Povertà energetica: il ruolo delle comunità energetiche per una transizione giusta

La transizione energetica che intende raggiungere l’Unione Europea passa anche dalla capacità di affrontare e risolvere la povertà energetica. Le comunità energetiche possono rappresentare uno strumento essenziale a tal fine: lo spiega il libro “Povertà energetica e comunità energetiche”
Povertà energetica e comunità energetiche, il libro di Gabriella De Maio

La povertà energetica è un problema per molti versi trascurato, benché diffuso. Eppure è una condizione che colpisce milioni di persone in tutto il mondo. Nei Paesi in via di Sviluppo oltre un miliardo di persone non ha accesso all’elettricità e ancor più impiega coke o legna con conseguenze devastanti per la salute e per l’ambiente (fonte: Agenzia internazionale dell’Energia). In Europa sono circa 40 milioni i cittadini che nel 2022 non hanno potuto riscaldare in modo adeguato la propria abitazione, un dato in netta crescita rispetto all’anno prima. Stiamo parlando dell’Unione Europea, che mira a diventare il primo continente al mondo a impatto climatico zero entro il 2050, come stabilito nel Green Deal europeo.

La povertà energetica è una condizione che mina la salute, fisica e mentale, e mette in evidenza diseguaglianze sociali e di genere: le donne, in questo scenario, sono particolarmente colpite.

“In questo contesto, la transizione energetica rappresenta sia una sfida che un’opportunità per le famiglie dell’Unione Europea negli anni a venire”. A scriverlo è Gabriella De Maio, docente di Diritto dell’energia presso l’Università di Napoli Federico II, autrice del libro Povertà energetica e Comunità energetiche. Criticità e prospettive per una transizione giusta (Editoriale Scientifica).

L’obiettivo del libro

libro Povertà energetica e Comunità energetiche

Il volume, pubblicato di recente, intende contestualizzare il fenomeno della povertà energetica all’interno dell’attuale fase di transizione energetica e, in particolare, nell’ambito delle politiche UE volte a contrastare il cambiamento climatico, senza trascurare gli impatti sociali che le trasformazioni in atto possono produrre sulle fasce più deboli della popolazione.

In tale contesto, assumono particolare importanza fattori nuovi e innovativi come le comunità energetiche e l’autoconsumo collettivo, la capacità di gestire l’energia non solo producendola, ma anche non sprecandola. In questo percorso va attentamente considerata l’efficienza energetica, fondamentale e imprescindibile per raggiungere gli obiettivi posti dall’UE e creare le condizioni perché “il processo di transizione energetica richiede un approccio equo e inclusivo”, scrive De Maio.

La povertà energetica: un tema complesso e non ancora armonizzato

L’autrice affronta il tema della povertà energetica fin dal primo capitolo, mettendo in evidenza non solo i pesanti effetti pesanti che comporta, ma anche la complessità che ha tale problematica, anche in termini lessicali. A livello internazionale ed europeo è assente una definizione comune di povertà energetica che ha reso difficile stabilire un approccio condiviso. Da qui discende l’importanza di armonizzare il linguaggio. L’UE ha provato a definirla nel 2019, in occasione del Comitato Europeo delle Regioni. L’Osservatorio europeo sulla povertà energetica (di cui fa parte De Maio) ha delineato gli indicatori principali per individuare tale condizione.

In Italia, sottolinea la docente, non vi è ancora una misura ufficiale della povertà energetica intesa come una misura codificata dall’ISTAT. Tuttavia, il Governo, già nella Strategia energetica nazionale del 2017 ha adottato una misura proposta da due ricercatori italiani (Ivan Faiella e Luciano Lavecchia) secondo cui la povertà energetica consta nell’impossibilità per una famiglia di accedere a un paniere minimo di servizi energetici.

Il problema e le soluzioni: tra queste ultime, ci sono le comunità energetiche

Se i primi approcci dell’Unione Europea ad affrontare la povertà energetica si possono far risalire al Terzo pacchetto energia, il concetto è stato introdotto nella Direttiva  2009/72/CE. Si è arrivati nel 2018, con la Direttiva sull’efficienza energetica (Direttiva UE 2018/2002) a imporre agli Stati membri di ridurla. Negli anni, come evidenzia De Maio nel libro, sono stati diversi i passaggi legislativi che hanno inquadrato e valorizzato la necessità di affrontarla e ridurla.

Uno, in particolare, riguarda la direttiva UE 2023/2413, che sul tema ha avuto il pregio di valorizzare il ruolo di coinvolgimento dei territori. In questa direzione, con la volontà di garantire a tutti il diritto a un’energia pulita e a prezzi accessibili, si arriva alla formulazione di politiche energetiche “volte alla responsabilizzazione dei consumatori e al rilancio dei territori”, in cui si collocano le forme di autoproduzione di energia. Queste ultime “ben si prestano a realizzare un mutamento strutturale, ma anche dell’approccio dei cittadini a un uso consapevole e razionale del bene energia”.

