“Alcuni incentivi, in particolare il Superbonus, hanno avuto il merito di riportare l’attenzione sull’efficienza e sulla transizione energetica degli edifici, dando una forte spinta al mercato. Tuttavia, hanno generato dinamiche ingestibili, a partire dall’aumento smisurato dei prezzi. Queste misure restano determinanti per centrare gli obiettivi europei di decarbonizzazione, ma dovrebbero diventare strutturali, avere procedure più snelle e rendere il cittadino co-partecipe dei costi almeno per il 10-15%”.
Si apre così l’intervento di Federico Frattini, vicedirettore dell’Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, in occasione della presentazione del quarto Smart Building Report. La sua “spinta” sul tema della riqualificazione del parco immobiliare italiano e sui necessari interventi normativi si inserisce nel delicato dibattito politico sulla Legge di Bilancio 2023. Vediamo in seguito analisi e proposte.
Il panorama in Italia è per il 92% costituito da edifici residenziali. Strutture in gran parte obsolete che trarrebbero grande giovamento dalle ristrutturazioni. Infatti, il 62,3% del patrimonio abitativo e il 37,8% di quello destinato ad altri usi ricade in classi energetiche molto basse (F o G). Questo sebbene negli ultimi tre anni gli edifici italiani abbiano consumato complessivamente meno della media europea, con un calo del 6,8% tra 2017 e 2020.
Il tasso annuo di ristrutturazione profonda è attualmente pari allo 0,85%, circa 30 milioni di metri quadrati. In sostanza, sta tagliando tra 4 e 5,5 TWh all’anno di consumi e tra 0,8 e 1,1 MtonCO2 di emissioni. Sommando questi risultati con quelli ottenibili dalle nuove costruzioni, in corso di realizzazione o in progetto, entro il 2030 gli edifici in classe energetica A o superiore possono toccare il 12,8% del totale, contro l’attuale 5,1%. Tradotto, una riduzione dei consumi tra il -6% e il -8% kWh/mq. Non basta: per centrare gli obiettivi europei di -55% emissioni a fine decennio, il tasso di ristrutturazione profonda dovrebbe aumentare del 50%.
Nella complicata sfida della transizione energetica degli edifici, si inseriscono diversi interventi comunitari. A partire dalla Renovation Wave Strategy, che ha imposto al settore tagli consistenti entro il 2030.
Tra gli obiettivi di miglioramento dei building rispetto ai dati 2015:
Target attualizzati dal successivo piano di indipendenza dal gas russo, il REPowerEU. Nel complesso di questo aggiornamento, aumentano del 13% il target di efficienza energetica e del 45% la quota rinnovabile sui consumi complessivi. Uniti, sempre entro il 2030, al raddoppio del tasso di installazione del fotovoltaico.
In ultimo, la proposta di revisione della Energy Performance of Building Directive (EPBD) con ulteriori vincoli per le nuove costruzioni e le ristrutturazioni. Dal 1 gennaio 2027 tutti i nuovi edifici degli enti pubblici dovranno essere a zero emissioni zero. Stessa sorte dal 2030 per tutte le costruzioni e le ristrutturazioni profonde. Gli edifici esistenti dovranno invece migliorare le prestazioni energetiche raggiungendo almeno la classe E tra 2030 e 2033.
Come anticipato, per pianificare le azioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e al 2050, l’Italia ha stimato un tasso annuo di riqualificazione del parco edilizio nazionale. Enea, Ispra e Rse hanno infatti elaborato il tasso virtuale di ristrutturazione profonda, contenuto nella Strategia per la Riqualificazione Energetica del Parco Immobiliare Nazionale (Strepin). Il tasso dello 0,85% dovrà comunque essere rivisto alla luce dei nuovi vincoli introdotti dall’aggiornamento della EPBD.
In tale contesto, con l’obiettivo di raggiungere la transizione energetica dell’edilizia e la completa decarbonizzazione degli immobili al 2050, sarà importante prevedere l’adozione di tecnologie per elettrificare i consumi finali. Favorendo per esempio gli impianti con pompa di calore.
L’attuale programma di bonus edilizi mira ad accelerare il passo della riqualificazione degli edifici energivori. Gli analisti dello Smart Building Report hanno chiesto agli operatori del mercato un’opinione circa l’efficacia di tali misure.
Dalla survey emerge la necessità di:
Su quali bonus puntare e quali eliminare? Secondo gli intervistati andrebbero mantenuti Ecobonus, Sismabonus, Bonus ristrutturazione, Bonus verde e Bonus idrico. Bocciati invece Bonus facciate e quello per mobili ed elettrodomestici. Discorso a parte il Superbonus 110%, che andrebbe profondamente rivisto. Il meccanismo ha certamente acceso i riflettori sulla transizione energetica dell’edilizia, prevedendo il salto di almeno due classi per accedere alla detrazione. Tuttavia, il blocco della cessione dei crediti, dovuto alla saturazione di capacità delle banche, e l’annullamento dei benefici di concorrenza, causato dall’aliquota al 110%, hanno generato importanti inefficienze. Un suggerimento potrebbe essere dunque quello di ridurre l’aliquota all’85-90% (ndr, sembra essere la direzione del Governo). Rendendolo anche uno strumento stabile, con regole di ingaggio precise e trasparenti.
“Di pari passo con gli incentivi – conclude Frattini – bisogna estendere la parte tecnologica e digitale degli edifici. Andrebbero inoltre introdotti obblighi più stringenti: le performance dovrebbero essere tutte misurabili e misurate. Dando un senso alle tante certificazioni, oggi frammentate e non cogenti”.