
Raggiunto un compromesso (o meglio un accordo a maggioranza qualificata) sul taglio delle emissioni del 90% entro il 2040, includendo una serie di flessibilità per rendere la traiettoria meno rigida. L’intesa raggiunta dai ministri dell’ambiente dell’UE prevede la possibilità di contabilizzare nel bilancio delle emissioni fino al 5% di crediti internazionali di carbonio extra Ue.
Un ulteriore 5% di crediti esteri potrà essere acquistato dai Paesi per coprire gli sforzi nazionali. Il testo conferma una clausola di revisione su base biennale a seguito di una valutazione da parte della Commissione della legge sul clima.
3 luglio 2025
Da Bruxelles arriva una nuova proposta sul taglio del 90% delle emissioni entro il 2040 che introduce degli ulteriori strumenti per facilitare il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione da parte degli Stati membri dell’Unione Europea. Tra flessibilità, crediti di carbonio e reazioni contrastanti, si accende il dibattito sul futuro climatico europeo
Flessibilità è una parola che può voler dire molte cose: si va dal suo utilizzo ipocrita, per nascondere la forzata accettazione di condizioni svantaggiose, al suo impiego che invece significa un modo intelligente per arrivare ad un obiettivo divenuto più complicato da raggiungere. L’auspicio è che appartenga proprio a questa seconda categoria la flessibilità appena proposta dalla Commissione Europea in tema di decarbonizzazione. La notizia è che a Bruxelles hanno elaborato un nuovo iter relativamente alla riduzione delle emissioni climalteranti nel nostro continente, pur mantenendo invariato l’ambizioso traguardo conclusivo, ovvero portare l’Europa alle zero emissioni per la metà di questo secolo. Quel che cambia è la tappa intermedia, con la Commissione Europea che adesso punta a una riduzione delle emissioni del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990.
Questa nuova traiettoria si inserisce in un contesto più ampio di strategie europee, in linea con la bussola per la competitività dell’UE, il patto per l’industria pulita e il piano d’azione per l’energia a prezzi accessibili.
E qui spunta fuori la flessibilità di cui parlavamo in apertura. Infatti, per raggiungere l’obiettivo fissato per la fine del prossimo decennio la Commissione Europea propone il ricorso ad un’articolata serie di strumenti. Tra questi, con l’intento di aiutare i settori difficili da decarbonizzare, l’aggiunta dei meccanismi di rimozione “permanenti” della CO2 nel mercato europeo delle emissioni di anidride carbonica.

Altra novità importante, il maggior margine operativo che viene concesso agli Stati membri dell’Unione Europea per stabilire a quali settori dare priorità nel raggiungimento dei target di decarbonizzazione, al 2040 e al 2050. Ma l’opzione di flessibilità più inattesa che viene proposta dalla Commissione Europea è in realtà un’altra…
Bruxelles, infatti, vuole rendere ammissibile a partire dal 2036 il ricorso a crediti di compensazione internazionale del carbonio nel computo delle emissioni. In particolare, l’UE potrà acquistare “crediti” da azioni green svolte al di fuori del territorio dell’Unione fino a una quota massima del 3% delle emissioni nette dell’Ue nel 1990. Quest’ultime, per l’esattezza, ammontano a circa 145 Mt di CO2.
“Poiché i cittadini europei sentono sempre più l’impatto dei cambiamenti climatici – ha dichiarato la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen –, si aspettano che l’Europa agisca. L’industria e gli investitori guardano a noi per impostare una direzione prevedibile di viaggio. Oggi dimostriamo di sostenere fermamente il nostro impegno a decarbonizzare l’economia europea entro il 2050. L’obiettivo è chiaro, il viaggio è pragmatico e realistico”.
Parallelamente la Commissione Europea spiega che “la proposta si basa su un’approfondita valutazione d’impatto e sul parere del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico e del comitato consultivo scientifico europeo sui cambiamenti climatici. L’adozione fa seguito a un impegno sostanziale con gli Stati membri, il Parlamento europeo, i portatori di interessi, la società civile e i cittadini, avviato con la raccomandazione della Commissione sull’obiettivo di decarbonizzazione nel febbraio 2024”.

