Fra i molti rapporti che analizzano l’andamento della transizione energetica, il “Renewable Energy and Jobs” messo a punto annualmente dall’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA) riveste un ruolo particolare perché si occupa dell’andamento dell’occupazione nel comparto energetico green.
Un’analisi che è divenuta ancor più significativa negli ultimi anni, perché è il risultato di un “incrocio” fra una traiettoria fortemente positiva, legata alla continua espansione delle fonti rinnovabili, e almeno un paio di fattori di opposta valenza, ovvero prima l’impatto della pandemia e poi il deflagrare del conflitto in Ucraina.
Non a caso il rapporto di IRENA, prodotto in collaborazione con l’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), nella sua parte introduttiva segnala un effetto importante che è appunto maturato in tempi recenti, con degli importanti riflessi sull’occupazione nelle energie rinnovabili. Si tratta del crescente interesse in molte nazioni per la localizzazione delle catene di approvvigionamento.
Un fenomeno, si legge nel report, che è guidato “non soltanto dalle preoccupazioni su possibili interruzioni dovute a disastri naturali, controversie commerciali o rivalità geopolitiche, ma anche dall’interesse a promuovere la creazione di valore e l’occupazione a livello nazionale. Numerosi Paesi stanno adottando strategie di politica industriale a tal fine, mentre molti Paesi ricchi di risorse stanno adottando misure per andare oltre l’essere fornitori di materie prime”.
Ciò premesso l’ultima edizione del “Renewable Energy and Jobs” evidenzia come nel 2022 il settore globale delle energie rinnovabili impiegava direttamente e indirettamente 13,7 milioni di persone. Una forza lavoro impegnata principalmente nel solare fotovoltaico, nell’energia eolica e idroelettrica, oltre che nella bioenergia.
Il paragone con la situazione nel 2021 (12,7 milioni) indica quindi una crescita globale di circa un milione di posti di lavoro nelle energie rinnovabili. Un saldo positivo che sale ulteriormente, fino a 1,7 milioni di nuovi posti di lavoro, guardando al dato relativo all’occupazione nel 2020 (12 milioni di occupati).
Ragionando per comparti, l’incremento maggiore di occupazione si è registrato nel solare fotovoltaico con una crescita di 610mila posti di lavoro nel 2022 rispetto all’anno precedente, per un totale di 4 milioni e 900mila occupati. Al secondo posto troviamo la bioenergia, con 140mila posti di lavoro in più e un totale di 3 milioni e 580mila occupati, seguita da idroelettrico (+120mila posti e un totale di 2 milioni e 490mila) ed eolico (+30mila posti e un totale di 1milione e 400mila).
Inoltre, è importante segnalare che nell’ultimo decennio la crescita anno su anno dell’occupazione nell’energia rinnovabile non si è mai interrotta.
Se poi guardiamo alla situazione di partenza nel 2012, con 7,3 milioni di occupati, emerge che in dieci anni i posti di lavoro sono quasi raddoppiati. Ben maggiore, nello stesso lasso di tempo, la crescita occupazionale nel solare fotovoltaico che si è quasi quadruplicata considerando che nel 2012 si contavano un milione e 360mila posti di lavoro.
L’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili sottolinea che “il continuo sviluppo delle energie rinnovabili – e quindi dell’occupazione nel settore – è influenzato da una moltitudine di fattori: in particolare, la competitività in termini di costi rispetto ad altre tecnologie energetiche; il flusso e riflusso degli investimenti; la dimensione risultante dei mercati nazionali e regionali; la disponibilità degli input richiesti (componenti e materie prime) e l’esistenza di una forza lavoro qualificata”.
Restano tuttavia alcune criticità. Ad esempio, il rapporto indica che i programmi di istruzione e formazione devono essere ampliati per prevenire l’ampliamento del divario di competenze nelle energie rinnovabili. “
Realizzare la transizione energetica in modo coerente con la stabilità climatica – si legge – richiede una diffusione molto più rapida delle energie rinnovabili, che a sua volta creerà più posti di lavoro; ma richiede anche un cambiamento più ampio e sistemico, per rendere l’economia più compatibile con i limiti planetari”.
Per quanto riguarda le risorse economiche disponibili, dopo livelli di spesa sostanzialmente stagnanti negli anni tra il 2015 e il 2020, gli investimenti annuali nelle energie rinnovabili sono aumentati fortemente, passando dai 348 miliardi di dollari nel 2020 a 499 miliardi di dollari nel 2022, con un guadagno del 43%.
La maggior parte dei fondi è andata ai settori solare ed eolico, la cui quota combinata degli investimenti complessivi nelle energie rinnovabili è passata dall’82% nel 2013 fino al 97% nel 2022. E proprio grazie a questa spinta economica poderosa il solare fotovoltaico e l’energia eolica sono state le tecnologie di energia rinnovabile più dinamiche, mostrando una forte crescita sia in termini di capacità che, appunto, di posti di lavoro.