La direttiva europea sul rendimento energetico degli edifici è indigesta all’Italia

La Commissione europea ha elaborato un testo con termini più stringenti per la riqualificazione degli immobili generando allarme nel nostro Paese per gli alti costi da sostenere per rendere le case green
Direttiva casa green: riqualificazione energetica

Le nazioni aderenti all’Unione europea sono molte, moltissime. Eppure, al di sotto delle Alpi, è difficile non immaginarsi un sorrisetto “specifico” nei volti dei funzionari di Bruxelles ogni qual volta si apprestano a licenziare un testo legislativo che prevede importanti cambiamenti sulla strada della transizione energetica come quello sulle case green. A provocarlo, appunto, il pensiero dello sconcerto e delle polemiche che la normativa provocherà immancabilmente in Italia, un Paese del resto singolare, dove il numero degli entusiasti per la rivoluzione green è enorme, esattamente come quello di coloro che non vogliono spendere neppure un centesimo per realizzare un obiettivo così importante…

Direttiva ampiamente annunciata

In questo particolare contesto l’ultima pietra dello scandalo è la nuova direttiva europea sul rendimento energetico degli edifici (EPBD). Poco importa che si tratta di un documento ampiamente annunciato, nel quadro della rimodulazione della transizione energetica del continente per riuscire a raggiungere l’ambizioso obiettivo – a parole condiviso anche da tutte le forze politiche italiane – di un’Europa a zero emissioni per la metà del secolo. La direttiva sulle case green fa, infatti, parte del progetto Fit for 55.

Proprio per non vanificare questo obiettivo, considerato l’enorme apporto alle emissioni inquinanti causato dallo spesso vetusto patrimonio immobiliare europeo, la direttiva sulle case green contiene una stretta sulla road map che dovrà portare entro il 2050 a una colossale riqualificazione energetica degli edifici del continente. Un testo che non fa sconti a nessuno, compresa l’Italia che invece li chiede più o meno apertamente, adducendo fra l’altro la maggiore complessità della riqualificazione energetica degli immobili in un Paese dove abbondano i centri storici di antica costruzione.

Le nuove tappe per la riqualificazione

Ma che cosa stabilisce in particolare la direttiva messa a punto dalla Commissione europea? Premesso che le classi energetiche peggiori per gli immobili sono la G e la F, la normativa indica delle nuove e più stringenti date per effettuare la riqualificazione di questi immobili con interventi che, a seconda dei casi e del deficit energetico da sanare, andranno dalla realizzazione di un cappotto termico alla sostituzione degli infissi, dalla messa in opera dei pannelli fotovoltaici all’installazione di pompe di calore e caldaie di ultima generazione.

Effettuando questo tipo di interventi, entro il primo gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali nel territorio dell’Unione europea dovranno rientrare nella classe energetica E. Poi, soltanto tre anni dopo, per tutti gli immobili residenziali diverrà obbligatoria l’appartenenza almeno alla classe D. La direttiva specifica, inoltre, che i proprietari degli immobili che non verranno messi a norma, oltre che scontare l’inevitabile perdita di valore, saranno oggetto di sanzioni che verranno decise dai governi nazionali.

La direttiva europea case green

Bozza Direttiva Case green: le proposte in breve

La bozza della direttiva prevede:

  • emissioni zero a partire dal 2030 per i nuovi edifici,
  • emissioni zero a partire dal 2050 per gli edifici da riqualificare.

Step intermedi per riqualificazione energetica degli immobili:

  • entro il 1° gennaio 2030 almeno la classe di prestazione energetica E,
  • entro il 1° gennaio 2033 almeno la classe di prestazione energetica D.

Solamente per alcuni edifici, come quelli storici, i luoghi di culto e gli edifici utilizzati a scopi di difesa, potranno essere previste delle eccezioni.

Il cammino che attende la direttiva case green

C’è da dire che il testo uscito dalla Commissione rappresenta soltanto il primo passo del percorso che può renderlo effettivamente vigente per tutti i Paesi aderenti all’Unione. Adesso la parola spetta al Parlamento europeo e al Consiglio europeo, e solo con l’assenso di questi due ulteriori organismi la normativa potrà dirsi approvata.

Sia come sia, è bastato il via libera della Commissione alla direttiva sulle case green per aprire il fronte delle polemiche nel nostro Paese, dove c’è stato anche chi ha parlato di un autentico assalto delle istituzioni europee alle tasche dei contribuenti italiani, costretti nei prossimi anni a sobbarcarsi spese ingenti per riqualificare immobili, quest’ultimi spesso di vecchia costruzione e con un rendimento energetico inferiore alla media delle nazioni del continente.

Le reazioni critiche nel nostro Paese

Una posizione critica che vede in prima linea proprio il governo, come reso evidente dalle dichiarazioni in merito alla direttiva sul rendimento energetico degli immobili rilasciate dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin: “Sarà il governo italiano e nessun altro a decidere tempi e modi per rendere sostenibile il patrimonio immobiliare del nostro Paese”.

Fra le molte reazioni si registrano quella della presidente dell’Ance, l’Associazione nazionale Costruttori Edili, che ha sottolineato la necessità di agevolazioni statali per riuscire a recepire la direttiva europea. “Bisogna sedersi attorno a un tavolo – ha affermato Federica Brancaccio – per dare una prospettiva alla politica degli incentivi, senza fermarsi alle micro modifiche sui bonus o sulle cessioni dei crediti”.

Dell’opportunità di un programma nazionale di supporto ha parlato anche FIRE, la Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia, secondo cui “la proposta di direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici non si configura come una patrimoniale, bensì è in linea con le esigenze del nostro Paese, sebbene i target appaiano molto ambiziosi e richiedano più flessibilità”.

La difficile situazione italiana

Ma il parco immobiliare italiano è davvero così disastrato da un punto di vista energetico? Purtroppo, la risposta non può che essere affermativa, e non si tratta di opinioni bensì di evidenze a loro volta basate sui numeri, come quelli contenuti nel recente Rapporto Annuale sulla Certificazione Energetica degli Edifici messo a punto da ENEA.

Nel dettaglio, i dati evidenziano come ben più della metà del patrimonio immobiliare nazionale, il 60,4%, appartiene alle classi G ed F. Si tratta di quasi 10 milioni di edifici residenziali che quindi in base alla direttiva europea andrebbero riqualificati energeticamente entro il 2030. Se poi si guarda all’obiettivo per il 2033, allora ad essere inadeguato energeticamente è il 77,6% degli edifici italiani (occorre aggiungere gli immobili appartenenti alla classe E).

Classe di efficienza energetica case

Certo, qualcosa si muove se è vero che tra il 2020 e 2021 la percentuale di immobili collocati nelle classi energetiche F e G si è ridotta di circa il 2% in favore delle classi C-E (+0,5%) e di quelle A4-B (+1,5%). Ma si tratta di spostamenti “virtuosi” troppo contenuti, che danno in qualche modo ragione alle istituzioni di Bruxelles, convinte che senza imposizioni normative la riqualificazione energetica degli immobili europei è destinata a fallire.

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Marco Ventimiglia

Giornalista professionista ed esperto di tecnologia. Da molti anni redattore economico e finanziario de l'Unità, ha curato il Canale Tecnologia sul sito de l'Unità
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