Il regalo della transizione energetica: oltre mezzo milione di nuovi posti di lavoro

Nel nuovo report di Fondazione Symbola e IEGroup si sottolineano le enormi opportunità occupazionali, da cogliere già nel corso di questo decennio, offerte dal cambiamento green nel nostro Paese
Transizione energetica e nuove opportunità occupazionali

All’interno del recente rapporto di Fondazione Symbola e IEGroup, dedicato alle “Filiere del Futuro”, una parte molto interessante è quella relativa alle opportunità occupazionali aperte dalla transizione energetica anche nel nostro Paese. Prospettive non da poco se è vero, come sostenuto nello studio, che per l’Italia raggiungere i target di elettrificazione significherà “creare 540.000 nuovi posti di lavoro in Italia nel settore elettrico e nella sua filiera industriale che si aggiungeranno agli attuali 120.000”.

Sensibilità green e professioni

Numeri e dinamiche molto promettenti che ovviamente non nascono dal nulla. “Dal punto di vista delle professionalità – si legge nel rapporto –, il successo di un’azienda protagonista dei processi di transizione energetica ed ecologica in generale passerà dalla capacità di trasformare le sensibilità “green” dei cittadini in capacità di operare professionalmente nel settore. Il paradigma è semplice: più rinnovabili significa maggior benessere ambientale, lotta ai cambiamenti climatici ma anche ricadute economiche positive per i territori”.

Si entra dunque nel merito delle conseguenze che ha ed avrà la rivoluzione green sul mondo del lavoro. Le professionalità necessarie sono di vario tipo, e nello studio vengono comprese in due grandi categorie:

  • da un lato ci sono le competenze “software”, ovvero legate all’implementazione digitale;
  • dall’altro lato c’è l’aspetto “hardware”, che significa le competenze per quella parte delle nuove filiere rinnovabili fatta di colonnine di ricarica, batterie, pompe di calore e pannelli fotovoltaici.

I lavoratori coinvolti

Mettendo insieme software e hardware, la lista delle professioni coinvolte dalla transizione energetica appare davvero lunghissima: “Servono prima di tutto, elettricisti, elettrotecnici, termotecnici, ingegneri elettronici, ingegneri meccanici, esperti della gestione dell’energia, installatori di impianti, riparatori di macchinari”.

Va poi considerato che nei prossimi anni un elemento fondamentale sarà rappresentato dalla capacità di riconvertirsi che dovranno dimostrare varie categorie lavorative. Ad esempio, i caldaisti saranno chiamati a divenire esperti di pompe di calore, così come i tecnici per l’ideazione e la gestione di progetti energetici, anche in ambito agricolo, dovranno specializzarsi nelle fonti rinnovabili.

Tantissime opportunità occupazionali

Ma non si tratta soltanto di figure tecniche e operai specializzati. Da qui alla metà del secolo le opportunità occupazionali sono tante e variegate. Per lavorare nella transizione energetica si potrà scegliere di specializzarsi nel digitale, nell’economia e nella finanza, nell’architettura, in ambito legale, nella comunicazione, nella gestione delle risorse umane, nell’intelligenza artificiale.

E così l’ambito delle professioni “tradizionali” chiamate a convergere sul green è vastissimo: “Economisti ed esperti di finanza, informatici ambientali, esperti di diritto, manager di progetti di sostenibilità, esperti di marketing ambientale, commerciali e consulenti vendite di impianti fotovoltaici o eolici domestici, data analyst, certificatori della qualità ambientale, professionisti della comunicazione, esperti di edilizia green, architetti per ripensare le città in ottica ecosostenibile”.

Professioni del futuro

C’è poi un ulteriore aspetto evidenziato nel report: “Quando nel 2030 il processo di trasformazione sarà completamente avviato è difficile persino immaginare le professioni che nasceranno su stimolo dell’evoluzione tecnologica e della creatività”. Un possibile esempio sarà quello dell’esperto di data mining, ovvero una professionalità specializzata sui dati provenienti dal settore energetico.

Legata invece allo sviluppo e alla regolamentazione delle comunità energetiche, nascerà la nuova figura professionale del promoter specializzato. Il suo compito sarà quello di illustrare i benefici economici e organizzativi delle comunità energetiche ai soggetti interessati. Il promoter si proporrà “alle associazioni di pmi, ai Comuni e alle attività commerciali locali offrendosi come consulente per la realizzazione delle comunità energetiche”.

Impatto dell’economia circolare

Ulteriori orizzonti si aprono guardando allo sviluppo dell’economia circolare. Quest’ultima, infatti, imporrà la nascita di nuove figure professionali, comprese quelle legate agli aspetti finanziari, come il circularity manager e lo specialista di investimenti circolari, oppure il responsabile del programma di economia circolare.

Nel rapporto si parla anche del consulente LEED (acronimo di Leadership in Energy and Environmental Design), “che segue tutte le fasi di progettazione e costruzione, indicando e certificando l’uso dei materiali da utilizzare”, nonché di coloro che si occuperanno del cosiddetto green marketing.

Senza dimenticare altre figure dell’economia circolare, come il progettista di imballaggi piuttosto che il gestore di rifiuti zero, il cui compito è prevenire la produzione di rifiuti prima ancora di doverli riciclare o riutilizzare.

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Leonardo Barbini

Copywriter ed editorialista di Elettricomagazine.it, appassionato di tecnologia. Da anni segue le tematiche della mobilità elettrica, della transizione energetica e della sostenibilità
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