Mobilità elettrica, capire gli errori per un futuro migliore

Imprenditore e manager con una lunga esperienza nel settore, Samuele Mazzini fa il punto sull’evoluzione della mobilità green e delinea le complesse sfide che attendono l’Europa e l’Italia
libro “Il futuro elettrico – Come sopravvivere alla rivoluzione della mobilità Green”

Si dice che in qualsiasi racconto c’è sempre qualcosa che appartiene al vissuto di chi lo scrive. E se l’affermazione in taluni casi può essere opinabile, di sicuro non lo è di fronte a “Il futuro elettrico – Come sopravvivere alla rivoluzione della mobilità Green”. Infatti, Samuele Mazzini, autore di questo libro edito da Il Sole 24 Ore, della mobilità elettrica non è semplice osservatore, bensì un protagonista da oltre 20 anni come testimonia la sua biografia. Imprenditore e manager, ha all’attivo la direzione e la gestione di numerosi progetti collaborando con alcuni tra i più grandi produttori di veicoli al mondo tra Cina e USA. Nel 1999 ha fondato il gruppo SMRE Engineering di cui ha ricoperto la carica di CEO e Chairman fino al 2019. Oggi, attraverso la propria holding, si occupa di coaching e consulenza strategica, oltre che investire e supportare nel loro processo di crescita numerose startup nel mondo dell’industria e della tecnologia.

Mobilità green: un racconto in cinque capitoli

Insomma, un uomo che si può annoverare fra i pionieri della mobilità elettrica nel nostro Paese e che ha deciso di trasferire in un libro il suo sapere sulla materia proprio nel momento in cui l’Italia e l’Europa si trovano ad affrontare una fase cruciale dell’evoluzione ed espansione dei veicoli non inquinanti. Ad indicarlo in modo chiaro, del resto, ci sono già i titoli dei cinque capitoli in cui è suddivisa l’opera:

  1. L’Europa di fronte alla transizione green: passi avanti e occasioni mancate
  2. La diffusione su larga scala dei veicoli elettrici in Occidente: realtà o utopia?
  3. La trasformazione del settore automotive: dal declino dei grandi marchi al monopolio dei componentisti
  4. Cina: una guerra preparata con cura
  5. Si può fare! Come superare i limiti della mobilità attuale e costruire quella del futuro.
Recensione libro “Il futuro elettrico – Come sopravvivere alla rivoluzione della mobilità Green” di Samuele Mazzini

La sfida che ci attende, sottolinea l’autore, è “talmente cruciale e complessa da sembrare quasi impossibile, soprattutto perché ancora oggi mancano informazioni precise e messaggi chiari su come raggiungere una diffusione massiva dei veicoli elettrici in Occidente (l’Asia e, in particolare, la Cina, come vedremo, costituiscono un universo a se stante). Eppure, l’esperienza di altri Paesi e i progressi dello sviluppo tecnologico ci suggeriscono che questa sfida non solo va colta, ma può anche essere vinta”.

L’intento del libro è quindi quello di analizzare “gli ostacoli e le resistenze che si oppongono alla nascita di questo nuovo mondo, ma anche le innumerevoli opportunità che esso offre, indicando azioni concrete ed efficaci da mettere in pratica per raggiungere una diffusione su larga scala dei veicoli elettrici nel nostro Paese”.

I gravi errori dell’Italia

Nel primo capitolo si parla soprattutto delle cose che non vanno e delle occasioni mancate, materie dove purtroppo il nostro Paese trova ancora una volta il modo di essere protagonista… Pubblicato l’anno scorso, il libro contiene dei passaggi di strettissima attualità, considerato il rischio di perdere parte dei fondi europei che devono essere utilizzati attraverso il PNRR (il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). “Mi è capitato di leggere alcuni dei progetti contenuti nel piano italiano – racconta Mazzini – e mi sono cadute le braccia: ancora una volta la Storia ci sta offrendo la possibilità di salvarci, all’ultimo secondo dell’ultimo minuto dell’ultimo tempo supplementare, e noi stiamo per gettare al vento questa opportunità promuovendo progetti mediocri e miopi, che non considerano la reale dimensione del problema e servono solo a tappare i buchi creati da anni di strategie fallimentari. Non possiamo permetterci di sprecare le risorse in arrivo per tamponare situazioni di crisi strutturale in settori e aziende ormai agonizzanti. È arrivato il momento di avere coraggio e costruire qualcosa di nuovo dalle macerie che abbiamo accumulato”.

