Città sostenibile: quanto ne sappiamo davvero? Falsi miti da sfatare

Il tema della città sostenibile è sempre più al centro dell’attenzione pubblica. Ma quanto ne sappiamo realmente? Se ne è discusso in un talk organizzato da ABB in occasione della Milano Digital Week
Falsi miti sulla città sostenibile

Cosa rende una città sostenibile? È possibile diminuire l’inquinamento nelle aree urbane? Siamo a un punto di non ritorno? La mobilità elettrica è essenziale per ridurre gli impatti di CO2 nelle città? Il tema della città sostenibile è sempre più un trend topic che alimenta i dibattiti internazionali connessi agli Obiettivi di Sostenibilità 2030 definiti dall’ONU. Ma quanto ne sappiamo davvero?

Sono questi gli interrogativi a cui ABB, multinazionale elettrotecnica operante nella robotica, nell’energia e nell’automazione, ha cercato di rispondere con il contributo di esperti in un talk tenutosi durante la recente Milano Digital Week.

Obiettivo dell’appuntamento è stato quello di scardinare una serie di falsi miti che circolano sul tema della città sostenibile, così da fare un punto sulla situazione attuale e su ciò che c’è di vero o falso nelle credenze dell’opinione pubblica. Scopriamo alcune delle Fake News confutate nel corso dell’incontro online.

Città sostenibile: falsi miti da sfatare

Le nostre città continuano e continueranno a emettere un quantitativo enorme di CO2

Si pensa erroneamente che il principale inquinatore delle città sia il settore dell’industria. In realtà, ognuno di noi è responsabile della vivibilità e della sostenibilità dei contesti urbani. Analizzando con attenzione i dati a disposizione emerge infatti che l’inquinamento cittadino deriva in primo luogo dal riscaldamento civile e in seconda istanza dai trasporti, a cui segue l’industria. Ciascuno di noi può quindi contribuire ad abbattere le emissioni di CO2 nelle città, affrontando il problema a partire dall’uso civile dell’energia e da un utilizzo più consapevole dei trasporti diretti e indiretti.

L’auto elettrica inquina più del diesel

Occorre partire dal presupposto che ogni attività umana ha un impatto ambientale. Non è esclusa neanche la mobilità elettrica. Nell’epoca attuale ci troviamo tuttavia ad affrontare una duplice sfida. Da un lato si pone l’urgenza di velocizzare il processo di decarbonizzazione, dall’altro di migliorare la qualità dell’aria delle nostre città. La mobilità elettrica riesce a risolvere o perlomeno a migliorare sensibilmente entrambe le problematiche con grande rapidità.

Dal punto di vista dell’abbattimento delle emissioni di CO2, l’auto elettrica risulta imbattibile se considerata nel suo intero ciclo di vita. A dimostrarlo sono studi autorevoli che evidenziano come l’e-Mobility sia decisiva nei confronti del processo di decarbonizzazione. Ciò vale anche rispetto al tema della qualità dell’aria a livello locale.

Altrettanto si può dire inoltre riguardo all’energia necessaria per la ricarica delle auto elettriche. È opportuno sapere che anche nel caso in cui l’energia provenga da centrali alimentate esclusivamente con fonti fossili, le e-car risultano comunque meno inquinanti e più efficienti rispetto alle auto endotermiche. Occorre inoltre ricordare che, sotto lo stimolo derivante dagli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, si sta assistendo a una crescita esponenziale delle energie rinnovabili, cosa che sta favorendo il processo di decarbonizzazione nel suo complesso.

Per di più, le auto elettriche stanno migliorando sia in termini di efficienza che di consumi. La stessa impronta carbonica delle batterie si sta progressivamente riducendo.

Le batterie delle auto elettriche non si smaltiscono facilmente

Parlare di smaltimento non è propriamente corretto. È più opportuno parlare di uso e di riciclo. Nelle batterie a ioni di litio non sono presenti materiali pericolosi per l’ambiente in fase di smaltimento. Lo sviluppo dei processi industriali consente inoltre un ampio margine di riciclabilità. A oggi è possibile riciclare l’85% dei materiali con cui sono realizzate la batterie delle auto elettriche.

L’elettrico fa perdere lavoro

Difficilmente il settore della mobilità elettrica farà perdere lavoro a chi produce mezzi di trasporto. L’elettrico sta al contrario generando nuove opportunità professionali. All’atto pratico, si tratta essenzialmente di spostarsi da una tecnologia a un’altra, promuovendo una conversione degli impianti produttivi.

Se ci attaccassimo tutti alla rete elettrica per ricaricare le auto andremmo in blackout

È un ulteriore mito da sfatare. Bisogna in realtà assumere abitudini intelligenti nei consumi, allineandosi alla potenza disponibile che risulta più che sufficiente. Le reti di distribuzione italiane, tra l’altro, sono tecnologicamente avanzate e sono altrettanto valide come quelle del resto del mondo. Sono inoltre già pronte per una gestione efficiente delle Smart City.

In Italia ci sono poche stazioni di ricarica

A oggi abbiamo una buona quantità di infrastrutture di ricarica nel nostro paese. Non sono tuttavia ancora ben distribuite perché si assiste a una maggiore diffusione nell’area settentrionale della penisola. Per il prossimo biennio è comunque prevista una grossa accelerazione nell’implementazione di colonnine nell’intero territorio nazionale.

Allo stato attuale, inoltre, le colonnine con ricarica fast, quindi rapida, sono ancora in numero abbastanza limitato. Occorre però porsi un quesito: dotare il paese di una quantità elevata di punti di ricarica pubblici è davvero necessario? Dipende essenzialmente dai chilometri percorsi ogni giorno. Accanto alle colonnine pubbliche esiste infatti anche l’alternativa delle wallbox domestiche che in molti casi possono risultare più che efficienti per ricaricare auto con tragitto di cinquanta-sessanta chilometri al giorno. Tale chilometraggio corrisponde al tempo di percorrenza medio di un’ampia fascia di cittadini italiani. Per simili esigenze, la wallbox si dimostra quindi più che valida come opzione per la ricarica dei mezzi elettrici.

Il problema delle colonnine pubbliche fast si pone principalmente per una specifica gamma di utenti, in particolare per chi percorre molti chilometri per questioni di lavoro, come ad esempio gli agenti di commercio. Si sta comunque risolvendo anche questa criticità, attraverso un aumento del numero di punti di ricarica fast lungo le arterie strategiche, tra cui le autostrade.

Negli anni a venire, la progressiva affermazione delle Smart City e degli Smart Building, con punti di ricarica gestiti in maniera intelligente, fornirà un significativo contributo, permettendo una distribuzione più capillare ed efficiente dell’energia ed evitando la necessità di sovrastrutturarsi.

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Evelyn Baleani

Giornalista e Web Editor freelance. Si occupa di contenuti per i media dal 2000. Dopo aver lavorato per alcuni anni in redazioni di società di produzione televisiva e Web Agency, ha deciso di spiccare il volo con un’attività tutta sua. Le sue più grandi passioni sono l'ambiente, il Web, la scrittura e la Spagna
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