Bonus fiscali e riqualificazione edilizia visti dai cittadini

L’efficienza energetica guida i cittadini che scelgono di ristrutturare casa, ma l’indagine di Angaisa e Nomisma sulla riqualificazione edilizia in Italia dice molto di più su attitudini e prospettive future
Bonus fiscali e riqualificazione edilizia: indagine Nomisma

Italiani che ristrutturano, efficientano, migliorano la propria casa: nell’ultimo anno i bonus fiscali (superbonus, bonus ristrutturazione, bonus casa, ecobonus…) e il caro bollette hanno spinto tantissime famiglie a puntare sulla riqualificazione edilizia. Cosa ci riserva il futuro? Difficile dirlo, nel delicato passaggio dai super incentivi figli della pandemia all’attuale fase di razionalizzazione delle misure fruibili dal 2023 in avanti.

Angaisa e Nomisma hanno deciso di farlo partendo dai dati. “Bonus fiscali e riqualificazione edilizia. La propensione delle famiglie italiane al rinnovamento e alla ristrutturazione della casa” è il titolo dello studio dedicato proprio a questa tendenza e presentato in occasione dell’assemblea nazionale dell’associazione. Ripercorriamo in seguito gli ultimi 12 mesi dei cittadini che hanno deciso di ristrutturare casa, tra investimenti, lavori e bonus.

Riqualificazione edilizia: perché e come farlo?

La prima evidenza, nonché motore di possibili interventi legati a bonus fiscali e riqualificazione edilizia, riguarda il grado di soddisfazione sull’adeguatezza della propria abitazione rispetto alle esigenze familiari. Parliamo di numero di stanze e bagni, vivibilità degli ambienti rispetto alla temperatura percepita, consumi energetici per bollette, stato dei rivestimenti, condizioni degli arredi, ecc. La risposta è chiara: 6 italiani su 10 sono insoddisfatti dei propri consumi energetici. Seguono verde e irrigazione (49%), conservazione e manutenzione dell’edificio (48%) e rivestimenti (44%). Nelle grandi città come Roma e Milano le dimensioni delle camere occupate si fanno più “strette”, dal 64% al 72% di insoddisfatti. Mentre gli affittuari sembrano meno contenti, nei principali parametri di riferimento, rispetto ai proprietari.

Rustrutturare casa: chi lo ha fatto secondo Nomisma e Angaisa

Interessante capire anche come sono distribuiti i contesti residenziali italiani. 5 persone su 10 vivono in un condominio con 5 o più unità immobiliari e 3 su 10 occupano una casa singola. Quanto alle dimensioni dell’appartamento, 1 su 2 occupa abitazioni tra i 70 e i 109 metri quadrati.

Il 37% sceglie di ristrutturare casa

Approfondendo ulteriormente, quasi 4 italiani su 10 negli ultimi 12 mesi hanno avviato interventi di miglioramento e/o ristrutturazione di un’abitazione, principale o secondaria. Il 27% di questi risulta essere in affitto. Dove sono ubicati gli interventi? La percentuale più alta, il 40%, si trova nel Centro Italia. Un altro 37% a Nord Ovest e un 36% a Nord Est, mentre il Sud chiude al 33%. Osservando le grandi città, a Milano i lavori sono stati avviati dal 34% dei rispondenti, mentre a Roma dal 33%.

I progetti hanno coinvolto soprattutto condomini con 5 o più unità immobiliari (54%). A seguire, nel 39% dei casi, le abitazioni singole e nell’8% le parti comuni condominiali. “Questa necessità di cambiamento – spiega Roberta Gabrielli, Senior Project Manager di Nomisma -, ha sostanzialmente attivato la realizzazione di interventi di efficientamento e miglioramento. Ma cosa è successo a quel 63% di persone che non ha agito sulla riqualificazione edilizia? Qualcuno, il 34%, sostiene di non averne avuto bisogno. Un altro 24% lamenta invece problemi legati ai costi”.

