A dicembre del 2020, in Italia si contano 19.324 punti di ricarica per le vetture elettriche ospitati in 9.709 infrastrutture di ricarica accessibili al pubblico. I dati emergono dalla seconda edizione del report “Le infrastrutture di ricarica pubbliche in Italia”, realizzato da Motus-E, la prima associazione italiana nata per accelerare il cambiamento verso il nuovo paradigma della mobilità elettrica.
In base a quanto rilevato dall’analisi, il trend è certamente positivo malgrado le difficoltà causate dalla pandemia di Covid-19. La crescita delle immatricolazioni dei veicoli elettrici, tuttavia, ha bisogno di essere supportata da un’infrastruttura adeguata a soddisfare la domanda in costante aumento.
Addentriamoci più dettagliatamente nel merito del report, facendo una sintesi dei suoi punti salienti, così da scoprire quale sia l’attuale contesto italiano e cosa ci si può attendere nell’immediato futuro.
Nonostante i rallentamenti generali dovuti all’emergenza sanitaria e al lockdown, il 2020 è stato comunque un anno positivo per la mobilità elettrica in Italia. Seppure inferiori rispetto al resto d’Europa, anche nel nostro paese le vendite dei veicoli elettrici hanno registrato un trend in rapida e in costante crescita, dovuto in parte alla spinta degli incentivi nazionali e regionali.
Anche la rete di infrastrutture di ricarica per le vetture elettriche in Italia segue andamenti di crescita comparabili ai livelli di vendita. Secondo le ultime elaborazioni contenute nel report di Motus-e, relative a dicembre 2020, nel nostro paese si possono attualmente contare 19.324 punti di ricarica in 9.709 infrastrutture di ricarica accessibili al pubblico.
Nel corso dell’anno da poco conclusosi, le installazioni sono cresciute mediamente del 39%. Le infrastrutture di ricarica sono passate da 7.203 a 9.709 (+2.506), mentre i punti di ricarica da 13.721 a 19.324 (+5.602). La ripartizione media delle infrastrutture pubbliche è dell’80% su suolo pubblico e del 20% su suolo privato a uso pubblico, come centri commerciali e supermercati.
Tra i punti di ricarica si annoverano inoltre:
Sfortunatamente, allo stato attuale delle cose, circa il 21% delle infrastrutture di ricarica pubbliche risulta ancora non utilizzabile dagli utenti finali poiché non è stato possibile finalizzare il collegamento alla rete elettrica da parte del distributore di energia o per altre motivazioni di tipo autorizzativo.
Per di più, è percepita come un disagio per l’utente la sostanziale assenza di stazioni di ricarica nelle aree di servizio e lungo le arterie autostradali, che in base a quanto suggerito dagli esperti di Motus-E, avrebbero bisogno di una più capillare diffusione di punti di ricarica ad alta potenza o High Power Charger–HPC9 con potenze di almeno 100 kW, al fine di facilitare viaggi e spostamenti sui tratti extraurbani. La presenza di High Power Chargers pubblici, anche in contesti urbani e periferici selezionati, costituisce infatti un punto chiave come ulteriore stimolo alla elettrificazione della mobilità.
L’analisi condotta da Motus-E evidenzia un divario tra Nord e Sud del paese nella distribuzione delle infrastrutture di ricarica. Dai dati raccolti emerge che il 57% circa delle infrastrutture sono localizzate nel Nord Italia, il 23% circa nel Centro mentre solo il 20% nel Sud e nelle Isole, con una prevalenza generale presso le città metropolitane.
La Lombardia è la regione con più punti di ricarica. Da sola possiede il 17% di tutte le installazioni, con 3.326 punti contro i 2.467 registrati a febbraio 2020. Seguono nell’ordine il Piemonte con il 10,6%, l’Emilia-Romagna, il Lazio, il Veneto e la Toscana con circa il 9% a testa. Complessivamente, le sei regioni coprono più del 60% del numero totale di infrastrutture di ricarica pubbliche in Italia. Sono inoltre le aree del paese che nel corso del 2020 hanno realizzato più installazioni, con +3548 punti di ricarica su un totale di +5602, corrispondenti al 63% del totale della crescita assoluta rispetto a febbraio.
In termini di crescita relativa, il posto d’onore sul podio è occupato dalla Valle d’Aosta che nel corso del 2020 ha triplicato i propri punti di ricarica, passando da 109 a 329 punti. Seguono Friuli-Venezia Giulia e Campania che hanno raddoppiato le loro unità, passando rispettivamente da 183 a 388 e da 274 a 523. Rimane invece moderata o stabile la crescita nelle altre Regioni.
I dati relativi alle infrastrutture di ricarica si mostrano in linea con i risultati delle vendite dei veicoli che, a dicembre 2020 vedono le Regioni del Nord-Est (con 21.724 unità) e Nord-Ovest (con 18.415) occupare una fetta di mercato pari al 67% sul totale dell’immatricolato elettrico del periodo.
Come puntualizzato nel report redatto da Motus-E, la mobilità elettrica costituisce una straordinaria opportunità di sviluppo per l’Italia. Per questo motivo, è necessario contribuire a sostenerne la crescita adottando piani infrastrutturali adeguati alle ambizioni.
In base a quanto suggerito dall’associazione, sono innanzitutto essenziali degli interventi mirati di semplificazione burocratica e di armonizzazione, da affiancare ai contributi pubblici.
All’atto pratico, Motus-E pone in rilievo la necessità di intraprendere le seguenti azioni:
Secondo quanto suggerito dall’associazione, per realizzare queste azioni nel loro complesso, occorre una cabina di regia che agisca a livello nazionale per uniformare quanto si fa, a differenti velocità, a livello regionale e locale. In particolare, Motus-E ritiene urgente la revisione del PNIRE (Piano Nazionale delle Infrastrutture di Ricarica Elettrica) e dei suoi target di diffusione delle infrastrutture.
Questi sono in sintesi alcuni tra i punti chiave sviluppato nel report “Le infrastrutture di ricarica pubbliche in Italia”. Il rapporto completo può essere consultato e scaricato collegandosi al sito di Motus-E.