Nel ginepraio del Superbonus rischiano di fallire più di 30mila imprese

La denuncia della CNA: “Il blocco della cessione dei crediti fiscali legati ai bonus edilizi mette a rischio 150mila posti di lavoro nella filiera delle costruzioni”
Nel ginepraio del Superbonus rischiano di f fallire più di 30mila imprese a causa dei crediti fiscali

“Guidare come un pazzo a fari spenti nella notte”… Ai meno giovani non sfugge la citazione di una delle più celebri canzoni italiane. Ma noi ci permettiamo di scomodare il capolavoro di Lucio Battisti (e Mogol) per tornare a parlare di Superbonus e di quello che il governo fa e disfa. Anche perché il timore è che a Palazzo Chigi vogliano davvero verificare, proseguendo nella citazione, “se poi è tanto difficile morire”. E a chi considera iettatoria l’ultima strofa, ricordiamo che è esattamente di questo che parla la Confederazione Nazionale dell’Artigianato.

Sollecito al governo

“Ci sono 33mila imprese artigiane a rischio fallimento, con una perdita di 150mila posti di lavoro nella filiera delle costruzioni – si legge nel recente comunicato della CNA -, a causa del blocco della cessione dei crediti fiscali legati ai bonus edilizi”. Da qui il sollecito al governo per “trovare rapidamente una soluzione per disinnescare una bomba economica e sociale, generata da una serie di provvedimenti normativi che hanno alimentato confusione e profonda incertezza”.

Insomma, più che una denuncia una vera e propria sirena d’emergenza, relativa ad uno dei provvedimenti legislativi più controversi, ormai lo si può tranquillamente affermare, nella storia della Repubblica. Su questo stesso sito abbiamo perso il conto delle volte che si è parlato del Superbonus, spesso non per illustrarne potenzialità e complesse modalità d’applicazione ma per dare conto dei continui problemi dovuti e collegati alla maxi agevolazione fiscale.

Il Superbonus al 110% ha infatti innescato un vortice di difficoltà burocratiche, polemiche, truffe vere o presunte, nuove regole e regole correttive delle nuove regole, che non accenna a placarsi. Tutt’altro, se è vero che in contemporanea con l’allarme di cui sopra è giunta una notizia non da poco, ovvero che in base agli ultimi dati ENEA l’ammontare dei lavori autorizzati in regime di Superbonus ha già superato i fondi complessivamente stanziati dal governo, pari alla non trascurabile cifra di 33,3 miliardi di euro.

superbonus 110

Crediti fiscali bloccati

Per capire a che punto siamo arrivati si rivela preziosa proprio la lettura integrale del comunicato della Confederazione Nazionale dell’Artigianato, che fra l’altro ha il merito di mettere nero su bianco le numerose criticità accumulatesi negli ultimi mesi. I crediti fiscali delle imprese che hanno riconosciuto ai clienti lo sconto in fattura, e non sono però riuscite a monetizzarli attraverso una cessione alle banche o altri intermediari finanziari, sono quantificati in più di due miliardi e mezzo di euro.

Inevitabile, quindi, che la grande consistenza dei crediti bloccati (circa il 15% del totale) finisca per mettere in dubbio la sopravvivenza stessa di migliaia di imprese. La Confederazione quantifica in oltre 60mila le imprese artigiane che si trovano in difficoltà a causa del cassetto fiscale pieno di crediti ma senza avere sufficiente liquidità a disposizione. Ed il 48,6% di queste aziende parla apertamente di rischio fallimento, mentre il 68,4% prospetta comunque il blocco dei cantieri attivati.

Una situazione che alimenta comprensibilmente comportamenti “difensivi” da parte delle aziende interessate. E così, quasi un’impresa su due ammette di stare pagando in ritardo i propri fornitori, poco meno di un terzo ha deciso di rinviare il versamento di tasse e imposte, mentre un’azienda su cinque non riesce più a pagare i collaboratori.

Soffrono più le imprese piccole

Reazioni delle aziende che sono legate anche alla loro tipologia. Infatti, l’analisi di CNA evidenzia che a risentire maggiormente della situazione sono le imprese medio-piccole dell’edilizia. Nel dettaglio, quelle con un giro d’affari di 150mila euro detengono mediamente 57mila euro di crediti nel proprio cassetto fiscale (il 38,2%).

Al crescere del fatturato l’incidenza tende invece a scendere pur restando rilevante: un’impresa con 750mila euro di ricavi sconta 200mila euro di crediti bloccati. Ed ancora, il 47,2% delle imprese dichiara di non trovare soggetti disposti ad acquisire i crediti, mentre il 34,4% lamenta lungaggini nell’accettazione dei documenti contrattuali.

Gli istituti di credito restano il canale principale che provano a percorrere le aziende. Lo attestano i numeri della CNA che indicano un 63,7% di imprese della filiera edilizia che si è rivolto alle banche per la cessione dei crediti. Gli altri soggetti chiamati in causa sono le Poste (nel 22,6% dei casi) e le società di intermediazione finanziaria (5,1%).

Gli interventi allo studio sul Superbonus

L’evidenza dei fatti sembra comunque aver convinto governo e forze politiche della necessità di ulteriori interventi riparatori. Si parla di una misura “salva-crediti” che consentirebbe alle imprese di conservarli più a lungo nel proprio cassetto fiscale, oltre che di un’estensione della tipologia di intermediari finanziari abilitati ad acquisire i crediti fiscali. C’è poi, ma qui i tempi potrebbero essere più lunghi, la necessità di rifinanziare l’agevolazione dopo il menzionato esaurimento delle risorse.

Una serie di interventi che non cancellano affatto l’impressione di fondo, ovvero che in tema di Superbonus il governo, e quindi lo Stato, continui a rincorrere gli eventi anziché esercitare un’auspicabile capacità direzionale. Del resto, poche settimane fa il premier Mario Draghi lo ha detto esplicitamente e clamorosamente: “Non siamo d’accordo sulla validità del Superbonus”. Un provvedimento che dalle parti di Palazzo Chigi considerano probabilmente un gran pasticcio del quale liberarsi il prima possibile.

Ma la realtà è diversa, ed è bene che la politica nostrana ne prenda rapidamente coscienza considerato che, fra pandemia e guerra, di tempo da perdere proprio non ce n’è. Perché il Superbonus non è altro che uno di quegli interventi strutturali che l’Europa continuerà a chiederci finché i tetti con pannelli solari non saranno la maggioranza e le probabilità di vedere una pala eolica non saranno superiori all’avvistamento di un UFO.

Perché nella notte, i fari prima o poi bisogna accenderli.

Vuoi rimanere aggiornato sui contenuti di ElettricoMagazine?
Iscriviti alla nostra newsletter!

Mailchimp subscribe

Marco Ventimiglia

Giornalista professionista ed esperto di tecnologia. Da molti anni redattore economico e finanziario de l'Unità, ha curato il Canale Tecnologia sul sito de l'Unità
menu linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram