltre a garantire un reparto di help desk, pone a servizio della clientela anche un reparto pre vendita con il quale, già in fase di progettazione, vengono discusse e prese in considerazioni tutte le specifiche del cliente.

Il palo multifunzione IoT, i big data e l’App

I progetti intanto continuano e prosegue anche la ricerca e sviluppo in Tecno World. “Nei prossimi anni puntiamo al consolidamento a livello nazionale su soluzioni smart city. Mentre sul mercato internazionale, grazie anche ad accordi con grandi realtà multinazionali, progettiamo di fare evolvere ulteriormente il nostro mercato”.
Il progetto più ambizioso riguarda però la creazione di un modello IoT. “Stiamo lavorando a due impianti pilota che contiamo di sviluppare da qui a due anni”.

I nuovi impianti saranno dotati di sistemi che si occuperanno di svariati aspetti che caratterizzano una città intelligente ed efficiente dal punto di vista energetico:

Basati sulla gestione dei big data, questi nuovi progetti sono pensati in chiave ecologica e di economia circolare. Ma saranno anche facili nell’uso e nell’interazione con l’utilizzatore finale.

“A questo proposito stiamo perfezionando una App a disposizione dell’utente che gli permetta di interagire con il palo multifunzione. Un’applicazione che sia però territorio-centrica – prosegue l’AD. – L’utente potrà scaricarla in loco e potrà avere informazioni che riguardano l’intero network commerciale e culturale del territorio stesso”.
Dunque, cittadini e visitatori potranno interagire sotto diversi aspetti con il palo multifunzione in chiave IoT, che racchiuderà in sé:

In pratica, la sostanza dell’essere “smart”.

Bosch Professional ha aperto il proprio cantiere virtuale

Bosch Professional ha realizzato un vero e proprio cantiere virtuale nel quale vedere all’opera i propri elettroutensili, visualizzare tutorial, scaricare informazioni aggiuntive e in generale conoscere meglio le più recenti tecnologie, come gli utensili Biturbo.

Cosa c’è nel cantiere virtuale Bosch

Bosch Professional GBH 18V-45 C

All’interno del cantiere virtuale Bosch Professional si trovano elettroutensili evoluti e performanti, funzioni di protezione e sicurezza, dimostrazioni pratiche di utilizzo e tutorial.

Il cantiere è stato ideato da Bosch Professional con l’obiettivo di presentare ai professionisti i suoi elettroutensili più avanzati: quelli della gamma cordless Biturbo, concepita per garantire massime prestazioni grazie alla combinazione di un nuovo potente motore Brushless, appositamente sviluppato per questi utensili, e delle batterie ad alte prestazioni ProCORE18V.
Il cantiere virtuale è diviso in aree tematiche:

Il cantiere virtuale è aperto a tutti i professionisti e artigiani ed è visitabile in qualsiasi momento a questo indirizzo.

Massima compatibilità con le batterie ProCORE18V

Batterie ProCORE18V Bosch Professional

La nuova linea di elettroutensili Biturbo Bosch Professional utilizza le avanzate batterie ProCORE18V.

Con il Professional 18V System, Bosch assicura la compatibilità con gli elettroutensili nuovi e con quelli preesistenti, offrendo agli artigiani un grande vantaggio in termini di ottimizzazione dell’investimento nel parco attrezzi.

Bosch Professional segnala che le prestazioni migliori si ottengono abbinando gli elettroutensili Biturbo di ultima generazione con le batterie ProCORE18V, ma in ogni caso elettroutensili vecchi possono utilizzare le nuove batterie, così come i più recenti modelli possono lavorare con le batterie già acquistate nel corso degli anni.

Un grande valore aggiunto per sfruttare al meglio i propri strumenti di lavoro senza dover cambiare nulla.