3 proposte per aumentare gli smart building in Italia

Formulazione di interventi concreti e sistemici, utili ad accelerare la riconversione intelligente ed efficiente degli edifici italiani: secondo la Community Smart Building, sono fondamentali servizi data driven e maggiori garanzie di privacy e sicurezza
Smart building in Italia: 3 azioni concrete

Smart building in Italia come elemento base delle future smart city, in una Società 5.0 tecnologicamente “a misura” di persona. L’ambiente sostenibile, inclusivo e avanzato degli edifici intelligenti, secondo la Community Smart Building, integra servizi data driven e maggiori garanzie di privacy e sicurezza.

Come? Dopo aver analizzato approfonditamente stato dell’arte e vantaggi della riconversione smart del parco immobiliare italiano, è tempo di proposte. Obiettivo, definire un’azione nazionale in grado di favorire questo sviluppo, intervenendo puntualmente sui fattori ostativi e valorizzando gli acceleratori. La realtà fondata da The European House – Ambrosetti punta al dialogo diretto con le istituzioni e gli attori della filiera. Per questo, ha elaborato 3 proposte concrete per abilitare i processi di sviluppo degli smart building in Italia.

Oltre gli ostacoli, azioni concrete

Riconvertire in ottica smart consentirebbe, infatti, benefici economici e sociali importanti. Tuttavia, spesso si tratta di attività complesse e costose, con vantaggi non immediatamente percepibili dai cittadini. Inoltre, la direttiva europea di efficientamento degli edifici (COM/2021/802) solleva preoccupazioni in termini di sostenibilità degli interventi, costi e tempi. Il Parlamento europeo ha recentemente proposto una revisione della Energy Performance of Buildings Directive (EPBD) al fine di aumentare il tasso di ristrutturazione degli immobili energivori. In particolare, gli edifici residenziali dovranno raggiungere almeno la classe energetica E entro il 2030 e la D entro il 2033. Per quelli non residenziali e pubblici vigono le stesse condizioni, ma entro il 2027 e il 2030.

Al di là della revisione della direttiva europea, le evidenze della Community Smart Building spingono a identificare condizioni chiare e percorribili per la riconversione degli edifici nel nostro Paese. A seguire, le tre azioni abilitanti che andrebbero a favorirla.

Smart building in Italia: le 3 condizioni abilitanti

Definizione di edificio intelligente

Richiamando le precedenti tappe del rapporto strategico, la Community Smart Building ha stabilito anzitutto cosa si intende per edificio intelligente. Gli elementi costitutivi sono:

  • tecnologie e processi automatizzati;
  • impianti per energia pulita;
  • servizi e gestione integrati;
  • controllo da remoto.

La prima voce appartiene a tutte le definizioni mappate, le altre risultano più variabili. Riguardo ai corrispondenti obiettivi, tutte sembrano contenere interoperabilità ed efficienza e controllo sui consumi e sulla sicurezza. Il miglioramento dell’abitabilità e la consapevolezza dei residenti non sono invece condivisi in toto.

Lacune delle attuali definizioni

Analizzando i gap attuali, manca l’obiettivo di favorire la dimensione circolare dell’abitare. Inoltre, le definizioni mappate non contemplano materiali sostenibili e circolari, design e progettazione circolare ed efficientamento delle risorse idriche. Ciò rende difficile una visione olistica e integrata del concetto di smart building in Italia, a cui associare standard ed elementi operativi. Infatti, nel dibattito corrente vengono menzionati prevalentemente involucro e consumo energetico. Tralasciando tecnologie smart abilitanti e altre dimensioni chiave e comportando una definizione approssimativa.

Attenzione ai risparmi idrici degli smart building in Italia

Focalizzare l’attenzione esclusivamente sull’aspetto energetico rischia infatti di essere limitante. Dall’Osservatorio della Community Valore Acqua per l’Italia emergono criticità nella gestione della risorsa idrica. Basti pensare che all’efficienza energetica e alla riqualificazione degli edifici sono stati allocati dal Pnrr 29,4 miliardi di euro, senza menzionare la specifica voce dell’efficientamento idrico.

Investimenti contenuti nel Pnrr “Rivoluzione verde e transizione ecologica”

Inoltre, a livello regionale e comunale spesso si registra una completa assenza di fondi dedicati all’acqua. Attualmente, infatti, i regolamenti edilizi sostenibili dei comuni italiani riguardano infatti le seguenti dimensioni:

  • permeabilità dei suoli in 322 comuni;
  • tetti verdi in 508 comuni;
  • risparmio idrico in 821 comuni;
  • recupero acque meteoriche in 733 comuni;
  • fitodepurazione in 129 comuni;
  • recupero acque grigie in 279 comuni;
  • isolamento termico e serramenti in 1.219 comuni;
  • materiali locali e riciclabili in 596 comuni.

Come trovare la formula giusta?

I passi per riuscire a definire in modo univoco l’edificio intelligente sono:

  • esplicitare tutti gli standard associati, includendo anche le tecnologie smart all’interno dello stesso e altre dimensioni chiave;
  • adottare formalmente, come riferimento operativo e di policy, la definizione proposta dalla Community Smart Building che vede l’edificio come la somma di tutte le parti coinvolte, sia le componenti esterne sia le tecnologie interne;
  • promuovere la determinazione della classe energetica degli edifici includendo anche gli interventi su prodotti e tecnologie che lo caratterizzano (elettrodomestici, impiantistica, illuminazione, erogatori, elevatori, ecc.);
  • considerare tecnologie smart e risparmio idrico come basilari nel concetto di efficienza di un edificio e inserire nei regolamenti edilizi comunali dei fondi strutturati.