Quindi, nonostante i gravi errori che si ripetono, per l’Italia c’è ancora un po’ di tempo e questo è dovuto alla lentezza dei processi innovativi che caratterizza molti costruttori di veicoli occidentali. Un limite che unito a ostacoli di tipo tecnico, strategico e legislativo, sta rallentando alcuni sviluppi, garantendoci una finestra temporale che ci permetterebbe di saltare sul treno in corsa.

Per capire chi potrà sfruttare le opportunità che si presenteranno, e come, occorre però considerare “i reali limiti che ancora impediscono la diffusione su larga scala dei veicoli elettrici e quindi la transizione energetica. Tra questi limiti rientrano, da una parte, l’evoluzione subita dai costruttori di veicoli e dall’intera filiera dell’automotive occidentale, dall’altra, le strategie messe in atto dai vari Paesi europei, che hanno finito per distruggere il tessuto industriale autoctono favorendo il boom tecnologico della Cina”.

Gli ostacoli alla transizione

Il grande valore aggiunto legato all’esperienza sul campo dell’autore emerge appieno nel secondo capitolo, quando si tratta di illustrare ostacoli e problemi che complicano l’evoluzione e la diffusione della mobilità green. Innanzitutto è fondamentale comprendere la peculiarità della materia, ovvero gli aspetti che impediscono di trattare un veicolo elettrico come un oggetto consumer. Nel secondo capitolo del libro ne vengono elencati cinque:

  1. La morfologia delle batterie
  2. I problemi legati alla sicurezza
  3. La durata della batteria (in termini di chilometri percorsi dal veicolo prima di doverla sostituire)
  4. Il costo elevato delle batterie e il loro impatto sulle marginalità dei costruttori
  5. La mancanza di adeguate infrastrutture di ricarica

Si tratta di elementi che sono indissolubilmente legati fra loro e finiscono per creare una sorta di “coperta” sempre troppo corta. E prima di analizzare nel dettaglio ognuno di questi aspetti, Mazzini ne riassume l’interdipendenza e le relative complicazioni in un unico periodo: “Coprendo la velocità di ricarica si lascia scoperta la durata della batteria, estendendo la durata della batteria ne avremo una più pesante e più costosa e volendo caricare velocemente una batteria di grandi dimensioni servirebbero infrastrutture energetiche in grado di erogare molta energia in poco tempo”.

I limiti del mondo automotive

“Anche se qualche genio, lavorando di notte in un garage, inventasse un motore per veicoli efficiente, potente e di piccole dimensioni che funziona con della semplice acqua del rubinetto, è praticamente certo che, nell’arco della sua vita, per come è strutturato oggi il mondo automotive in Occidente, non riuscirebbe a vedere la sua invenzione installata su un veicolo con una produzione di serie”. Un’affermazione spiazzante e assolutamente esagerata? Lecito e comprensibile pensarla così prima della lettura di questo libro, molto meno dopo…

Mobilità green

Il fatto è che Mazzini ne ha viste tante, molte le ha vissute sulla propria pelle, e così, nel terzo capitolo, non ha nessuna difficoltà a condurci dentro i meccanismi del business dell’automotive. Si tratta di un mondo complesso ed estremamente strutturato dove, per quanto possa sembrare paradossale, se esiste un tabù è la parola innovazione, specie quando, ed è il caso della mobilità elettrica, non si parla di cambiare qualcosa ma di cambiare tutto. “Spesso la caratteristica di una vera innovazione – si legge – è quella di fare scomparire i prodotti precedenti, o addirittura interi settori, che di colpo risultano obsoleti”. Una prospettiva di fronte alla quale il mondo dell’automotive cerca di chiudersi “a riccio” ed è agevolato in questo anche da leggi e regolamenti che spesso finiscono per creare barriere al ciclo di produzione dei veicoli elettrici.

