Il paradigma delle comunità energetiche e degli smart district può cambiare, in meglio, la sfida climatica dell’Italia. Da un lato, le rinnovabili sono ben avviate e il know-how tecnologico non manca. Dall’altro gli obiettivi “net zero” si sommano all’esigenza di migliorare l’efficienza dell’industria e la sostenibilità delle città.
Come hub ideale di tutte queste tendenze, MCE – Mostra Convegno Expocomfort ha individuato nel tema degli smart district un importante stimolo abilitatore del nostro futuro decarbonizzato. Agli analisti dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano il compito di evidenziare mercato e opportunità del digitale nella transizione energetica.
Alla base, la certezza che la partita dello sviluppo sostenibile si giochi nei settori dell’edilizia, dei trasporti e delle infrastrutture. Da qui, si delinea il ruolo strategico della digitalizzazione, che permea e integra ognuna di queste filiere. In particolare, l’Energy & Strategy Group ha preso in considerazione 4 diversi ambiti di questa trasformazione.
Nel comparto industriale, la disponibilità di soluzioni e gli investimenti in tecnologie digitali sono in costante crescita. Purtroppo, però, tra il 60% e il 73% dei dati raccolti nelle imprese risultano ancora inutilizzati. Anzi, secondo una survey di McKinsey, il manifatturiero è tra i settori meno coinvolti nell’analisi dei dati, soprattutto all’interno dei processi produttivi. C’è anche una buona notizia: nel 90% delle aziende i dati raccolti sono utilizzati per migliorare efficienza energetica e consumi (percentuale che sale al 95% per le ESCo).
“Siamo un Paese manifatturiero povero di materie prime, ma capace di fare molto con poco – spiega Massimiliano Pierini, Managing Director di Reed Exhibitions Italia –. Ma oggi non possiamo più crescere con un modello lineare ad alto spreco di risorse, abbiamo bisogno di cambiamenti verso un’economia circolare e rigenerativa. E proprio qui abbiamo deciso di investire, creando un tavolo di dibattito per favorire le buone pratiche e mettere a disposizione dei nostri espositori degli strumenti utili. Durante MCE 2002 si svolgeranno infatti i primi Stati Generali sull’Economia Circolare: imposteremo insieme il programma futuro con il prezioso supporto del Politecnico di Milano”.
Negli ultimi anni, il paradigma degli smart building si è evoluto in un’architettura integrata e complessa. Un ecosistema che permette di gestire edifici ad alte prestazioni energetiche, con elevati protocolli di safety & security e capaci di assicurare comfort e migliore qualità di vita. Tuttavia, il livello di maturità tecnologica degli edifici intelligenti in Italia è ancora insufficiente per trainare concretamente la transizione ecologica.
Gli esperti del PoliMi ne hanno analizzato lo status incrociando due aspetti chiave – numerosità dei device connessi e livello di integrazione dei servizi – in tre archetipi di riferimento:
I risultati sono piuttosto deludenti. Nel settore residenziale l’85% appartiene al primo livello, il 13% al secondo e solo il 2% al terzo. Un po’ meglio il terziario: a fronte di un 55% con limitata maturità, ci sono un 25% di casi con elevata maturità e un 20% nella fascia intermedia.
Nel 2020 sono stati immatricolati a livello globale quasi 3,2 milioni di passenger car e Light Duty Vehicle elettrici (sia BEV sia PHEV). Un +43% rispetto all’anno precedente, con uno stock complessivo di oltre 10 milioni di veicoli a fine 2020. In Italia, sempre nello stesso periodo, sono state immatricolate 59.875 auto elettriche (+251% rispetto all’anno precedente). In termini relativi, si tratta del 4,3% sul totale delle immatricolazioni, in crescita del 3,4% rispetto all’anno precedente.
Ma il vero tema, per la sostenibilità dei trasporti, sono le potenzialità di riduzione delle emissioni e il ruolo dei veicoli nella gestione della rete. Un mezzo elettrico, infatti, viene utilizzato in media solamente per il 5-10% del tempo nel corso della sua vita utile. Ecco perché puntare sul Vehicle-Grid Integration (VGI). Ovvero, su un veicolo elettrico sfruttabile in due declinazioni:
Lo studio dell’E&S Group ha identificato 4 configurazioni tecnologiche abilitanti del paradigma degli smart district, secondo l’ottica delle comunità energetiche. A ciascuna configurazione è associato un differente stato di “condivisione” dell’energia tra i soggetti della comunità:
Uno smart district è un piccolo ecosistema che consente di inquinare di meno, con una mobilità sostenibile e multimodale. Ma anche con un’urbanizzazione progettata in maniera integrata con l’impiantistica, in un contesto attento alla sostenibilità. Insomma, un’opportunità fondamentale nel processo di transizione ecologica, che deve diventare oggetto delle attenzioni e degli investimenti di tanti attori del sistema.
Le comunità energetiche, grazie alla gestione collettiva dell’energia, ottimizzano produzione e consumo tra i diversi edifici all’interno di un distretto