Ne avevamo parlato pochi giorni fa ipotizzando, in relazione alla mancata conferma nella legge di Bilancio 2022 dello sconto in fattura e della cessione del credito per i lavori eseguiti ricorrendo ai bonus edilizi, di una possibile “dimenticanza” del governo. Ebbene, se le cose sono andate effettivamente così non ci è voluto molto tempo per un recupero di memoria in zona Palazzo Chigi, tanto è vero che le due agevolazioni sono ricomparse nel testo ufficiale della manovra che adesso sta iniziando il suo cammino al Senato.
In particolare, nel testo dell’art.8 è stato aggiunto un passaggio dove, richiamando la precedente norma che aveva esteso la cessione del credito e lo sconto in fattura per il corrente biennio, viene specificato che le parole “negli anni 2020 e 2021” sono sostituite con “negli anni 2020, 2021, 2022, 2023 e 2024”.
Dunque una proroga triennale per lo sconto in fattura che, lo ricordiamo, consente di scontare il Bonus spettante direttamente al momento del pagamento, nonché per la cessione del credito ad un soggetto terzo, ad esempio un istituto bancario. Due autentiche “scorciatoie” economiche rispetto al metodo classico di recupero delle spese sostenute, ovvero le detrazioni Irpef spettanti negli anni successivi all’esecuzione dei lavori.
Non è però finita qui perché, come capita non di rado in Italia quando si parla di provvedimenti legislativi, a una buona notizia se ne accompagna una di senso opposto… Infatti, per ottenere i Bonus edilizi, e quindi la cessione del credito e lo sconto in fattura, vengono ora aggiunti due passaggi:
Una “stretta”, peraltro non contenuta nel testo della legge di Bilancio ma in un decreto legge appena varato dal governo e quindi già vigente, che ha subito provocato dure proteste. Come quelle delle Confederazioni artigiane, ovvero CNA, Confartigianato imprese e Casartigiani, che in un comunicato congiunto parlano di una “scelta incomprensibile”.
Secondo le associazioni di categoria l’introduzione di questi due passaggi comporterà delle spese aggiuntive che in non pochi casi potrebbero risultare persino più alte del potenziale risparmio derivante dal Bonus edilizio. “Per sostituire una semplice caldaia o anche solo una finestra – è l’esempio -, il nuovo onere rischia di essere più costoso del beneficio fiscale”.
Ma perché il governo si è mosso in questa direzione, che di certo complica l’accesso ai Bonus edilizi? La ragione sta nelle truffe fin qui riscontrate, con i benefici economici degli sconti incassati da soggetti che in realtà non avevano eseguito i lavori che li accreditavano. Non a caso, il provvedimento che ha introdotto nella procedura il visto di conformità e l’asseverazione è stato subito ribattezzato come “decreto anti-frodi”.
E secondo quanto recentemente comunicato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, non si tratterebbe di un danno di poco conto per le casse dello Stato. Se in prima battuta si era parlato di un ammontare di circa 800 milioni di euro per le frodi sui crediti fiscali relativi ai bonus edilizi, adesso questa stima è arrivata a quasi un miliardo di euro.