Il ruolo della Cina

Logico che – di fronte alla lunga e grave catena di errori compiuti dal mondo dell’automotive nei Paesi dell’Occidente in tema di mobilità green – si sia materializzata nel tempo un’autentica nemesi. Per identificarla basta una sola parola: Cina. Sui processi di globalizzazione e delocalizzazione della produzione l’autore ha pochi dubbi: “Non ci siamo accorti di una cosa fondamentale: in cambio di pezzi e lavorazioni a basso costo, stavamo trasmettendo il nostro know-how, spesso sviluppato e tramandato gelosamente di generazione in generazione”.

Ed ancora: “Con il passare degli anni, però, molte aziende hanno sperimentato sulla loro pelle che i cinesi sono molto più di umili operai che lavorano come formiche in cambio di poche briciole. In un decennio la Cina ha fatto progressi giganteschi in termini di standard tecnologici e qualitativi: in molti casi, gli allievi hanno superato i maestri e adesso sono in grado di divorarli in un sol boccone”.

Vale per molti comparti produttivi e vale, se possibile, ancor di più per la mobilità elettrica, come spiegato nel penultimo capitolo del libro. Certo, per alcuni versi la Cina può essere considerata come il motore inquinante del pianeta, responsabile del 30% delle emissioni climalteranti mondiali, ma è anche il Paese che ha investito più degli altri sulla rivoluzione green. E la realtà ci dice che la Cina è attualmente il Paese più avanzato al mondo per la diffusione e la produzione di tecnologia e prodotti dedicati ai veicoli elettrici, per le batterie di ultima generazione, nonché per gli impianti e la produzione di energia da fonti rinnovabili.

“Nell’antichità – scrive Mazzini – l’Asia era solita prepararsi a una guerra con decenni di anticipo. La strategia non è cambiata: da tempo i cinesi si stanno preparando alla supremazia commerciale, industriale e tecnologica nel settore delle cosiddette energie alternative. E molto probabilmente la raggiungeranno senza troppe difficoltà, visto che il resto del mondo fino a poco fa non si era nemmeno accorto di questo schieramento di truppe super-addestrate, perfettamente equipaggiate e pronte per la battaglia”.

Possibilità di invertire la rotta

Fin qui abbiamo esposto una narrazione prevalentemente in negativo, che però l’autore vuole attenuare nel capitolo conclusivo. “È il momento – scrive – di proporre soluzioni coraggiose ma concrete e attuabili, che ci consentirebbero di realizzare un concetto di mobilità più moderno, leggero e sostenibile. Tutto ciò sarà possibile grazie ai più recenti sviluppi tecnologici, che, una volta applicati ai veicoli elettrici, consentiranno di produrre batterie molto più piccole ma potenti, separabili dal veicolo e caricabili ovunque in tempi rapidi. Attenzione però: se a prevalere saranno la resistenza al cambiamento, l’incapacità di pensare fuori dagli schemi, la miopia prospettica di chi non vuol capire che le cose, con o senza di noi, evolveranno, questo scenario resterà lettera morta, almeno in Occidente”.

Insomma, è proprio il continuo rimescolamento delle carte operato dal progresso tecnologico che rende possibile un’ultima possibilità per l’Occidente, e naturalmente anche per l’Italia, nella mobilità elettrica. L’innovazione che non si è colpevolmente sfruttata prima va cavalcata adesso.

“Da tempo – sottolinea l’autore – il mondo dell’automotive non produce più imprenditori audaci e visionari che sappiano dirigere le loro aziende andando contro corrente, se necessario. Il sistema attuale è costituito da un insieme di leggi e normative create per “sterilizzare” qualunque slancio in avanti, impedendo di progettare prodotti non convenzionali in nome della sicurezza e della produzione standardizzata. Seguendo queste regole, molto spesso obsolete e non in linea con le reali potenzialità tecnologiche, sarà difficile, se non impossibile, che qualcuno possa stupirci con un progetto rivoluzionario”.

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