Ristrutturazione edilizia: i principali motivi per farlo secondo gli italiani

Le 6 tipologie di intervento

Una volta stabilito il chi e il dove, eccoci alle principali categorie legate a bonus fiscali e riqualificazione edilizia. Gli esperti di Nomisma ne hanno identificate 6, con relativa percentuale di attivazione negli ultimi 12 mesi:

  • interventi strutturali: 64% suddivisi tra miglioramento termico dell’edificio (49%), strutture opache di facciata, balconi e ornamenti (30%), sollevamento acque chiare/nere e adeguamento sismico;
  • sanitari e rubinetteria: 62% con soluzioni sanitarie a scarico ridotto (58%) e rubinetti e soffioni con flusso d’acqua limitato (27%);
  • efficientamento energetico: 61% di interventi tra sostituzione di impianti di climatizzazione invernale (40%), di climatizzazione estiva (32%), installazione di pannelli solari/impianti fotovoltaici (22%), dispositivi smart per la gestione degli impianti (19%) e ventilazione meccanica controllata (15%);
  • impianti di condizionamento: 43% comprensivi di opere murarie, split e unità portatili;
  • altri interventi: un 31% che comprende trattamento dell’acqua, antincendio, impianti elettrici, sistemazione tetto, ecc.;
  • aree verdi: 26% tra riqualificazione di aree scoperte e impianti di irrigazione.

Comfort e risparmio energetico primi driver

“Home sweet home”, è proprio il caso di dirlo. La principale motivazione che ha spinto l’attivazione dei professionisti in campo edilizio e idrotermosanitario è stata per 1 persona su 2 la volontà di migliorare il comfort abitativo. Al secondo posto, la riduzione dei consumi energetici, con il 48%. Seguono non rimandabilità degli interventi (36%) e volontà di sfruttare gli incentivi statali (30%).

Quanto costa efficientare?

Gli analisti di Nomisma hanno calcolato un costo medio per i soli interventi di efficientamento energetico. Questi includono: sostituzione di impianti di climatizzazione invernale o estiva, installazione di pannelli fotovoltaici, ventilazione meccanica controllata e dispositivi multimediali per il controllo a distanza di impianti di riscaldamento, acqua calda o climatizzazione. Si tratta di 5.500 euro ai quali si possono aggiungere interventi strutturali e altri lavori per un investimento medio di 13.800 euro.

Scelta e valutazione dei professionisti

Le aziende, i progettisti e gli installatori cui affidare gli interventi sono state scelti, in particolare, sulla base della conoscenza pregressa (32%) e sulla necessità di eseguire con rapidità quanto pianificato (31%). Un ulteriore elemento è dettato dalla valutazione economica dell’intervento, in particolare nella zona di Roma. La segnalazione da parte di amici e parenti risulta invece più marcata nel Centro e nel Sud Italia.

Chi ha saputo lavorare meglio? Vince – nell’opinione degli intervistati – il distributore specializzato (79%), anche se meno coinvolto nei progetti rispetto ad altre categorie. Seguono il negozio “fai da te” e la grande distribuzione, al 77%. Soddisfazione medio-alta si osserva anche nei confronti del muratore e dell’idraulico specializzato (pari merito 76%) e dell’architetto (73%). Cooperative edili, geometri e ingegneri sono invece nella media, con valori tra il 60% e il 70%.

Qualcosa è andato storto

Il 21% degli intervistati ha indicato di essere andato incontro a criticità e ritardi nello svolgimento dei lavori di riqualificazione edilizia. Primi in classifica i problemi nella consegna dei materiali e le difficoltà di approvvigionamento (46%). Seguiti da mancanza di operai e artigiani per la realizzazione dell’opera (25%), aumento dei prezzi delle materie prime, scarse competenze degli addetti e freni alla cessione del credito.

Tradotto in disagi per l’utente: permanenza dei ponteggi a causa del rallentamento o del blocco dei lavori, aumento dei costi di realizzazione in itinere e preventivo più alto delle aspettative. Ma gli intervistati hanno evidenziato anche il dover rimanere ospiti in abitazioni altrui per lunghi periodi e la necessità di prolungare il contratto di affitto in attesa di poter entrare nella casa ristrutturata.

