Il Superbonus viaggia verso i 50 miliardi di costo per lo Stato  

Ma fino adesso la “copertura” del governo arriva solo a 33 miliardi. Serve un rifinanziamento colossale, anche perché l’agevolazione durerà fino al 2025
Aumenta costo per lo stato del Superbonus

Per chi non lo ama, ormai è un autentico mostro legislativo che già minaccia il governo che uscirà dalle imminenti elezioni politiche. Per coloro che invece lo ritengono un provvedimento imprescindibile sulla lunga strada della transizione energetica, gli accadimenti delle ultime settimane sono l’ennesima riprova che occorre mettere nuovamente mano al suo funzionamento. Naturalmente stiamo parlando del Superbonus, che almeno per quel che attiene gli spunti di cronaca non delude mai.

Gli aspetti da seguire riguardo l’evoluzione della maxi agevolazione fiscale, con recupero al 110% delle spese sostenute, sono sostanzialmente due, ovvero la discussione politica, tanto per cambiare infuocata, e l’andamento dei numeri con la crescita ininterrotta dei lavori autorizzati, il che dimostra il successo della misura ma sotto il profilo economico rappresenta sempre più una minaccia per la tenuta dei conti pubblici.

La richiesta dei Cinque Stelle

Cominciamo dal primo aspetto perché c’è veramente l’imbarazzo della scelta. Indichiamo uno dei tanti titoli di giornale che sintetizza la situazione: “Il decreto Aiuti ostaggio del Superbonus: il M5S blocca 17 miliardi”. Che cosa sta accadendo? L’esecutivo uscente guidato da Mario Draghi sta varando una nuova serie di interventi, volti soprattutto a mitigare l’impatto del caro energia sulle imprese e sulle famiglie, ma i Cinque Stelle chiedono che nello stesso decreto sia allentata la responsabilità in capo alla cessione dei crediti maturati con il Superbonus, in modo da scongiurare il rischio fallimento per migliaia di aziende del settore edilizio.

In attesa di vedere come andrà a finire, e se la questione transiterà sul tavolo del nuovo governo – che però considerate le tempistiche post elettorali non sarà operativo prima di novembre -, abbiamo già una certezza: una volta sbloccato l’impasse sopra descritto, la questione Superbonus continuerà a condizionare il confronto politico, a cominciare dalla legge di Bilancio che dovrà essere varata entro il 31 dicembre. Non è un’opinione di parte, ma semplicemente sta scritto nei numeri di cui sopra…

Lavori sempre in crescita

A fornire puntualmente tutte le cifre più importanti legate alla maxi agevolazione è ENEA che sul suo sito istituzionale ha da tempo reso disponibile un’area appositamente dedicata. I dati più aggiornati sono quelli al 31 agosto che dimostrano come la crescita dei lavori eseguiti in regime di Superbonus o comunque autorizzati non sta subendo alcun rallentamento. Una progressione che, come detto, comporta un continuo aumento dei costi a carico dello Stato il soggetto che si trova ad essere l’ultimo pagatore, a valle della complicata catena della cessione del credito.

Dunque, concluso anche il secondo quadrimestre dell’anno, il totale degli investimenti ammessi alla detrazione del Superbonus ha superato di poco i 43 miliardi rispetto ai 39,7 miliardi di luglio, il che significa che l’onere a carico dello Stato sale a oltre 47 miliardi considerata l’aliquota di recupero del 110%. Si tratta di cifre molto maggiori rispetto ai 33 miliardi fin qui stanziati dal governo per coprire le spese del Superbonus.

Dati del superbonus al 31 agosto 2022
Costi e investimenti relativi al Superbonus 110% al 31 agosto 2022 – Fonte Enea

Costi: i conti che non tornano

Insomma, già adesso stiamo parlando di una cifra enorme necessaria a rifinanziare il provvedimento, circa 14 miliardi di euro. Il che però non porrebbe fine al discorso perché il Superbonus sta continuando a dispiegare i suoi effetti. E così, se pensiamo che solo nel secondo quadrimestre il totale degli investimenti ammessi a detrazione ha superato i 15 miliardi ci si rende conto che a fine anno il “buco” da rifinanziare potrebbe essere addirittura raddoppiato.

Una bella gatta da pelare? Sicuramente, anche perché, paradosso non da poco, pur avendo il premier Draghi e altri esponenti del governo censurato pubblicamente il Superbonus, è stato proprio il suo esecutivo ad estenderne la durata.

In particolare, la misura è stata prorogata a tutto il 2023 per i condomini e gli edifici composti da due a quattro unità immobiliari distintamente accatastate. Le stesse tipologie edilizie che potranno continuare a usufruire dell’agevolazione nel 2024 e nel 2025 ma con un’aliquota di recupero decrescente, rispettivamente del 70% e del 65%, il che non impedirà l’accumulo di ulteriori oneri miliardari a carico dello Stato.

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Marco Ventimiglia

Giornalista professionista ed esperto di tecnologia. Da molti anni redattore economico e finanziario de l'Unità, ha curato il Canale Tecnologia sul sito de l'Unità
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