La protesta contro il ritardo dei regolamenti per le comunità rinnovabili

Trascorsi i 90 giorni del termine originario, ARERA ha spostato alla fine del 2023 la scadenza per il pieno recepimento della direttiva europea sulle comunità energetiche rinnovabili
Comunità energetiche rinnovabili: i provvedimenti

Si chiama CERS ed è l’acronimo della rete composta dalle Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali. Un’iniziativa promossa da Legambiente, Comune di Ferla e la Fondazione Famiglie di Maria che oggi può contare su 49 realtà tra Comuni, soggetti del terzo settore, comunità energetiche e associazioni di settore. Perché parliamo di CERS? Perché purtroppo ha qualcosa di importante da dire…

Purtroppo in quanto l’associazione ha dovuto prendere posizione per stigmatizzare “l’inaccettabile ritardo di ARERA nella stesura dei provvedimenti attuativi necessari allo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili”. In particolare, a far scattare il comunicato di protesta è stata la delibera emanata il 22 marzo da ARERA (l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) con un “indigesto” differimento dei termini.

Il decreto legislativo di novembre

Il provvedimento, e dobbiamo un attimo addentrarci nel lessico legislativo, ha infatti prolungato la scadenza per l’adozione dei regolamenti necessari “a garantire l’attuazione delle disposizioni contenute nel decreto legislativo dell’8 novembre 2021, n. 199 ( RED II)”. Quest’ultimo è il testo con cui l’Italia ha recepito, appunto, la direttiva europea in materia di comunità energetiche rinnovabili.

Una direttiva nella quale viene stabilito che i clienti finali possono organizzarsi secondo le configurazioni descritte agli articoli 30 e 31, ovvero ricorrendo alle comunità rinnovabili e all’autoconsumo collettivo. Tornando al decreto dell’8 novembre scorso, la scadenza per l’emanazione dei regolamenti era stabilita entro 90 giorni dalla data del decreto stesso.

L’intervento di ARERA

Un termine ormai ampiamente oltrepassato che ha reso quindi indispensabile l’intervento di ARERA con la decisione di spostarlo in avanti, e non di poco. L’Autorità ha infatti comunicato “di avviare i procedimenti, da completarsi entro la fine del 2023, finalizzati a regolare gli aspetti attinenti ai diritti dei clienti finali rientranti nelle configurazioni di autoconsumo, comprendendo, tra l’altro, le forme di risoluzione stragiudiziale delle controversie e le relative modalità procedimentali”.

Da qui la decisa protesta di CERS: “Non abbiamo più tempo. ARERA acceleri al più presto i provvedimenti necessari a garantire l’attuazione delle disposizioni del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199 (RED II), la cui scadenza è abbondantemente superata. Il rischio è di depotenziare le finalità della direttiva UE 2018/2001 sulle Comunità energetiche rinnovabili, privandole di un contesto normativo che ne permetta un rapido sviluppo a partire dai prossimi mesi”.

Rischio di blocco dello sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili

Un ritardo, spiega ancora l’associazione, che di fatto rischia di bloccare lo sviluppo stesso delle comunità energetiche rinnovabili, descritte come “uno strumento importante per combattere non solo la povertà energetica, fenomeno che secondo l’ultimo rapporto Istat è cresciuto nel nostro Paese dell’1,7% tra il 2019 e il 2020, ma anche l’emergenza climatica permettendo di invertire il trend che vede in Italia, il gas, come principale vettore energetico impiegato per il riscaldamento residenziale (50% dell’energia fornita) a scapito di pompe di calore e solare termico (quest’ultimo solo 1% del totale)”.

Dunque, nel ragionamento di CERS, siamo di fronte a un ritardo che di fatto blocca lo sviluppo di questi nuovi sistemi energetici e tutti i vantaggi ad essi connessi, a partire dalla possibilità di ridurre i costi in bolletta per amministrazioni, cittadini e imprese. Da qui l’invito rivolto ad ARERA perché acceleri al più presto i provvedimenti necessari a garantire l’attuazione delle
comunità energetiche rinnovabili.

“Si tratta – conclude il comunicato CERS – di strumenti strutturali per intervenire sulle tre principali emergenze del momento: clima, caro bollette e pace. Le fonti rinnovabili, grandi e piccole, come dimostra la drammatica guerra in Ucraina che ci obbliga ad accelerare la transizione energetica del Paese, sono l’unica soluzione per uscire dalla dipendenza dal gas, a partire da quello russo. Ogni giorno di ritardo è solo uno spreco di tempo e di energia”.

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Marco Ventimiglia

Giornalista professionista ed esperto di tecnologia. Da molti anni redattore economico e finanziario de l'Unità, ha curato il Canale Tecnologia sul sito de l'Unità
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