Rendere il patrimonio edilizio dell’ Unione Europea efficiente dal punto di vista energetico e decarbonizzato entro il 2050, come indicato nella tanto discussa Direttiva case green, è sicuramente una sfida. La direttiva sulla prestazione energetica degli edifici (EPBD) rientra nel quadro della rimodulazione della transizione energetica che punta a un obiettivo ambizioso: un’Europa a zero emissioni per la metà del secolo.
Un obiettivo a parole condiviso da tutti, anche dall’Italia! Eppure in queste settimane il dibattito è stato molto concitato con associazioni, professionisti che hanno evidenziato le opportunità e le criticità. Molte associazioni hanno scritto al Ministro Gilberto Pichetto Fratin per chiedere un piano credibile per ridurre i consumi energetici degli edifici e un programma nazionale di supporto. Tra queste AIBACS – Associazione Italiana Building Automation and Control systems, Smart Buildings Alliance Italia, Kyoto Club, eu.bac – European Building Automation and Controls association, EU-ASE – European Alliance to Save Energy, Associazione AVR e Centro Studi Galileo.
Per contrastare la crisi energetica attuale e contrastare la dipendenza dal gas russo, è necessario sostenere una riqualificazione energetica più accelerata e sistematica degli edifici. Per farlo occorre introdurre requisiti di efficienza delle risorse e di circolarità, favorendo la digitalizzazione nella progettazione, costruzione e gestione operativa degli edifici nel corso del loro intero ciclo di vita.
Il patrimonio edilizio italiano
Come è noto, l’Italia è un Paese caratterizzato da elevato rischio idrogeologico, sismico e da un patrimonio immobiliare generalmente vetusto ed energeticamente poco efficiente. Il 60% degli edifici ha un’età superiore ai 45 anni, l’80% è costruito prima del 1990 secondo normative che non tenevano conto della performance energetica.
Per garantire che il settore edifici possa fornire il suo rilevante contributo al processo di transizione energetica, è necessaria una vera e propria “ondata di ristrutturazioni” di edifici pubblici e privati. Ma come affrontare la riqualificazione rispettando e salvaguardando eventuali vincoli (anche storici) degli immobili? Un valido aiuto arriva dalle tecnologie digitali, decisamente meno invasive.
La building automation e la gestione integrata degli impianti (BACS) possono giocare un ruolo da protagonisti in questa sfida.
Secondo l’ANCE se l’Italia proseguisse a ristrutturare gli edifici con lo stesso tasso degli ultimi anni, servirebbero 630 anni per raggiungere gli obiettivi stabiliti dalla nuova Direttiva EPBD e ben 3800 anni per arrivare alla decarbonizzazione completa degli edifici. Occorre velocizzare il tasso di ristrutturazione annuale, ma è necessario anche e soprattutto puntare su quelle tecnologie che possono ottenere risultati in tempi più brevi, come appunto i BACS.
Una delle principali tematiche affrontate dalla Direttiva sulla Prestazione Energetica degli Edifici, a partire dall’attuale 2018/844/UE, è di sviluppare l’utilizzo delle tecnologie predisposte all’intelligenza (“smart ready”) nell’edilizia
Partiamo dalla definizione di intelligenza di un edificio: capacità di rilevare, integrare, interpretare, comunicare e rispondere attivamente in modo efficiente ed automatico (cioè senza il necessario intervento umano, grazie alle intelligenze artificiali ed al machine learning) alle mutevoli condizioni in relazione al funzionamento dei sistemi tecnici per l’edilizia, all’ambiente esterno (comprese le reti energetiche) e alle richieste degli occupanti dell’edificio.
Per farlo è stato introdotto uno strumento innovativo, Smart Readiness Indicator (SRI) che ha come obiettivo di stimolare l’integrazione delle tecnologie intelligenti nel settore delle costruzioni. L’adozione dell’indicatore SRI permette di raggiungere livelli elevati di:
Nel caso dell’Italia, anche di salvaguardare i vincoli del nostro patrimonio immobiliare.
Secondo la Commissione europea infatti, l’impatto potenziale dell’indicatore SRI a livello europeo in termini di riduzione di emissioni CO2 è pari a circa 9 milioni a oltre 30 milioni di tonnellate, con un risparmio di energia primaria al 2050 da circa 55 TWh/anno a 219 TWh/anno.
Un ulteriore studio europeo stima che le misure legate ai sistemi BACS, da sole, se trasposte ed implementate correttamente, possano portare, a livello europeo, a -14% nel consumo annuale di energia primaria del parco edilizio, con un risparmio pari a 36 miliardi di euro, una riduzione annuale di 64 Mt CO2 e risparmi energetici 9 volte superiori agli investimenti. L’indicatore SRI si candida, dunque, a diventare uno dei pilastri per la decarbonizzazione.
Le associazioni, firmatarie di questa lettera, indicano quattro aree di intervento legate alla trasformazione digitale degli edifici: