Nessi e Connessi: una visione di sintesi per affrontare le minacce globali

Surriscaldamento climatico, virus, consumo del suolo: nel libro “Nessi e connessi” si parla delle grandi emergenze planetarie da superare anche e soprattutto con l’apporto dei singoli individui
Recensione del libro Nessi e connessi

Quella che segue è una delle recensioni letterarie che ElettricoMagazine vi propone con costanza. Ma prima di parlare del libro prescelto – “Nessi e connessi“, edizioni Il Saggiatore, 128 pag. – è opportuno partire da una definizione che aiuta a comprendere il senso del testo scritto da Annalisa Corrado e Rossella Muroni. Ci riferiamo all’olistica, parola che non indica una disciplina scientifica ma, come si legge su Wikipedia, definisce piuttosto “una visione di sintesi con un approccio che si contrappone pertanto alla tradizione puramente analitica, tipica del riduzionismo e del meccanicismo, che si propone di interpretare i sistemi complessi dividendoli nelle loro componenti e studiandone separatamente le proprietà”.

Ed è proprio l’approccio olistico a caratterizzare questo libro dall’inizio alla fine, come ci ricorda la nota virologa e divulgatrice scientifica Ilaria Capua nella sua prefazione: “Viviamo in un sistema chiuso, che ha per definizione risorse finite. Tutto quello che riguarda la nostra vita terrena e quella dei nostri discendenti accade lì dentro o lì sopra. Annalisa Corrado e Rossella Muroni hanno fatto un attento lavoro di sintesi e una straordinaria opera di tessitura dei nessi e connessi che legano le nostre abitudini e i nostri comportamenti a un declino silenzioso e triste della meravigliosa astronave che ci permette di sopravvivere nell’universo”.

Affrontare una crisi sistemica

Ma se la visione di sintesi rappresenta la chiave per interpretare la complessità del mondo contemporaneo, allora diventa fondamentale riuscire a fare emergere le connessioni tra cause ed effetti che ne governano il funzionamento. “Siamo chiamati ad affrontare una crisi sistemica – afferma Annalisa Corrado –, che è sociale, economica, sanitaria, geopolitica, ambientale e climatica ad un tempo. Per far fronte alla situazione dobbiamo occuparci dell’una guardando alle altre.
Questo perché la scienza e l’esperienza ci dimostrano quanto i temi siano profondamente collegati e quanto la maggior parte dei problemi in cui ci troviamo immersi quotidianamente derivino dall’errata individuazione delle cause e dalla conseguente costruzione di strategie fallimentari, che non raggiungono mai le radici delle crisi”.

Nell’introduzione del libro Nessi e Connessi viene esposto un concetto chiave, ovvero che fare spallucce di fronte al cambiamento climatico e alle altre minacce che incombono sul pianeta significa ormai nascondersi dietro un dito. Nessuno, insomma, può semplicemente mettersi in attesa, anche se molte volte il disincanto e la sfiducia sembrano prevalere.

“Quasi tutti invocano a gran voce le politiche dei governi – si legge –, subordinando il proprio contributo a un cambio generale del sistema, ma nessuno di noi è troppo piccolo o abbastanza marginale da non provare almeno a fare la differenza. Ancora di più: ciascuno di noi è indispensabile al cambiamento necessario per fronteggiare e combattere i mutamenti climatici, l’inquinamento, la guerra. Certo, i governi, i potenti della Terra, le multinazionali, la finanza devono svolgere un ruolo fondante per cambiare il modello economico, costruire una società più giusta, combattere la povertà, diminuire le diseguaglianze presenti nel nostro mondo”.

Virus e combustibili fossili

Copertina libro Nessi e Connessi

Nel primo capitolo, “Salute circolare”, si parte da un evento lontano, una morìa di animali avvenuta in una sperduta penisola siberiana, per spiegare come ad effetti circoscritti possono corrispondere cause che minacciano tutti, nel caso in questione lo scioglimento del permafrost causato dal surriscaldamento globale che risveglia virus e batteri ormai dimenticati. Da qui le autrici hanno buon gioco nel ricordare gli effetti disastrosi, e nient’affatto circoscritti, provocati dal

, e di come i virus responsabili di epidemie che si sono abbattute tanto su esseri umani quanto su animali da allevamento – come la rabbia, la sars, la mers, l’ebola, l’aviaria – erano prima confinati in luoghi del pianeta inaccessibili, protetti da foreste primarie. Senonché, “la contrazione sistematica di questi luoghi, dovuta a uno sfruttamento sempre più vorace e predatorio del territorio (in particolare per assecondare le necessità di espansione di allevamento e agricoltura intensivi), ha però spinto gli animali a varcare le soglie delle foreste accorciando pericolosamente le distanze tra portatori di virus, animali da allevamento ed esseri umani”.

Dalle minacce biologiche si passa poi, nel capitolo successivo “L’era dei fossili”, a una minaccia inorganica altrettanto pericolosa, per la quale l’influenza negativa dell’uomo non va nemmeno spiegata: la CO2 in eccesso immessa nell’atmosfera.

