Big data ed energia, il futuro è digitale

Sempre più analisi prevedono una crescita della digitalizzazione dell’energia, in termini di tecnologie: i big data contribuiscono all'evoluzione
Big data ed energia

Il presente e ancor più il prossimo futuro avranno almeno un comune denominatore: l’interesse per i Big Data.

Lo prevedeva già, tre anni fa, IDC in una guida dedicata, in cui si riportava che le entrate mondiali per big data e business analytics sarebbero passate da 130,1 miliardi di dollari nel 2016 a oltre 203 miliardi nel 2020. A motivare il raddoppio di un mercato già significativo la società di ricerca e analisi segnalava la disponibilità di dati, tecnologie di nuova generazione e uno “spostamento culturale verso il processo decisionale basato sui dati”, aveva dichiarato Dan Vesset, vicepresidente del gruppo, Analytics and Information Management, aggiungendo che la previsione IDC contemplava una crescita dell’11,3% nel 2016 a fronte del fatto che i ricavi globali avessero raggiunto i 122 miliardi di dollari nel 2015 e stimando un tasso di crescita annuale composto (CAGR) dell’11,7% fino al 2020.

A confermare le stime di crescita vi sono diversi studi, tra i quali quello più recente di Goldstein Research, secondo cui il mercato globale dei big data crescerà a un CAGR del 22,4% nel periodo 2016-2024 e raggiungerà i 200 miliardi di dollari entro il 2024.

Digitalizzazione dell’energia, l’importanza del dato

I settori interessati da quella che viene considerata da più parti come un’autentica rivoluzione, in termini di processi, infrastrutture, sviluppi, sono numerosi. Tra questi il mondo dell’energia ha certamente benefici e ricadute positive enormi: se si pensa alla crescita demografica, che porterà necessariamente allo sviluppo urbano e alla conseguente esigenza di maggiori quantitativi energetici, contare su strumenti che permettano una gestione oculata diventa cruciale.

Lo ha sottolineato anche l’International Energy Agency, in un’analisi dedicata alla digitalizzazione dell’energia. In essa afferma che i sistemi energetici digitalizzati in futuro potrebbero essere in grado di identificare chi ha bisogno di energia e soddisfarlo in maniera mirata e a costi minori. Certo, non sarà facile, ma la crescita delle tecnologie digitali, in cui rientrano i big data e la loro gestione, è sicuramente sensibile. Gli stanziamenti in tecnologie digitali da parte delle società energetiche sono aumentati notevolmente negli ultimi anni.

Ad esempio, l’investimento globale in infrastrutture e software per l’elettricità digitale è cresciuto di oltre il 20% annuo dal 2014, raggiungendo i 47 miliardi di dollari nel 2016. Questo investimento digitale nel 2016 era quasi il 40% più alto degli investimenti nella generazione di energia elettrica da gas in tutto il mondo (34 miliardi di dollari) e quasi uguale all’investimento totale nel settore elettrico dell’India (55 miliardi di dollari).

Nuovi modelli di business stanno emergendo, sottolinea la IEA, e in questi nuovi modelli è facile prevedere il ruolo dei Big Data nei processi decisionali.

Aumenta la gestione dei dati, gli esempi non mancano

Il legame tra la gestione dei dati e la soddisfazione delle esigenze energetiche è in crescita e trova sempre più iniziative illustri. Il Department of Energy degli Stati Uniti, per esempio, ha lanciato due iniziative: High Performance Computing for Mobility (HPC4Mobility) e Big Data Solutions for Mobility. Entrambe utilizzeranno le capacità di calcolo dei laboratori nazionali per trovare soluzioni alle sfide energetiche dei trasporti nel mondo reale.

Tuttavia, rileva Bloomberg New Energy Finance, sono poche le informazioni sul valore che la tecnologia digitale fornisce all’industria dell’energia. Per questo la stessa società ha voluto contribuire con una propria analisi, arrivando a prevedere un aumento dei benefici annui da 17 miliardi nel 2017 a 38 miliardi di dollari nel 2025. Lo ha rilevato proprio in questi giorni, segnalando che tecnologie più mature come i contatori intelligenti e le centrali di modernizzazione mostrano inizialmente i maggiori profitti, ma i servizi per fornire flessibilità alla rete e sfruttare i carichi di energia provenienti dal settore residenziale crescono più velocemente.

I vantaggi della digitalizzazione dell’energia per l’Italia

La stessa BNCF aveva sottolineato già in precedenza quanto le tecnologie digitali come big data, analytics e machine learning, blockchain, insieme alla gestione distribuita delle risorse energetiche e al cloud computing possono aiutare a superare alcune delle sfide chiave nel settore energetico, in particolare intermittenza, reti obsolete, provvedendo a generare miglioramenti nel sistema.

E lo aveva fatto in occasione della presentazione di un altro rapporto sempre dedicato alla digitalizzazione del settore energetico, in cui si prevede che il mercato specifico raggiungerà i 64 miliardi di dollari entro il 2025.

Julia Attwood, principale autrice del report, sottolineava come i Paesi con un’elevata penetrazione di energie rinnovabili distribuite, una buona infrastruttura di rete di comunicazione e solidi investimenti di capitale di rischio nelle tecnologie digitali “hanno probabili vantaggi nella digitalizzazione dell’energia”. E portava ad esempio l’Italia: “ tra i leader mondiali nel fotovoltaico su piccola scala, conta su una copertura pari a quasi il 100% in termini di rete ad alta velocità e una regolamentazione di supporto per le tecnologie digitali”.

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Andrea Ballocchi

Giornalista freelance, si occupa da anni di tematiche legate alle energie rinnovabili ed efficienza energetica, edilizia e in generale a tutto quanto è legato al concetto di sostenibilità. Autore del libro “Una vita da gregario” (La Memoria del Mondo editrice, prefazione di Vincenzo Nibali) e di un manuale “manutenzione della bicicletta”, edito da Giunti/Demetra.

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