Perché l’energia condivisa ci porterà lontano

Comunità energetiche rinnovabili per condividere l’energia pulita: il ruolo sostenibile, economico e sociale di questo strumento come driver per l’autosufficienza
Energia condivisa e opportunità delle comunità energetiche

Non è più solo una questione di superbonus: la crescente elettrificazione di case, edifici e mobilità ha rilanciato lo sviluppo delle fonti green nel residenziale come motore di energia condivisa. L’approccio delle comunità energetiche rinnovabili (CER), configurazione finalmente prevista dalla normativa italiana, offre certamente risvolti significativi in termini ambientali. Ma anche a livello tecnico e soprattutto sociale, con cittadini prosumer sempre più consapevoli e attenti ai consumi.

L’apparato regolatorio c’è, le tecnologie ci sono, le istituzioni pubbliche e i privati sono sensibili. Non è ora di spingere sull’acceleratore?

Energia condivisa = autosufficienza e decarbonizzazione

Decisamente sì, nell’opinione di Gianluca Ruggieri, ricercatore dell’Università dell’Insubria intervenuto in occasione del convegno di That’s Smart dedicato proprio agli sviluppo delle CER in Italia. “Il problema del cambiamento climatico diventerà sempre più drammatico, anche a causa dell’uso sfrenato di risorse fossili – spiega -. In un recente articolo di Nature leggiamo che, per tenere fede all’accordo di Parigi, dovremmo lasciare inutilizzato nei giacimenti l’89% del carbone. La roadmap di IEA “Net Zero by 2050” ci dice anche di ridurre le emissioni tramite 26 azioni, e relative tempistiche, in diversi settori (edilizia, trasporti, industria). L’Europa ha colto la sfida e ha approntato una strategia ben precisa”. Altri elementi chiave, la dipendenza dall’estero e gli attuali costi dell’energia. Le proiezioni del Pniec dicono che siamo “fermi”. Dobbiamo accelerare tantissimo per raggiungere gli obiettivi (e forse non riusciremo lo stesso).

La direzione è dunque una: puntare sui sistemi energetici flessibili. Ovvero integrare elettrificazione degli impianti, fonti rinnovabili, soluzioni di accumulo, gestione della domanda, efficienza e risparmio energetico dell’edificio. Questo perché le rinnovabili elettriche sono fonti intermittenti: per soddisfare domanda e offerta serve un’interconnessione intelligente e controllabile da remoto.

Prosumer al centro dei sistemi energetici

Il punto di partenza è l’attuale sistema energetico centralizzato, composto da grandi impianti, reti di trasmissione nazionale e, in ultimo, cittadini e aziende che pagano le bollette. In un sistema decentralizzato le cose sono più complesse. “Il ruolo chiave passa ai prosumer, con le relative attività di accumulo e gestione intelligente – aggiunge Ruggieri -. Per anni le normative Ue e italiane si sono basate sulla necessità di tutelare il consumatore. Oggi, invece, l’obiettivo è renderlo protagonista del sistema energetico condiviso. Anche il sistema di scambio sul posto è destinato a essere superato, perché diventa importante ragionare non solo su “quanto” si produce ma su “quando” si consuma energia. Questo al fine di massimizzare l’autoconsumo istantaneo e cedere meno energia alla rete”.

Cosa fare con la produzione in eccesso? Riassumendo, le principali opportunità sono:

  • autoconsumo collettivo in condominio: impianto comune collegato anche alle utenze dei singoli appartamenti;
  • comunità energetica rinnovabile (CER): da molti impianti a molte utenze, tramite un soggetto giuridico che produce, consuma e vende energia rinnovabile agevolando lo scambio tra i membri della comunità.

Le CER non sono dunque uno strumento di investimento e di profitto. Bensì generano benefici sociali ed economici importanti, anche nella lotta alla povertà energetica.

Comunità rinnovabili e potenzialità di sviluppo in Italia

Comunità energetiche: i numeri del potenziale

Sempre a MCE 2022, l’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano ha presentato uno studio sulla potenziale diffusione degli Smart District in Italia nei prossimi 5 anni. Il Pniec fissa come obiettivo nazionale al 2030 un target di 52 GW di impianti fotovoltaici. Ovvero una crescita di 30,6 GW rispetto all’installato del 2020. Mantenere il trend dell’ultimo triennio (2018-2020) non ci porterebbe lontano. Ecco perché la diffusione di comunità energetiche in Italia può fare la differenza. Il loro aumento sul territorio comporterà infatti l’installazione di 2,7 – 4,6 GW di nuovo fotovoltaico. Un contributo del 25-45% al target al 2026 (33,25 GW).

Scenari conservativi e accelerati dell’energia condivisa

Guardando al mercato attuale, gli analisti hanno stimato due scenari di penetrazione di queste configurazioni. Il tutto tenendo conto della presenza di vincoli tecnici e di altri ostacoli di natura storico-paesaggistica che non permettono di installare impianti fotovoltaici. Nel complesso, gli elementi che concorrono alla diffusione – conservativa o accelerata – delle CER sono:

  • ruolo “proattivo” della Pa nella promozione di queste iniziative;
  • sviluppo di configurazioni, efficienti, scalabili e replicabili;
  • conferma delle detrazioni fiscali;
  • gestione efficiente dei finanziamenti a tasso agevolato per i piccoli comuni.

Le CER italiane in 5 anni

Gli utenti residenziali coinvolgibili in comunità energetiche o autoconsumo collettivo nel prossimo quinquennio sono tra 960.000 e 1.630.000. Il numero di aziende in distretti industriali varia invece da 3.000 a 6.000, a seconda dello scenario conservativo o accelerato. Tradotto in impatto economico? “La diffusione di queste configurazioni porterà benefici, in termini di incremento degli investimenti nel settore dei fornitori di tecnologia, pari a 2,2-3,8 miliardi di euro – spiega Vittorio Chiesa, direttore dell’Energy & Strategy Group e presidente del comitato scientifico di MCE.

Condividere l’energia fa bene a tutti

Ai vantaggi economici, lo abbiamo già sottolineano, si uniscono quelli ambientali. Sempre secondo l’E&S Group, in 5 anni si potrebbero ridurre le emissioni di CO2 di 0,9-1,6 MtonCO2eq/anno. Equivalenti alla piantumazione di un numero di nuovi alberi compresi tra 25,3-45 milioni di unità, in base allo scenario di riferimento. Infine, va considerata la ricaduta sociale della diffusione delle comunità energetiche. Le configurazioni porteranno infatti all’attivazione di nuove attività – dunque occupazione e sviluppo – nei territori italiani.

L’energia condivisa tramite autoconsumo collettivo e comunità energetiche diventa quindi il vero strumento per attivare il circolo virtuoso del sistema energetico flessibile. Un’occasione immediata e vicina all’utente finale, fondamentale per la transizione energetica italiana.

Vuoi rimanere aggiornato sui contenuti di ElettricoMagazine?
Iscriviti alla nostra newsletter!

Mailchimp subscribe

Maria Cecilia Chiappani

Copywriter e redattore per riviste tecniche e portali dedicati a efficienza energetica, elettronica, domotica, illuminazione, integrazione AV, climatizzazione. Specializzata nella comunicazione e nella promozione di eventi legati all'innovazione tecnologica.
menu linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram