Smart grid, smart home e ricarica dell’auto elettrica

La ricarica dell’auto elettrica è già oltre le sue tecnologie infrastrutturali: le principali opportunità riguardano il power management intelligente e lo scambio bidirezionale con la rete e gli edifici
Ricarica dell'auto elettrica e opportunità del V2G

L’evoluzione della mobilità green non è fatta solo di nuove batterie, colonnine smart e ricarica dell’auto elettrica. C’è un filone tecnologico e strategico sempre più consistente che apre al dialogo “totale” tra gli impianti coinvolti. Quello che vede l’automobile scambiare in modo bidirezionale energia con la casa e con la rete elettrica, in una dinamica intelligente e integrata alle rinnovabili.

Nuove opportunità dalla ricarica domestica

A che punto siamo e dove dobbiamo andare? Un’interessante prospettiva sugli sviluppi della smart mobility, inserita nella transizione energetica, viene da Laura Andi Abati, communication officer di Scame Parre. “La maggioranza delle ricariche EV avviene in ambito domestico o lavorativo – spiega in occasione del convegno “Smart Ecobuilding: dalla green energy agli edifici intelligenti” a MCE 2022 -. Le persone sfruttano principalmente questi momenti, un po’ come nel caso degli smartphone, che ricarichiamo in ogni occasione utile. L’infrastruttura pubblica viene percepita invece come un servizio collaterale o di emergenza”.

Non a caso, l’ultimo Smart Mobility Report del Politecnico di Milano evidenzia che il 75% dei punti di ricarica privati installati in Italia nel 2020 è composto da piccole stazione domestiche o nei luoghi di lavoro. Qui nascono le opportunità di integrazione: i dispositivi stand alone o i sistemi di ricarica connessi (vedi le soluzioni condominiali) possono partecipare attivamente all’ottimizzazione dei carichi necessari all’alimentazione elettrica degli edifici.

Power management intelligente

La tecnologia risponde a questa esigenza con diverse innovazioni. La prima riguarda appunto lo smart power management. La colonnina di ricarica dell’auto elettrica, infatti, non è un semplice elettrodomestico, può e deve dialogare con il contatore elettrico. Basti pensare che, secondo i dati Arera – risalgono al 2019 ma sono significativi -, quasi il 90% delle abitazioni italiane ha attivato una media di 3 kW. In sostanza, la ricarica domestica può causare blackout quando si utilizzano in contemporanea altri elettrodomestici (lavatrice, lavastoviglie, piastra a induzione, ecc.). La soluzione è nei sistemi intelligenti di gestione dei carichi, che “parlano” con contatori e wallbox per modulare l’energia inviata all’automobile, dando priorità ai consumo domestici.

Il problema della gestione dei picchi è reale. Non a caso Arera sta intervenendo in ambito residenziale con una sperimentazione riservata ai proprietari di auto elettriche. Da luglio 2021, infatti, i privati che rispondono a determinati requisiti possono aumentare la potenza del contatore fino 6 kW nelle ore notturne e nei festivi. La richiesta è gratuita, previa verifica della compatibilità di tale iniziativa con la propria stazione di ricarica. Questo perché Arera ha deciso di puntare sui modelli smart e controllabili da remoto. “L’obiettivo – aggiunge la relatrice -, è sfruttare la digitalizzazione per gestire i picchi di richiesta di energia dalla rete. Utilizzando sistemi integrati che ottimizzano e gestiscono i consumi. Del resto, bilanciare la richiesta di elettricità alla rete è il primo passo verso una possibile cessione del surplus proveniente anche dal proprio veicolo elettrico”.

Come i veicoli ricaricheranno le nostre case

Eccoci al dunque: le smart application nascono per massimizzare anche l’autoconsumo nei building. In presenza di impianti fotovoltaici integrati all’accumulo, migliorano ulteriormente la gestione della produzione e dei consumi legati alla ricarica dell’auto elettrica. Da qui, la grande opportunità del V2G (Vehicle-to-Grid) e del V2X (Vehicle-to-Everything). Ovvero di un impianto di ricarica EV che comunica con sistema-casa e sistema-rete e viceversa.

“Il fronte normativo è ancora incerto – spiega Laura Andi Abati -, ma a livello aziendale stiamo avviando progetti pilota per farci trovare pronti quando il legislatore si pronuncerà in merito alla gestione bidirezionale della rete. Sviluppare una tecnologia che permetta al veicolo elettrico di interagire con la rete, cedendole anche il surplus, è molto importante per l’evoluzione della transizione energetica”. E rassicura i timori di chi pensa che non ci sia abbastanza energia per sostenere il fabbisogno del crescente numero di veicoli green circolanti. “Non vedo attualmente problemi legati all’aumento delle auto elettriche rispetto all’infrastruttura – conclude -. La transizione del parco auto in Italia ha una media di 14 anni, il passaggio dall’endotermico all’elettrico è ancora graduale”. Nel frattempo, avanti tutta con gli sviluppi del V2G nelle smart grid.

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Maria Cecilia Chiappani

Copywriter e redattore per riviste tecniche e portali dedicati a efficienza energetica, elettronica, domotica, illuminazione, integrazione AV, climatizzazione. Specializzata nella comunicazione e nella promozione di eventi legati all'innovazione tecnologica.
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