Emissioni climalteranti il cui mancato contenimento rischia in futuro di avere effetti disastrosi e anche paradossali, se è vero che un innalzamento delle temperature oltre i due gradi costringerebbe a migrare popolazioni la cui responsabilità rispetto all’immissione in atmosfera dei gas è del tutto trascurabile. E ce n’è anche per il nostro Paese: “Mentre il mondo degli investimenti del settore energetico è ormai orientato verso le fonti rinnovabili, l’Italia è ancorata a una visione retrograda della propria funzione, sognando, per esempio, di divenire lo snodo del Mediterraneo delle infrastrutture gas, mentre avrebbe dovuto puntare sulle proprie competenze e sui vantaggi competitivi relativi al mondo industriale della transizione energetica”.

Consumo del suolo e del cibo

I successivi capitoli di Nessi e Connessi ci fanno riflettere su due argomenti meno “gettonati” nel dibattito sul deterioramento dell’ecosistema globale ed invece della massima importanza, ovvero il consumo del suolo e quello del cibo.

Relativamente al primo, le due autrici sottolineano come “il suolo svolge un ruolo fondamentale per gli esseri umani perché fornisce servizi ecosistemici indispensabili: produce cibo, è riserva di biodiversità, regola i flussi idrici, cattura la CO2, rappresenta un valore culturale custodendo in sé storia e paesaggio. Eppure uno dei fenomeni di devastazione ambientale più evidenti e urgenti degli ultimi decenni è il suo consumo sistematico e rapido”.

Fa impressione apprendere che ogni ventiquattro ore in Italia nuove colate di cemento e infrastrutture ricoprono l’equivalente di trenta campi di calcio. E a livello globale le cose non sono certo destinate a migliorare poiché si stima che nel 2050 su nove miliardi di esseri umani ben sei vivranno nelle città.

Il nesso fra cause ed effetti emerge fortissimo anche dal discorso sul cibo: “Che cosa si nasconde dietro quello che portiamo in tavola? Qual è il suo reale costo, o per meglio dire, il suo reale valore? Possibile che una pietanza in un piatto, così innocua e dal significato così ancestrale, possa spostare l’ago della bilancia tra giustizia e diritti negati, tra pace e guerra, tra sostenibilità e crisi ambientali, tra salute e malattia (di persone, animali, interi ecosistemi)?”.

Una serie di domande cui seguono alcune, scomode, risposte. Infatti, dalle attività agricole, forestali e legate all’uso del suolo deriva, a livello globale, circa un quarto delle emissioni di gas serra. Un dato che cresce e supera ampiamente un terzo del valore complessivo considerando gli altri elementi della filiera agroalimentare. Ed ancora, si stima che oltre il 60% della perdita di biodiversità sia direttamente correlata alla produzione alimentare, senza dimenticare che l’attuale sistema agricolo mondiale consuma il 70% delle risorse idriche complessive.

Economia circolare e mobilità

Fin qui abbiamo indicato quelli che nel libro vengono giustamente ritenuti i maggiori elementi di criticità globale, ma negli ultimi due capitoli c’è spazio, se non per l’ottimismo, per la speranza. In “Economia circolare: la rivoluzione gentile” ci si sofferma su quello che rappresenta l’antidoto contro uno dei frutti avvelenati maturati nel Ventesimo secolo, ovvero l’ideologia “usa e getta”. Il tutto ritornando sul concetto della responsabilità dei singoli.

È infatti divenuto dominante “un modello economico che si basa sull’ignoranza dei suoi fruitori, perché più sei inconsapevole, più sei un consumatore utile. Ma non è più tempo di inconsapevolezza, né di irresponsabilità. La transizione verso un’economia circolare sposta l’attenzione dal consumare materie e risorse vergini al riutilizzare, aggiustare, rinnovare e riciclare i materiali e i prodotti esistenti. Trasformare insomma il rifiuto in una risorsa”.

Un altro possibile punto di svolta viene illustrato in “Dolce e lenta la nuova mobilità”, il capitolo conclusivo che, partendo dal pesante apporto negativo dei trasporti all’inquinamento e alla qualità della vita, spiega i grandi benefici che possono derivare da una rivoluzione green del settore.

“Il tema della mobilità urbana – si legge in Nessi e Connessi– è sempre più legato all’economia, al commercio e alla logistica. Non si tratta soltanto di una questione, seppur importante, di abbattimento delle emissioni. Occorre passare da una mobilità autocentrica a una mobilità alternativa e attiva, all’insegna di un riequilibrio degli spazi urbani. La libertà di scelta non risiede dunque nella possibilità di scorrazzare ovunque con l’auto di proprietà – che tra l’altro costa sempre di più generando inquinamento e traffico – per mancanza di alternative: va realizzato un sistema di mobilità basato su servizi funzionali alla realtà sociale, ai quartieri e alle città”.

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