L’Europarlamento dice sì alla Direttiva green sugli edifici, contrario il governo italiano

Il provvedimento sul rendimento energetico degli edifici entra ora nella fase di negoziazione fra i massimi organismi dell’UE. Immobili in classe D entro il 2033, confermata la stretta sulle caldaie a gas
Direttiva green per efficientare edifici

Iniziamo dalla fine. Ovvero precisiamo che la complessa vicenda della Direttiva europea sul rendimento energetico degli edifici (Energy Performance of Building Directive – Direttiva EPBD – chiamata anche Direttiva green o Direttiva Case Green) potrà dirsi conclusa solo quando verrà raggiunto un accordo nel contesto del trilogo. Che cos’è il trilogo? Si tratta della fase di negoziati fra le tre principali istituzioni dell’Unione – Commissione europea, Parlamento Europeo e Consiglio Europeo – la cui positiva conclusione è indispensabile al varo dei provvedimenti comunitari.

Ciò premesso, si è appena conclusa una tappa importante nella marcia di uno dei testi più ambiziosi dell’UE in tema di transizione energetica verso l’obiettivo delle zero emissioni per la metà del secolo. Infatti, dopo un’accesa discussione nell’aula dell’Europarlamento di Strasburgo (anche con l’emergere di qualche crepa nel fronte dei sostenitori) il testo della direttiva green precedentemente messo a punto dalla Commissione Industria, Ricerca ed Energia è stato approvato con una maggioranza abbastanza ampia: 343 sì, 216 no e 78 astenuti.

Maggioranza di governo italiana contraria

Senonché, mai come in questo caso i numeri vanno interpretati, perché consenso e dissenso sulla direttiva sono risultati trasversali sia considerando gli schieramenti politici, con opinioni diverse all’interno del centrodestra e del centrosinistra, sia il posizionamento delle nazioni aderenti all’Unione. Una situazione che è peraltro riassunta alla perfezione guardando a come si è espressa la rappresentanza italiana nell’Europarlamento…

Se a livello continentale il testo della direttiva è stato approvato con i voti di socialisti, verdi, liberali e una parte dei popolari europei, i voti italiani sono stati invece contrari per quanto riguarda gli esponenti dell’attuale maggioranza di governo, ovvero Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, mentre si sono dichiarate favorevoli le delegazioni di Pd, Verdi e Cinque Stelle (astenuta Azione-Italia Viva).

Le dichiarazioni del ministro dell’Ambiente sulla Direttiva green

Avere l’attuale governo schierato nettamente contro un provvedimento così importante per la transizione energetica del continente è di fatto un unicum fra i grandi Paesi dell’Unione e la circostanza desta preoccupazione per la citata negoziazione finale nel trilogo. Anche perché il nostro governo, per bocca del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha subito espresso la volontà di battersi “a difesa dell’interesse nazionale”.

classi di efficienza energetica

Il responsabile del dicastero ambientale ha riconosciuto che nel testo esiste anche qualche “ammortizzatore” utile al nostro Paese, ma non è sufficiente. “Individuare una quota di patrimonio edilizio esentabile per motivi di fattibilità economica – ha affermato Pichetto Fratin – è stato un passo doveroso e necessario, ma gli obiettivi temporali, specie per gli edifici residenziali esistenti, sono ad oggi non raggiungibili per il nostro Paese”.

Che cosa prevede la Direttiva green

Riferimenti, quelli del ministro, che ci portano a descrivere le principali indicazioni contenute nella Direttiva europea sul rendimento energetico degli edifici. Si tratta di prescrizioni ai Paesi membri dell’Unione in larga misure già note e rimaste sostanzialmente inalterate nel passaggio in Commissione Industria, Ricerca ed Energia.

Per quanto riguarda gli edifici residenziali esistenti, la direttiva Ue prevede il raggiungimento almeno della classe di prestazione energetica E entro il 2030 per poi raggiungere obbligatoriamente la D entro il 2033 ( ne abbiamo parlato nella prima puntata del Podcast BeyondTech by Elettricomagazine). La direttiva green precisa che gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche dovranno essere effettuati al momento dell’ingresso di un nuovo inquilino, oppure al momento della vendita o della ristrutturazione dell’edificio.