Bonus fiscali e riqualificazione edilizia: gli incentivi più usati

Bonus fiscali e riqualificazione edilizia: doping per il mercato?

Hanno trainato il mercato, probabilmente lo hanno anche “drogato”: sono i bonus edilizi. Piaccia o meno, 1 famiglia su 2 ha deciso di aderire agli incentivi per i propri interventi di riqualificazione. Lo hanno fatto soprattutto il 40% dei romani e il 41% dei milanesi. Ma quali sono gli ecobonus preferiti dagli italiani? Il 40% dei rispondenti all’indagine ha scelto la riqualificazione energetica. Il 37% le ristrutturazioni edilizie e il 21% il Superbonus 110%. Il 12% ha deciso, infine, di richiedere il bonus facciate.

Resta il fatto che molti cittadini – il 51% – non avrebbero attivato gli interventi senza il sostegno dei bonus fiscali. Questa tendenza prevale nella popolazione del Nord Ovest e del Centro Italia e nella fascia 55-65 anni. “Le performance particolarmente positive delle costruzioni e del settore idrotermosanitario appaiono “gonfiate” dalla presenza dei bonus – aggiunge Roberta Gabrielli -. Le misure governative hanno spinto all’attivazione di cantieri anche famiglie che viceversa sarebbero rimaste dormienti. Situazione che, alla luce dei nuovi decreti, potrebbe non ripetersi nel 2023”.

Un 2023 meno euforico

“Il mercato ha vissuto un momento di crescita straordinario – conclude Luca Dondi, amministratore delegato di Nomisma, sempre in occasione dell’evento di Angaisa -. Questi risultati partono dalla voglia degli italiani di migliorare il proprio comfort abitativo, così come i consumi energetici. I bonus hanno dato un boost al numero complessivo di interventi, ma il nuovo decreto “Aiuti quater” prevede l’agevolazione per gli interventi di riqualificazione energetica o sismica degli edifici al 90%. Sembra venir meno l’entusiasmo che sino a ora ha caratterizzato il mercato. Un dato che dovrà essere sicuramente tenuto in considerazione nella pianificazione dei budget futuri di settore”.

Superbonus: le intenzioni degli italiani dopo il 2023

Spostando infatti il focus sui 12 mesi a venire, solo l’11% degli italiani ha dichiarato che con certezza effettuerà interventi sulla propria abitazione, mentre il 38% è ancora indeciso. Un complessivo 51% però dice no, sempre perché non ne sente la necessità o per motivi economici. Inoltre, la presenza di incentivi continua a svolgere un effetto catalizzatore. Il 61% si ritiene pronto a intervenire sfruttando i bonus. Ma se nell’immediato futuro non fossero disponibili, il 57% di chi ha puntato su quelli legati all’efficientamento energetico non si attiverebbe. A raffreddare ulteriormente l’euforia da investimento sulla propria abitazione, c’è poi il difficile contesto macroeconomico che stiamo vivendo. In generale, il 4,7% degli italiani si diceva intenzionato a fare ricorso al Superbonus. Se prima le famiglie interessate erano 1,8 milioni, dopo l’annuncio della sua “discesa” al 90% sono diventate 1,2 milioni.

È lecito guardare oltre il 2023? Ampliando l’orizzonte temporale le prospettive, almeno nella combinazione tra bonus fiscali e riqualificazione edilizia, non sono rosee. Gli italiani che pensano di ristrutturare casa con il Superbonus 70% arrivano al 3%, mentre si scende al 2% per il Superbonus al 65%.

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Maria Cecilia Chiappani

Copywriter e redattore per riviste tecniche e portali dedicati a efficienza energetica, elettronica, domotica, illuminazione, integrazione AV, climatizzazione. Specializzata nella comunicazione e nella promozione di eventi legati all'innovazione tecnologica.
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