Per il terzo anno consecutivo la Cina continua a occupare il primo posto nella classifica mondiale della catena di fornitura di batterie agli ioni di litio stilata da BloombergNEF (BNEF), società che si occupa di ricerche strategiche nei settori dell’energia, dei trasporti, dell’industria, dell’edilizia e dell’agricoltura. Un primato che, secondo le stime dello studio, dovrebbe rimanere inalterato almeno fino al 2027.
Analizzando i dati emerge infatti come la Cina ospiti attualmente il 75% di tutta la produzione di celle per batterie al litio, percentuale che sale addirittura al 90% se si considera, in particolare, la produzione di anodi ed elettroliti. Dal report emerge inoltre come il Paese stia destinando maggiori investimenti in raffinerie di carbonato di litio e idrossido di litio per le batterie: una scelta che lo renderà il principale raffinatore a livello globale di metalli per la produzione di questi dispositivi.
Il secondo posto della classifica è invece occupato dal Canada. Questo Paese può contare su grandi risorse in termini di materie prime, attività minerarie, innovazione e industria. Tuttavia, questo elevato potenziale non viene sfruttato adeguatamente e si traduce nella mancanza di una significativa capacità di produzione di celle e componenti per le batterie.
Questo scenario, secondo il report, è legato al fatto che la maggior parte del valore di queste risorse viene sfruttato al di fuori del Paese. Tuttavia, recentemente aziende come General Motors e Posco hanno annunciato maggiori investimenti nel settore.
Al terzo posto della classifica di BNEF troviamo invece gli Stati Uniti, in discesa rispetto agli anni precedenti. A contribuire a collocare il Paese ai vertici della classifica sono la forte domanda di batterie per lo stoccaggio stazionario e il rapido incremento delle vendite di veicoli per passeggeri, che, secondo le previsioni, passeranno dal 5% nel 2022 al 34% entro il 2027.
Se da un lato gli Usa registrano per 2022 il più rilevante miglioramento sul fronte delle materie prime, dall’altro, sono ancora penalizzati da una dipendenza dalle importazioni di materie per produzione di batterie al litio, in particolare da partner come l’Australia.
Se dagli Stati Uniti ci spostiamo in Europa, emerge invece un calo generale delle performance del settore. Le eccezioni, rispetto a questo trend generalizzato, sono rappresentate unicamente dalla Finlandia e dalla Repubblica Ceca.
La Finlandia, in particolare, si è classificata al primo posto in Europa e al quarto posto nella classifica generale. Tra i fattori che hanno influito sul raggiungimento di questi risultati positivi ci sono la presenza di numerose infrastrutture di qualità. Situazione diversa, invece, per Germania e Svezia. Qui la mancanza di materie prime nazionali ha portato a un calo della loro classifica nel 2022. In generale, però, la produzione di batterie al litio in Europa registra comunque una crescita. E questo nonostante numeri in calo relativi alle materie prime.
A livello globale le migliori performance, secondo lo studio, sono state, nell’ordine, quelle di Cina, Corea del Sud e Giappone. Questi Paesi hanno registrato numeri positivi in tutte le 45 metriche prese in considerazione da BNEF, che ha analizzato cinque temi chiave:
Questi tre Paesi hanno avuto le basi manifatturiere più consolidate, con politiche industriali di sostegno mirate ed efficaci.
La maggior parte degli impianti di produzione di celle multi-gigawattora nel mondo sono di proprietà di una società cinese, giapponese o coreana. Inoltre, nel 2022, la Corea del Sud e il Giappone hanno annunciato espansioni, sia a livello nazionale sia a livello estero, della capacità di produzione di celle, nonché un potenziamento delle strategie della catena di approvvigionamento per garantire materiali chiave per questa filiera.
Dallo studio emerge infine come i dati peggiori siano quelli relativi ai Paesi del Sudamerica, con particolare riferimento a Brasile e Bolivia. Nello specifico il Brasile è sceso al 21° posto nella classifica per il 2022 a causa della scarsa performance in ambito ESG.