È noto a tutti che, dal punto di vista legislativo, in Italia è obbligatorio realizzare impianti a regola d’arte. La legge 1º marzo 1968 n. 186 – composta di due soli articoli – statuiva che siffatte opere devono essere realizzate secondo la regola dell’arte; il secondo recita che se si realizzano seguendo le norme CEI, si presumono possedere tale requisito. In altre parole, fare un impianto a norme CEI è una condizione sufficiente a garantire la presunzione di rispetto della regola dell’arte.
Per gli impianti elettrici delle nostre abitazioni la norma CEI di riferimento è senza dubbio la nota CEI 64-8, giunta ormai alla VIII edizione e pubblicata alla fine del 2021. Tuttavia, fino al 2012, data di pubblicazione della edizione precedente, la norma si preoccupava solo di garantire che l’impianto fosse sicuro dal punto di vista elettrico, per evitare elettrocuzioni, ustioni e incendi; nulla era scritto per le prestazioni di detto impianto.
Paradossalmente un impianto in un appartamento di 200 metri quadri, dotato solo di una presa a spina, di un interruttore e un punto luce poteva essere considerato a norma e quindi, secondo la legge, a regola d’arte. È possibile comprendere come quest’ultima osservazione sia ben poco condivisibile.
Un impianto elettrico deve soddisfare le esigenze di chi lo utilizza, con la tecnologia disponibile sul mercato. Ecco spiegata la ragione per cui, nel 2012, la Norma CEI 64-8, nel Capitolo 37 introdusse il concetto di prestazione minima richiesta, definendo 3 diversi livelli a prestazioni crescenti, ciascuno dei quali impone dotazioni minime in funzione della superficie e della destinazione d’uso dei locali che compongono l’abitazione.
Le modifiche apportate rispetto alla edizione precedente riguardano sia il testo normativo che la tabella relativa alle dotazioni degli impianti di livello 1, 2 e 3.
Ricordiamo, in sintesi, le descrizioni dei tre livelli di impianto previsti:
È importante pretendere che l’impresa installatrice indichi nella dichiarazione di conformità il livello prestazionale scelto e realizzato.
Un immobile dotato di un impianto certificato di livello 3, a parità di altre condizioni, ha un valore superiore rispetto a quello di un immobile con impianto di livello 1 o, peggio, senza livello dichiarato.
Le principali novità introdotte con l’ottava edizione della norma sono:
Accanto a queste novità c’è la conferma del numero di prese, punti luce e altre dotazioni richieste per ogni locale in funzione dell’uso e del livello scelto. In questo modo aumenteremo anche la sicurezza non elettrica evitando di inciampare in pericolose prolunghe, a causa dell’assenza di prese dove occorre. Un altro esempio può essere la lampada ad accensione automatica, in caso di mancanza di tensione, che permette di raggiungere in sicurezza il quadro di unità abitativa.
Tutto ciò premesso appare evidente che non si può parlare di Smart Home laddove l’impianto elettrico non sia anch’esso Smart. Quale è il livello di prestazioni richiesto per una casa smart? È evidente che un impianto Smart debba essere verosimilmente un impianto di livello 3.
Articolo a cura di ANIE CSI, Impianti a Livelli per ElettricoMagazine