La stessa autrice mette in evidenza l’importanza di affrontare la povertà energetica, oltre che con gli strumenti tradizionali (efficienza energetica e interventi finanziari per ridurre le bollette), anche mediante i nuovi modelli di distribuzione decentrata dell’energia.

Ed è qui che si arriva al cuore del libro, ovvero nel mettere in luce il legame tra povertà energetica e comunità energetiche. Queste ultime sono le più recenti forme per affrontare il problema, valorizzando un ruolo più attivo dei consumatori, sempre più calati nei panni di prosumer.

La volontà del legislatore di risaltare questo ruolo lo si nota – come evidenzia bene De Maio – nel conferire alle comunità energetiche un ruolo incisivo nel contrasto del fenomeno, anche nella nascita del concetto di “comunità energetica dei cittadini”, espresso nella Direttiva UE 2019/944.

Dubbi e questioni aperte sulle CER

Alle opportunità connesse alle comunità energetiche anche nell’affrontare e contrastare la povertà energetica ci sono anche criticità riscontrate – ed illustrate dall’autrice – nel processo di implementazione del modello di generazione distribuita. Tra le questioni che si pongono c’è quella legata ai soggetti che possono far parte della CER: oltre a quelli menzionati nella norma, c’è posto e considerazione per altri?

Anche la ripartizione degli incentivi è una questione aperta, oltre alla scelta della forma giuridica che meglio si presta a essere utilizzata per la costituzione di una comunità energetica.

Un aspetto rilevato da De Maio, prendendo spunto dalla Raccomandazione (UE) 2023/2407 sulla povertà energetica, riguarda le . Come scrive la stessa, “per beneficiare della transizione energetica, i consumatori hanno bisogno di incentivi e di competenze per interagire con l’energia in modo più attivo attraverso una maggiore alfabetizzazione energetica e digitale”.

La creazione di una consapevolezza collettiva basata sui benefici derivanti dall’adozione di questo modello di produzione di energia consentirebbe, infatti, di ampliare sempre più la tipologia e il numero di stakeholder coinvolti, pubblici e privati. Ricorda, a questo proposito, che le opportunità offerte da questo modello di energia condivisa sono innumerevoli.

Tramite le CER, la collettività può produrre energia da fonti rinnovabili, può promuovere interventi integrati di domotica e di efficienza energetica, nonché offrire ai propri soci servizi di ricarica per i veicoli elettrici. Inoltre può assumere il ruolo di azienda di vendita al dettaglio e può offrire servizi ancillari e di flessibilità.

Povertà energetica e CER: il valore della Direttiva sull’Efficienza energetica

Tra le opportunità evidenti delle comunità energetiche quali strumenti di contrasto alla povertà energetica, un capitolo è dedicato alle comunità energetiche rinnovabili solidali e alle opportunità derivanti da quel termine aggiunto che sottolinea l’importanza della solidarietà.

Ma se c’è un momento di svolta importante nella lotta alla povertà energetica, esso può essere costituito dalla recente Direttiva sull’efficienza energetica in quanto “recepisce e risolve, in via propositiva, alcune criticità emerse nell’approccio degli ultimi anni al fenomeno da parte dell’Unione Europea”.

L’autrice mette in rilievo questo ruolo, innanzitutto perché riporta una puntuale definizione di povertà energetica, ma anche perché in essa viene chiesto a ciascun Stato membro di definire il concetto di cliente vulnerabile. Con la Direttiva UE 2023/1791 viene valorizzato il ruolo delle comunità di energia rinnovabile e delle comunità energetiche dei cittadini nel conseguire gli obiettivi del Green Deal e nel contribuire alla lotta alla fuel poverty. La stessa Direttiva mette in primo piano il valore delle misure di efficienza energetica quale base per qualsiasi strategia di contrasto alla povertà energetica.

Considerazioni finali sul libro

Gabriella De Maio non manca di delineare il quadro finanziario a supporto sia delle politiche di contrasto della povertà energetica e il sistema di incentivazione in favore delle comunità energetiche.

Tra le considerazioni conclusive, mette in rilievo l’attenzione crescente al fenomeno della energy poverty, che passa dalle CER, dall’efficienza energetica, ma da politiche di contrasto che chiedono una visione ampia. C’è bisogno di politiche integrate, ma anche di una maggiore consapevolezza da parte degli stessi cittadini, sul valore di produrre e di auto consumare energia da fonti rinnovabili.

La stessa transizione energetica “può essere più rapida, più economica e più equa qualora venga supportata tramite il coinvolgimento diretto dei cittadini”, scrive l’autrice, che sottolinea come condizione essenziale la necessità di un quadro normativo e regolatorio chiaro e stabile.

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Andrea Ballocchi

Giornalista freelance, si occupa da anni di tematiche legate alle energie rinnovabili ed efficienza energetica, edilizia e in generale a tutto quanto è legato al concetto di sostenibilità. Autore del libro “Una vita da gregario” (La Memoria del Mondo editrice, prefazione di Vincenzo Nibali) e di un manuale “manutenzione della bicicletta”, edito da Giunti/Demetra.
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