Bonus edilizi, la cessione del credito cambia ancora con sanzioni più dure

Nuovo intervento del governo dopo l’emergere di maxi raggiri relativi al Superbonus. Ripristinata la possibilità di cessioni multiple, fino a tre, del credito d’imposta con la previsione di dure sanzioni e pene detentive per i truffatori
superbonus e cessione del credito

Bonus Casa, la Procura scopre una truffa colossale da 1 miliardo”. Oppure: “Per fermare le truffe sui Bonus bloccare le aziende fasulle”. Ed ancora: “Superbonus, truffa da 4 miliardi per le mafie”… Si può dire, con amara ironia, che nelle ultime settimane il Superbonus al 110% si è trasformato da grande opportunità a grande colpevole, coinvolgendo nel discredito montante anche le altre agevolazioni nel settore dell’edilizia.

E come sempre accade nel bel mezzo di un’onda mediatica, prontamente cavalcata da questo o quel partito politico, a poco vale far notare che accanto ai consueti furbi e delinquenti ci sono tante persone ed imprese che proprio grazie alle agevolazioni sui lavori possono e potranno diventare il motore della transizione energetica del nostro Paese. Giova infatti ricordare che il percorso verso delle economie nazionali ad impatto zero è la cosa che, in ultima istanza, interessa davvero all’Unione europea, dalla quale proviene la maggior parte dei denari destinati a finanziare i vari piani di sviluppo in ottica green dei Paesi membri.

Governo stretto in una forbice

Insomma, da una parte le aspettative europee e dall’altra il clima di negatività per i raggiri, veri o presunti, legati al Superbonus: stretto in questa forbice, il governo ha appena messo a punto un decreto ad hoc, peraltro l’ennesimo testo legislativo legato alla maxi agevolazione fiscale e senza alcuna garanzia che si tratti dell’ultimo.

Il titolo del provvedimento varato da Palazzo Chigi è già tutto un programma: “Decreto legge recante misure urgenti per il contrasto alle frodi in materia edilizia e sull’elettricità prodotta da impianti da fonti rinnovabili”. Nella sostanza si tratta di una serie di correttivi, accompagnati da un significativo inasprimento delle sanzioni, sul meccanismo ormai individuato come “il ventre molle” del Superbonus, ovvero la cessione del credito.

Tolto il limite di una sola cessione del credito

Per prima cosa, nell’articolo 1 il governo ha dovuto porre rimedio al mezzo disastro normativo compiuto nel precedente Decreto Sostegni ter che stabiliva, sempre nella logica di evitare le frodi, la limitazione ad una sola cessione per il credito d’imposta non solo maturato con il Superbonus ma anche con gli altri bonus edilizi. Una stretta enorme che ha di fatto bloccato il ricorso alle agevolazioni.

Il nuovo decreto prevede invece “la possibilità di due ulteriori cessioni solo se effettuate a favore di banche e intermediari finanziari iscritti all’albo previsto dall’articolo 106 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia”. Dunque, le cessioni possibili del credito d’imposta diventano tre, ma resta da vedere se basterà quest’estensione a rimettere in moto il ricorso ai bonus edilizi, anche perché ci sono altre novità che potrebbero trasformarsi in altrettante criticità…

Viene infatti introdotto un codice che sarà associato al credito d’imposta maturato con l’obbligo della sua indicazione “nelle comunicazioni delle eventuali successive cessioni, secondo le modalità previste dal provvedimento” che sarà approntato dall’Agenzia delle Entrate. Codice e relativa procedura che entreranno in vigore con le comunicazioni inviate all’Agenzia delle Entrate a partire dal primo maggio 2022.

L’inasprimento delle sanzioni

C’è poi un altro aspetto da considerare, ovvero l’inasprimento delle sanzioni che vanno a colpire “il tecnico abilitato che, nelle asseverazioni di cui al comma 13, espone informazioni false o omette di riferire informazioni rilevanti sui requisiti tecnici del progetto di intervento o sulla effettiva realizzazione dello stesso ovvero attesta falsamente la congruità delle spese”.

Quanto alle pene, sono molto salate considerato che i colpevoli vengono puniti “con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da 50.000 a 100.000 euro. Se il fatto è commesso al fine di conseguire un ingiusto profitto per sé o per altri la pena è aumentata”. Un regime sanzionatorio che potrebbe condizionare non poco l’ambiente degli addetti ai lavori, anche perché c’è il comprensibile timore di commettere errori involontari.

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Marco Ventimiglia

Giornalista professionista ed esperto di tecnologia. Da molti anni redattore economico e finanziario de l'Unità, ha curato il Canale Tecnologia sul sito de l'Unità
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