Pieno di ogni genere di dati riguardanti la rivoluzione green e la transizione energetica, il rapporto GreenItaly si è sempre differenziato dagli altri per l’estensione delle sue analisi relative all’andamento della filiera del riciclo e più in generale dell’economia circolare. L’edizione del 2023, la numero quattordici, non fa eccezione, tutt’altro.
Nel delineare un quadro di riferimento, il rapporto evidenzia l’importanza di quanto accaduto l’anno scorso, con l’Italia che ha approvato la Strategia nazionale per l’economia circolare, un documento che definisce quattro importanti obiettivi per il nostro Paese:
Fissati questi traguardi da raggiungere, il rapporto sottolinea come la Strategia comprende interventi pensati per l’intera filiera, considerando sia il lato della produzione che quello del consumo dei beni, nonché l’implementazione di piani di monitoraggio per misurare le performance di:
Quanto alle risorse da mettere in campo, arriveranno soprattutto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che prevede uno stanziamento specifico di 2,1 miliardi di euro per migliorare la gestione dei rifiuti e l’economia circolare attraverso un pacchetto di investimenti e riforme, tra cui, appunto, l’adozione della Strategia nazionale per l’economia circolare e del Piano nazionale di gestione dei rifiuti.
Guardando nello specifico alla filiera italiana del riciclo, continua a rappresentare un elemento d’eccellenza. “Negli ultimi tre anni – si legge in GreenItaly –, sebbene con una contrazione in valore assoluto nel 2022 per effetto della riduzione dei volumi produttivi in alcuni settori, si è assistito in tutti i settori industriali ad un grande incremento del tasso di impiego di materia seconda rispetto alla materia prima”.
Un risultato che a sua volta si basa sulle notevoli performance del nostro Paese – le migliori tra i grandi Paesi europei – per quanto attiene la fase di avvio a riciclo dei rifiuti totali (urbani e speciali), che appunto favorisce la produzione di materie seconde impiegabili nell’industria manifatturiera.
Secondo i dati Eurostat, in Italia il tasso di avvio a riciclo dei rifiuti totali (urbani e speciali) ha raggiunto nel 2020 il record dell’83,4%, un risultato che, come detto, è di gran lunga superiore a quello di tutte le grandi economie europee. In particolare, il nostro tasso di riciclo è superiore di oltre 30 punti alla media UE (52,6%), nonché molto più elevato rispetto a Francia (64,4%), Germania (70%) e Spagna (59,8%).
Si tratta del resto di una tendenza di lungo periodo. Ce lo spiega la statistica che indica come l’Italia è uno dei pochi Paesi europei che dal 2010 al 2020 – nonostante un tasso di riciclo già elevato – ha comunque saputo migliorare le sue prestazioni (+10 punti percentuali, contro una media UE di 6 punti percentuali).
Allargando il campo, sempre nel confronto con gli altri Paesi europei, l’Italia mostra sul totale dei rifiuti (urbani e speciali) anche una quota più contenuta di recupero energetico e una quota decisamente inferiore di smaltimento a discarica. Infatti, rifiuti inerti edili, minerari e suoli costituiscono una quota importante dei rifiuti a discarica in Germania (82%), in Francia (72%) e in generali nella media UE (77%), mentre sono marginali nel nostro Paese (24%).
“In Italia – si legge nel rapporto – alla crescita del tasso di riciclo ha corrisposto una contrazione dei quantitativi avviati a discarica, mentre i rifiuti trattati in impianti di incenerimento e recupero energetico sono rimasti costanti”. Ed ancora, in termini assoluti, i rifiuti riciclabili tradizionali (metalli, vetro, carta, plastica, legno, tessili) avviati a riciclo dall’Italia nel 2020 sono stati superiori a quelli della Germania.
In questo contesto, due ulteriori indicatori di rilievo riguardano la “produzione di rifiuti per unità di prodotto” e il “tasso d’uso di materia circolare”. In relazione al primo indicatore, l’ultima edizione di GreenItaly mostra che nel periodo 2012- 2020 l’Italia è l’unico Paese tra quelli esaminati che ha peggiorato la propria performance.
In particolare, nel nostro Paese si è registrato un incremento della produzione di rifiuti per unità di prodotto del 18,2%, passando dalle 39,4 tonnellate di rifiuti per milione di euro prodotto del 2012 fino alle 46,6 del 2020. Il dato però va contestualizzato, poiché il valore di fine periodo è pur sempre molto più basso della media UE (78,2 tonnellate nel 2020, in diminuzione del 17,5% rispetto al 2012).
Infine, vanno segnalati i dati sul tasso di uso di materia circolare, ovvero la percentuale di rifiuti riciclati sul totale della materia consumata. In Italia, nel 2021, il 18,4% di materia consumata proveniva da rifiuti riciclati, un dato in aumento rispetto al 16% del 2013 (+15%). Una performance che è nettamente migliore della media UE, che vede il valore di fine periodo all’11,7% (con un +3,5% rispetto al 2013).
Andando a vedere il dettaglio nazionale, tra il 2013 ed il 2021 nessuno dei principali Paesi europei ha segnato una crescita superiore al nostro Paese. La Francia conserva un tasso di fine periodo migliore rispetto all’Italia, con il 19,8% di materia consumata che proviene da rifiuti riciclati, però con una crescita del +14,5% sul 2013. A seguire c’è la Germania che nel 2021 ha raggiunto un valore finale pari al 12,7% (+12,4), mentre in Spagna nello stesso anno soltanto l’8% di materia consumata proveniva da rifiuti riciclati (-10,1%).