Cammino più veloce per gli edifici pubblici

Si presenta invece più veloce il cammino di riqualificazione energetica per quanto attiene gli edifici non residenziali e pubblici, che dovrebbero raggiungere le stesse classi di prestazione energetica, prima la E e poi la D, rispettivamente entro il 2027 e il 2030.

In relazione agli immobili di nuova costruzione, dovrebbero essere tutti a emissioni zero dal 2028, con l’anticipo al 2026 per i nuovi edifici pubblici.
In quest’ottica, per tutti gli immobili di nuova costruzione è prevista la dotazione obbligatoria di impianti solari a partire dal 2028, termine che diventa il 2032 per gli edifici residenziali da riqualificare.

Le deroghe introdotte

La Direttiva green si propone di efficientare gran parte del patrimonio edilizio europeo, ma quest’ultima è una definizione a dir poco “ambiziosa” considerando le grandi differenze in tema di tipologia immobiliare che caratterizzano i Paesi dell’Unione Europea. Proprio per questo il testo approvato dall’Europarlamento prevede una serie di deroghe, come quella che esclude i monumenti dall’applicazione della nuova regolamentazione, nonché gli edifici di interesse storico e religioso.

Deroghe che sono previste anche per le seconde case e per quelle con una superficie inferiore ai 50 metri quadrati. Gli Stati membri possono anche introdurre delle esenzioni per l’edilizia sociale pubblica, nel caso in cui la riqualificazione energetica porterebbe ad aumenti del canone d’affitto che non verrebbero compensati dal risparmio in bolletta. Nel complesso, ciascun Paese potrà prevedere deroghe fino a un massimo del 22% del totale del patrimonio immobiliare, che in Italia significa arrivare a “coprire” circa 2,6 milioni di edifici

Cambiano le classi energetiche

A proposito di patrimonio immobiliare, da quando i contenuti della Direttiva hanno cominciato a circolare si è cominciato inevitabilmente a far di conto sui suoi effetti concreti. In Italia ben più della metà del patrimonio immobiliare nazionale, il 60,4%, appartiene alle classi energetiche peggiori, G ed F, percentuale che arriva quasi al 75% includendo la classe E. Si tratta di circa 11 milioni di unità abitative che, deroghe a parte, andrebbero quindi efficientati entro il 2033. Ma in realtà è un calcolo che andrà rifatto molto presto…

Classe di efficienza energetica case

A Bruxelles, infatti, si profila all’orizzonte un ripensamento complessivo del meccanismo delle classi energetiche, che vengono determinate prendendo in considerazione molteplici fattori, a partire dalla tipologia degli impianti presenti negli immobili ma valutando anche elementi come gli infissi, l’illuminazione, l’areazione, l’ubicazione geografica, ecc. Un cambiamento che potrebbe non dispiacere proprio al nostro Paese, visto che si va verso un “ammorbidimento” delle classificazioni con gli edifici attualmente in classe E, ad esempio, che finirebbero per passare alla classe D senza quindi bisogno di interventi entro il 2033.

Tempi duri per le “vecchie” caldaie

Infine, un discorso a parte meritano le caldaie, oggetto di uno dei passaggi più significativi all’interno della Direttiva green. Viene infatti stabilito che dal momento del suo recepimento definitivo scatterà il divieto, sia per i nuovi edifici che per quelli esistenti in fase di ristrutturazione, di utilizzare sistemi di riscaldamento a combustibili fossili, che poi sono in larghissima maggioranza le caldaie alimentate con gas. Per quest’ultime è anche introdotto il divieto, al più tardi dall’inizio del 2024, di agevolazioni economiche o fiscali per la loro installazione.

Esistono però due importanti eccezioni alle limitazioni appena esposte. Riguardano l’installazione dei cosiddetti sistemi ibridi (composti ad esempio da una caldaia a condensazione abbinata a una pompa di calore), nonché le caldaie certificate per funzionare con fonti rinnovabili, come l’idrogeno e il biometano. Due eccezioni che equivalgono ad altrettante sfide produttive per l’industria del settore.

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Leonardo Barbini

Copywriter ed editorialista di Elettricomagazine.it, appassionato di tecnologia. Da anni segue le tematiche della mobilità elettrica, della transizione energetica e della sostenibilità
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