La proposta sul nuovo target al 2040 dovrà essere valutata e approvata dal Parlamento europeo e dal Consiglio Ue prima di entrare in vigore. L’auspicio di Bruxelles è che propizierà l’adozione nei prossimi anni di ulteriori iniziative normative che faciliteranno il conseguimento degli obiettivi climatici fissati dall’Unione Europea.
La proposta della Commissione Europea di ridurre del 90% le emissioni entro il 2040 ha generato reazioni immediate e contrastanti da parte di esperti, istituzioni e forze politiche.
Federico Terreni, climate policy manager di Transport & Environment, ha accolto con favore il nuovo target, ritenendolo un segnale positivo per il settore industriale europeo: “L’obiettivo del 90% fornisce alle industrie europee – come case auto, compagnie aeree, di navigazione e produttori di carburante – la certezza e la stabilità necessarie per investire in tecnologie verdi”. Tuttavia, Terreni ha criticato duramente l’introduzione dei crediti di carbonio internazionali: “Aprire la porta ai crediti di carbonio è un passo falso: non ci sono prove che tali crediti funzionino effettivamente come previsto e abilitarne l’uso rischia di annullare i benefici del Green Deal”.
Critica anche Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, che ha ricordato il parere dell’ESABCC (Comitato scientifico consultivo europeo sui cambiamenti climatici): “Secondo l’ESABCC le prove sono chiare: la maggior parte delle compensazioni internazionali non ha di fatto contribuito alla riduzione delle emissioni. Sono anche uno spreco di denaro, pubblico e privato: se vogliamo migliorare la nostra competitività, non ha senso spendere miliardi di euro per aiutare altri Paesi a decarbonizzarsi quando potremmo investire nel futuro della nostra industria e dei lavoratori europei”.
Anche il WWF, a livello internazionale, ha bocciato senza mezzi termini il nuovo piano climatico dell’UE. In una nota, l’organizzazione ha affermato: “Mentre l’Europa geme sotto un’ondata di caldo, la Commissione europea ha annunciato un obiettivo atteso da tempo. Sebbene si tratti di un passo nella giusta direzione, introducendo di soppiatto le compensazioni internazionali e facendo leva su presunte future rimozioni di carbonio, la Commissione ha inserito nel cuore della proposta delle scappatoie”.
Più favorevole Annalisa Corrado, europarlamentare e responsabile conversione ecologica del Partito Democratico, che ha evidenziato la forte domanda di azione da parte dei cittadini europei: “Con oltre l’80% dei cittadini che considera la crisi climatica una minaccia concreta, l’Europa ha il dovere di agire con coraggio per soddisfare queste aspettative. Ben venga la proposta della Commissione: un passo atteso da tempo che finalmente arriva, anche se in ritardo, ma che rappresenta soltanto il minimo che la scienza ci impone”.
Una posizione intermedia arriva da Francesca Bellisai, analista politiche UE e governance del think tank ECCO, che riconosce la centralità delle emissioni domestiche, ma non esclude del tutto l’uso dei crediti internazionali, se ben regolamentati: “Le opzioni di flessibilità non indeboliscono la proposta se il loro ricorso è marginale – non oltre il 3% – e accuratamente regolato. I crediti internazionali di carbonio, regolati dall’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi, possono diventare una risposta potenzialmente utile per il finanziamento della cooperazione internazionale e in supporto al multilateralismo”.
Soddisfazione è stata espressa anche da Gilberto Pichetto Fratin, ministro italiano dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, che ha dichiarato a SkyTG24: “Si tratta di qualcosa di decisamente importante perché si passa dalla rigidità del programma della precedente Commissione a una flessibilità maggiore, richiesta da molti Paesi, compresa l’Italia. Questo permetterà misure adattabili Paese per Paese e modulabili nel tempo”.
Sul fronte politico, non mancano le critiche da entrambi gli schieramenti parlamentari. I Verdi europei e la Sinistra reputano le compensazioni internazionali “inefficaci” e potenzialmente dannose per l’integrità del piano. Dall’altro lato, la Lega, per voce dell’eurodeputata Silvia Sardone, ha bollato gli obiettivi UE come “ideologici e insensati” perché eccessivamente ambiziosi. Carlo Fidanza di Fratelli d’Italia ha invece definito il target “irrealistico”, avvertendo “sul rischio di desertificare la produzione in Europa”.
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