Modello per la sostenibilità degli investimenti

L’Italia presenta un tasso di rinnovo degli edifici limitato: tra 2014 e 2018 è pari allo 0,85% all’anno (contro l’1,7% di Francia e Germania). Mentre il consumo di suolo è tra i più alti d’Europa: 7,6%, quasi il doppio della media Ue del 4,1%. Va detto, però che superbonus e cessione del credito hanno rilanciato la corsa. Prima della loro introduzione, gli interventi su edifici interi sono stati mediamente 2.900 all’anno (tra 2018 e 2020). Il 110% ha permesso di realizzare quasi 100 mila interventi nel 2021 e 260 mila nel 2022.

Manca consapevolezza nella filiera

Per approfondire le motivazioni alla base di questi risultati, la Community Smart Building ha realizzato una survey tra operatori del settore e general public. Prima evidenza, la riconversione smart degli edifici risulta frenata da difficoltà di accesso agli incentivi, iter autorizzativi e tempi di realizzazione. Inoltre, il 60% degli operatori di mercato non conosce la piattaforma del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Survey Community Smart Building 2023

I cittadini affermano invece di affidarsi maggiormente ad azioni individuali (non automatizzate) per la gestione dei consumi negli edifici. E il risparmio economico diventa il beneficio più rilevante della diffusione degli smart building in Italia. Sostenibilità dei consumi (idrici ed energetici) e miglioramento dell’abitabilità restano marginali.

Come sviluppare il modello operativo

A fronte di tutto questo, la Community Smart Building propone alcune azioni utili a stilare un modello operativo per la sostenibilità degli investimenti. In concreto, serve:

  • adottare come modello operativo generale uno schema di “obblighi incentivati”, con requisiti minimi di legge associati a schemi di incentivi e misure di accompagnamento;
  • creare un unico repository disponibile a imprese e i cittadini;
  • abilitare uno sportello unico “one stop shop” in cui i cittadini possano essere guidati attraverso i processi di ristrutturazione;
  • creare un “Libretto di manutenzione della casa” digitale;
  • lanciare una campagna di comunicazione nazionale sui media tradizionali e social;
  • introdurre incentivi per gli attori della filiera estesa dell’edificio intelligente.

Verso un libretto digitale della casa?

Tra le proposte, spicca appunto la realizzazione di un “Libretto di manutenzione della casa” in formato digitale. Partendo da quanto già operativo, la sua valenza legale dovrebbe superare la categoria energetica dell’edificio.

Ecco i suoi principali obiettivi:

  • aumentare la consapevolezza dei consumatori sui benefici associati alla riconversione smart degli edifici;
  • migliorare l’efficienza del flusso delle informazioni, specialmente nella manutenzione;
  • introdurre e rafforzare un meccanismo “prezzato dal mercato”, per aumentare il valore degli investimenti di efficientamento e smartness;
  • creare un meccanismo certificato di payback rispetto all’investimento del cittadino.

Favorire filiere ed ecosistemi degli smart building in Italia

La terza macro proposta riguarda infine filiere, industrie e competenze. Dalla dettagliata analisi delle tecnologie per gli smart building, risulta infatti che l’Italia giù possiede eccellenze in termini di know-how. Lo evidenziano, per esempio, le quote di brevetti in tecnologie di mitigazione del cambiamento climatico per gli edifici e di illuminazione e riscaldamento. Manca tuttavia una visione integrata, che metta a fattore comune le competenze associate alle singole tecnologie per cogliere le sfide evolutive della filiera.

2 step per l’innovazione tecnologica

Le proposte per favorire la crescita di filiere industriali ed ecosistemi dell’innovazione legati alle tecnologie smart per gli edifici sono:

  • creare un organismo di coordinamento interministeriale trasversale sui temi della transizione energetica nel settore degli edifici;
  • costruire e rafforzare le competenze necessarie alle filiere industriali delle tecnologie dell’edificio intelligente.

Si potrebbe pensare al coinvolgimento del Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica (MASE) per quanto riguarda gli aspetti tecnici della transizione energetica. E del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) per facilitare l’accesso agli investimenti necessari per implementare le opere di riconversione smart.

Il problema delle competenze green

Il discorso competenze merita una riflessione specifica. Tra le politiche simultaneamente rivolte a studenti e lavoratori, gli esperti rilevano:

  • programmi formativi mirati ai bisogni degli smart building in Italia (energie rinnovabili, tecnologie intelligenti, ecc.);
  • percorsi di formazione per operatori della filiera estesa (progettisti, contractor, installatori, impiantisti, ecc.) e personale interno alle aziende, con upskilling e reskilling delle competenze del settore;
  • nuove assunzioni di persone con competenze nei settori legati alla transizione energetica;
  • sensibilizzazione di lavoratori e studenti sull’importanza di acquisire queste competenze green attraverso campagne di comunicazione dedicate per esempio alle discipline Stem.

In parallelo, occorre infine prevedere meccanismi che incentivino l’interoperabilità dei sistemi e sviluppino ulteriormente la filiera industriale italiana. Solo così si otterranno sistemi tecnologici integrati e funzionali alle esigenze di semplicità e fruibilità del consumatore finale.

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Maria Cecilia Chiappani

Copywriter e redattore per riviste tecniche e portali dedicati a efficienza energetica, elettronica, domotica, illuminazione, integrazione AV, climatizzazione. Specializzata nella comunicazione e nella promozione di eventi legati all'innovazione tecnologica.
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