Il pensiero sorge anche dopo poche visite turistiche in qualche città dello Stivale: suggestivo quanto si vuole, il patrimonio edilizio del nostro Paese è però molto indietro per quanto riguarda la sua riqualificazione. Dove quest’ultima va intesa come il contenimento dei consumi energetici e delle emissioni climalteranti. Della questione, e di molto altro, si occupa Legambiente nel suo ultimo Rapporto denominato “Civico 5.0: Vivere in Classe A”. Un report che fra l’altro indica la road map da mettere in campo, secondo l’associazione, per riuscire a far decollare la transizione energetica del settore edilizio residenziale nel nostro Paese.
Sulla situazione deficitaria dell’Italia in tema di efficienza energetica degli immobili, gli estensori del rapporto non hanno alcun dubbio: “C’è un forte ritardo sul fronte della riqualificazione edilizia. Parliamo di interventi per migliorare un patrimonio edilizio importante, ma troppo vecchio, energivoro, e climalterante”. Parole inequivocabili, che poi si traducono in numeri altrettanto chiari…
Ad oggi, secondo le ultime stime disponibili, su oltre 12 milioni di abitazioni ne è stato riqualificato, attraverso il Superbonus, soltanto il 3,1%. Una percentuale bassissima che da qui ai prossimi anni dovrà crescere drasticamente per rispettare i parametri imposti dall’Unione europea.
Infatti, in base alla recente direttiva europea sull’efficienza energetica degli immobili, all’Italia sarà richiesto di intervenire da qui al 2030 su almeno 6,1 milioni di edifici residenziali. Questo significa riqualificare almeno 871mila edifici l’anno, vale a dire il 7,2% del patrimonio residenziale. Una percentuale annuale quindi più che doppia rispetto a quanto è stato possibile fare con il Superbonus.
Un impegno enorme sotto l’aspetto quantitativo ma anche qualitativo, perché il settore edile è uno dei più energivori e climalteranti del Paese, responsabile della maggiore spesa energetica e quindi con un impatto molto significativo sul bilancio economico delle famiglie e imprese. Da qui la necessità di una vera e propria riforma in tema di politiche sull’efficienza energetica del settore edilizio.
Ed è proprio sui contenuti di questa riforma che si concentrano le richieste di Legambiente, riassunte in cinque punti:
Nel report “Civico 5.0: Vivere in Classe A” viene sottolineato come una riforma dell’efficienza energetica nel settore edilizio, realizzata con criteri uguali o simili a quelli delineati nella road map di Legambiente, permetterebbe di avere un valido strumento per rispondere a quanto ci potrà chiedere l’Europa da qui ai prossimi anni.
In particolare, sarà possibile non solo rispettare le indicazioni della direttiva dell’Unione Europea relative al passaggio in Classe E entro il 2030 per tutti gli edifici, ad esclusione di quelli tutelati e protetti, e in Classe D al 2033, ma anche non farsi trovare impreparati di fronte ad un’approvazione della proposta UE di innalzare del 115% il livello di efficienza minima degli apparecchi dedicati alla produzione termica.
“È evidente che all’Italia – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – serve con urgenza una nuova e lungimirante politica di efficienza energetica per il settore edilizio che sia al tempo stesso anche una grande politica di welfare per imprese e famiglie. Gli ingredienti ci sono tutti: un grande numero di edifici a disposizione, tecnologie, competenze e una grande disponibilità, sebbene non economica, delle famiglie agli interventi”.
Per il leader dell’associazione “ora il Paese ha bisogno di definire al più presto un piano d’intervento da qui ai prossimi anni e aprire nuovi cantieri nel segno dell’efficientamento energetico, della riqualificazione antisismica e rigenerazione urbana degli edifici. Al tempo stesso occorre mantenere i vari bonus edilizi, ma rimodulandoli e innalzando il livello dei controlli”.
Nella visione di Legambiente “tutte queste azioni permetterebbero di arrivare ad un miglioramento della classe di efficienza, di contrastare la povertà energetica permettendo alle famiglie di vivere meglio e spendere meno risparmiando in bolletta, di dare un volano al settore edile riconvertendolo verso le ristrutturazioni e non verso il consumo di suolo, e di fornire infine un contributo importante alla lotta alla crisi climatica”.