Il Superbonus torna in bilico, Poste si sfila dalla cessione del credito

A causare lo stop annunciato da Poste Italiane, che potrebbe ora estendersi alle banche, varie sentenze della Cassazione che confermano la possibilità di sequestro dei crediti da parte dell’Amministrazione finanziaria nel caso di indagini su eventuali frodi
Stop Poste italane a cessione del credito Superbonus

Coloro che seguono da tempo le pirotecniche vicende del Superbonus, non importa perché parti in causa o come semplici spettatori, hanno ormai capito che trarre delle conclusioni in merito alla maxi agevolazione fiscale è un esercizio ad altissimo rischio. Anzi, si può affermare che l’unica certezza è l’incertezza…

In questi giorni se ne sta avendo ulteriore conferma, con il governo appena insediato che si appresta a varare gli ennesimi correttivi di legge, come da noi riportato, senonché l’intervento avviene proprio mentre il meccanismo della cessione del credito torna a bloccarsi mettendo in dubbio la sopravvivenza stessa della misura.

Ricordiamo che la cessione del credito fiscale al 110% maturato con l’effettuazione dei lavori di riqualificazione energetica rappresenta l’architrave finanziaria su cui si basa il Superbonus e si è rivelato da subito il principale punto debole della misura, richiedendo correttivi a pioggia che però hanno spesso complicato la situazione piuttosto che semplificarla.

Il comunicato di Poste Italiane

L’ultimo problema, un grande problema, si è manifestato sotto forma di un drastico comunicato di Poste Italiane, che di fatto dice basta con il Superbonus, una presa di posizione che purtroppo, ma anche comprensibilmente, potrebbe fare proseliti fra gli altri grandi protagonisti finanziari, istituti bancari in primis, che operano nella catena miliardaria della cessione del credito.

“Il servizio di acquisto di crediti d’imposta – si legge nel comunicato di Poste Italiane -, ai sensi del DL 19 maggio 2020 n.34, convertito con modificazioni nella legge 17 luglio 2020 n.77 (appunto il Superbonus, ndr), è sospeso per l’apertura di nuove pratiche. È possibile seguire l’avanzamento delle pratiche in lavorazione e caricare la documentazione per quelle da completare”.

Ma che cosa ha provocato una decisione di tale portata? Se nel comunicato non c’è una spiegazione ufficiale, non è difficile collegarlo a quanto accaduto a Poste Italiane che si è ritrovata fra i “destinatari” di ben cinque recenti sentenze della Corte di Cassazione, sostanzialmente dello stesso tenore e a dir poco allarmanti per i soggetti finanziari coinvolti nella cessione del credito.

Sequestro dei crediti sempre possibile

Nella sostanza, infatti, la Corte ha confermato la possibilità per l’Amministrazione finanziaria di sequestrare i crediti in capo al cessionario nell’eventualità che venga avviata una procedura per un sospetto di frode. A ricorrere alla Cassazione, oltre a Poste Italiane, erano stati Cassa Deposti, Illimity Bank, Groupama e Banco Desio e della Brianza, tutti appunti accomunati dal respingimento del ricorso.

Ed è importante sottolineare come nei pronunciamenti della Corte non è indicata alcuna eccezione alla possibilità di sequestro dei crediti da parte dell’Amministrazione finanziaria. Dunque, non conta nemmeno l’estraneità del cessionario dei crediti alla presunta frode, né la sua buona fede all’atto di rilevarli.

E proprio il rischio di sequestro del credito, a questo punto insindacabile una volta avvenuto, rende facile prevedere che la presa di posizione di Poste Italiane non rimarrà un caso isolato, almeno fino a quando il governo non interverrà ancora sulla materia, cercando di mettere “in sicurezza” i cessionari dei crediti, operazione peraltro già avvenuta ma a quanto pare in modo ritenuto inadeguato da parte della magistratura.

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Marco Ventimiglia

Giornalista professionista ed esperto di tecnologia. Da molti anni redattore economico e finanziario de l'Unità, ha curato il Canale Tecnologia sul sito de l'Unità
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