Le comunità energetiche hanno bisogno di essere spiegate oltre che attuate. Per questo va segnalato un libro che intende esplorare, per la prima volta in assoluto in Italia e alla luce del nuovo quadro normativo comunitario di riferimento, le criticità e le opportunità dell’autoconsumo diffuso e delle comunità energetiche rinnovabili, di iniziativa pubblica o privata. Il volume in questione si intitola Comunità energetiche. Esperimenti di generatività sociale e ambientale (Pacini Editore), l’ha scritto Giuseppe Milano, edile-architetto e giornalista ambientale e segretario generale di Greenaccord.
La finalità, come spiegato dallo stesso autore, è “offrire un valido supporto ad una eterogenea platea di attori – quali Comuni, amministrazione pubblica, imprese, parrocchie, realtà del terzo settore – desiderosi di costruire un diverso protagonismo dei e nei territori in cui sarà possibile realizzare innovativi modelli di democratizzazione dell’energia.”
Da dove nasce quest’idea di un libro sulle comunità energetiche, che tiene conto delle ultime novità normative? “Da ingegnere e da persona che si occupa da anni di politiche ambientali ho iniziato a ragionare sul tema del suolo, del suo degrado e del cambiamento climatico. In questi ultimi anni, anche in virtù di alcune esperienze associazionistico professionali, ho compreso che uno dei punti di svolta sarebbe stata l’integrazione tra tecnologie e aspetti ambientali“.
Un trait d’union ideale è proprio la CER. “Ho iniziato ad approfondire questo argomento sin dal 2016. Ho cominciato a scrivere il libro con l’obiettivo di fornire un supporto utile e organico. La finalità era presentare le comunità energetiche partendo dal concetto fondamentale di comunità”.
Il libro è strutturato in tre capitoli. Nel primo è descritto il quadro geopolitico attuale da cui trae origine la proposta delle comunità energetiche rinnovabili. Nel secondo sono raccontate alcune buone pratiche, mentre nel terzo e ultimo capitolo sono illustrati due focus tematici di significativa importanza:
Lo stile intende favorire la divulgazione e l’accessibilità su un tema cruciale per l’Italia che intende perseguire la transizione energetica. L’anno scorso di questi tempi il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin prevedeva “nei prossimi anni” tra le 15 e le 20mila comunità energetiche. Oggi siamo a cento circa. Eppure le potenzialità insite nelle CER sono forti. Alla base della validità delle comunità energetiche è la rivoluzione copernicana del modo in cui è concepita la produzione di energia, da un modello centralizzato a uno diffuso e condiviso.
Un modello in cui ognuno di noi può essere prosumer, ovvero produttore e consumatore.
“Le comunità energetiche tengono insieme, secondo un approccio pragmatico e olistico, sostenibilità e prossimità, sussidiarietà e prosperità, conciliando, sia nelle città più grandi sia in quelle più piccole o nelle aree interne, sostenibilità sociale, ambientale ed economica”, emerge dal libro di Giuseppe Milano.
Lo stesso autore introduce nel racconto una serie di buone pratiche in corso di sperimentazione dato che il decreto CER è stato approvato, ma si è in attesa degli ultimi passaggi, attesi entro poche settimane.
Nel libro si racconta quanto sta facendo il Comune di Roma sulle comunità energetiche, ma anche – come ha potuto sentire dalla viva voce di Sergio Olivero dell’Energy Center del Politecnico di Torino – quanto sta portando avanti proprio l’ateneo torinese sul territorio piemontese anche nelle aree interne.
Il libro contiene anche preziosi contributi di:
A proposito di esempi e contributi, vale la pena segnalare nell’agrivoltaico quella di Nicola Mele, imprenditore illuminato che sta portando avanti – primo, forse, in Italia – un progetto dedicato a conciliare fotovoltaico e agricoltura.
Un tema sensibile è quello riguardante la povertà energetica, trattato da Milano. È un aspetto che si lega alle comunità energetiche, una delle finalità per cui nascono è anche di contrasto a questo problema che colpisce in Italia circa 2,2 milioni di famiglie, secondo l’Osservatorio italiano sulla povertà energetica.
Ma per avere un senso, occorre aprire il tema a un discorso più ampio. “Non è detto che le comunità energetiche, per come possono essere configurate e partecipate, portino al contrasto alla povertà energetica. Questo problema, secondo l’indagine dell’OIPE è un fenomeno a prescindere perché nasce da una matrice anche sociale ed economica in virtù anche del territorio in cui le persone vivono. Invece le CER, se prevedono un taglio sociale, possono fungere da supporto a ridurre la bolletta e anche agire contro la fuel poverty se si inseriscono per esempio in interventi più complessivi e integrati di riqualificazione del patrimonio energetico”.
Lo stesso autore porta l’esempio dell’agenzia regionale pugliese che gestisce il patrimonio dell’edilizia residenziale pubblica. Partendo da un censimento dell’effettiva consistenza del proprio patrimonio dislocato a Bari e in alcuni Comuni della città metropolitana, sta iniziando a predisporre una strategia integrata pluriennale. Essa prevede un intervento coordinato che lega la necessità di una riqualificazione edilizia all’avvio di comunità energetiche.