Il Superbonus non si ferma. I dati, che Enea ha diffuso a fine novembre, confermano ancora un trend di crescita con un ritmo di circa 3,5 miliardi in linea con l’andamento mensile nella la prima parte dell’anno. Le detrazioni per i lavori di efficientamento energetico hanno raggiunto quasi i 64 miliardi di euro, ripartito in 26 miliardi di euro per i condomìni, circa 22,4 miliardi per gli edifici unifamiliari e 9,5 miliardi (per le unità immobiliari funzionalmente indipendenti. Tutto questo nonostante il blocco delle operazioni di cessione del credito: sono oltre cinque miliardi di crediti bloccati nei cassetti fiscali per i bonus edilizi e il superbonus.
A livello regionale la Lombardia si conferma come il territorio con il maggior numero di lavori in corso, con quasi 10 miliardi di investimenti ammessi in detrazione e un investimento medio per i condomini di circa 670.000 euro. Segue il Lazio con poco più di 5 miliardi di lavori, ma una spesa media di oltre 777.000 euro per i condomini. Al terzo posto l’Emilia-Romagna con 4,8 miliardi di lavori avviati e una spesa media a livello condominiale pari di circa 565.000 euro.
Sono quasi 50mila le imprese della filiera delle costruzioni (edilizia, impianti e serramenti) che accusano difficoltà nella cessione dei crediti legati ai bonus per la riqualificazione degli immobili. Una situazione, quella dei crediti bloccati, che si era già stata denunciata da CNA lo scorso maggio.
Dall’indagine realizzata da CNA emerge che ci siano oltre 5 miliardi di euro i crediti bloccati nei cassetti fiscali delle imprese che hanno riconosciuto lo sconto in fattura e non monetizzati attraverso una cessione. Un volume che è raddoppiato rispetto alla scorsa primavera. Emblematica la percentuale di imprese con cassetto fiscale pieno da almeno 5 mesi: era il 35% a maggio mentre oggi sfiora il 75%. Dall’indagine emerge anche che è aumentata la platea delle imprese che detiene crediti superiori a 100mila euro.
Per le imprese è sempre più difficile individuare soggetti disposti ad acquisire i crediti legati ai bonus per l’edilizia e lo scenario continua a peggiorare. Il 27,4% delle imprese rileva negli ultimi mesi un atteggiamento diverso da parte degli intermediari anche se non riesce a risolvere il problema.
La paralisi della cessione dei crediti fiscali si ripercuote su tutta la filiera, oltre la metà delle imprese intervistate dichiara di essere in ritardo con il pagamento dei fornitori, mentre più del 40% dichiara di far fatica a pagare tasse e imposte. A questo si aggiunge che 6 imprese su 10 stanno valutando la sospensione dei cantieri in essere e l’86% afferma che non aprirà nuovi cantieri.
Dal report emerge, inoltre, che se il mercato dovesse ripartire, molte aziende non offriranno più lo sconto in fattura. Questo comporta una significativa riduzione di questo settore di attività.
Il settore delle costruzioni è un settore molto importante per il nostro Paese, e in questi due anni ha avuto un ruolo trainante. Il Cresme ha evidenziato che, fra il 2020 e il 2022, nel settore delle costruzioni ci sono stati investimenti aggiuntivi rispetto al 2019 (anno pre-Covid) per un valore pari a 106 miliardi di euro. Si è trattato di una crescita in termini reali del +20,4% nel 2021 e del +14,9% nel 2022. Un peso specifico dell’edilizia, rispetto al PIL nazionale, che sale quindi al 13,9%.
Ma dopo l’euforia degli ultimi anni, già il 2023 dovrebbe far registrare una brusca inversione di tendenza, complice il progressivo ridimensionamento del circolo virtuoso innescato dai bonus edilizi. In occasione del Convegno Angaisa, il Direttore del Cresme Lorenzo Bellicini ha sottolineato i rischi legati a una mancanza di strategia “attenta e consapevole” da parte degli operatori del settore. Sarà necessario scendere dal treno dei bonus per cercare di salire su quello legato alle nuove opportunità del PNRR, che comportano una previsione di crescita delle opere pubbliche pari al +41,7%.
Diverse ricerche pubblicate hanno evidenziato i benefici derivanti dal Superbonus, tra queste quella del Censis che stima che il gettito fiscale derivante da tale produzione aggiuntiva possa ripagare circa il 70% della spesa a carico dello Stato per le opere di efficientamento sugli edifici. Questo equivale a dire che 100 euro di spesa di Superbonus, allo Stato costerebbero 30 euro, ridimensionando il valore reale del disavanzo generato dall’incentivo.
Inoltre, il Ministero dell’economia e delle finanze (Mef) ha registrato tra gennaio e settembre 2022 un incremento del gettito dell’11% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ed è verosimile pensare che sia il comparto edile ad aver contribuito all’aumento delle entrate tributarie.
Anche le famiglie sono particolarmente interessate a riqualificare gli immobili a patto di poter fruire dello sconto in fattura e cessione del credito come emerso dall’ultima indagine Nomisma presentato al convegno annuale di Angaisa.