Impianto elettrico Livello 1: le dotazioni impiantistiche

La norma CEI 64-8 all’art. 37 fornisce le prescrizioni addizionali ai fini delle prestazioni da applicarsi agli impianti elettrici di unità immobiliari ad uso residenziale. Dette

Sebbene gli impianti a livelli siano previsti fin dalla variante 3 (2011) alla sesta edizione della norma della norma CEI 64-8 ed appunto integrata nell’art. 37 nella settima edizione del 2012, l’indicazione del livello nelle dichiarazioni di conformità o la relativa pubblicità per la valorizzazione dell’intera unità immobiliare non ha avuto il riscontro applicativo atteso. Vi è infatti da segnalare un difficile recepimento da parte degli imprenditori edili per il quale il livello impiantistico superiore rispetto a quello minimo richiesto, sia percepito come un aggravio di spesa difficilmente motivabile con una migliore opportunità di valorizzazione dell’immobile.

Il dimensionamento dell’impianto elettrico è oggetto di accordo tra il progettista, l’installatore ed il committente, in funzione delle esigenze di quest’ultimo e del livello qualitativo dell’unità immobiliare.

Il suggerimento è quindi quello di progettare il livello 1, che analizzeremo nel seguito del presente articolo e che rappresenta il livello minimo richiesto dalla norma CEI 64-8, ma di predisporre gli spazi ed i passaggi necessari per permettere all’acquirente dell’immobile, utilizzatore finale dell’unità abitativa e dell’impianto, di realizzare, semplicemente ed a costi adeguati quelle varianti necessarie a far raggiungere all’impianto i livelli successivi.

Impianto elettrico: le regole comuni

La norma richiede una potenza di dimensionamento dell’impianto elettrico pari a 6 kW. Nella precedente edizione della norma (la settima edizione del 2012 valida fino al 20 novembre 21) questa potenza era richiesta solo per appartamenti di superficie maggiore di 75 m2 . L’evoluzione delle consuetudini e la maggiore attenzione all’efficienza energetica del settore civile stanno spostando sempre più sulla presa elettrica utenze che erano storicamente alimentate a gas quali piano cottura e soprattutto la produzione di acqua calda sanitaria e riscaldamento dove la produzione è prevista autonomamente.

Al fine di garantire una sufficiente continuità di servizio, la protezione differenziale deve essere suddivisa su almeno 2 interruttori. La nuova edizione della norma raccomanda differenziali in classe F a protezione dei circuiti di alimentazione di condizionatore fissi e delle lavatrici. Questa richiesta implica di dover installare almeno 3 interruttori differenziali in quanto per la protezione contro i contatti indiretti la protezione differenziale, se non prevista alla base del montante, deve essere prevista nel dispositivo generale del quadro dell’abitazione.

Per quanto sopra, il suggerimento è quello di installare come dispositivo generale di utenza entro 3 metri dal punto di installazione del contatore di energia, un interruttore magnetotermico differenziale conforme alla norma CEI EN 61898 – bipolare con corrente nominale 32 A curva C – Icn 6000 A (corrente di cortocircuito massima nel punto di connessione ai sensi della norma CEI 0-21) con soglia di intervento differenziale Idn pari a 1A. (è riportato in allegato un esempio di schema elettrico di appartamento di 75 m2 con impianto di livello 1)

Il suggerimento di installare un differenziale con corrente di intervento 1A è dovuto all’eventuale esigenza di installazione di utenze aventi correnti di dispersione non trascurabili come, ad esempio l’impianto fotovoltaico per cui è raccomandabile prevedere una protezione differenziale da almeno 300 mA.

Le dotazioni dell’impianto elettrico di livello 1

Le dotazioni minime dei 3 livelli sono riportate nella tabella A dell’art. 37 della norma. La tabella di immediata leggibilità consente di definire immediatamente quanto è necessario prevedere in funzione oltre che del livello desiderato, delle dimensioni dell’appartamento e dei singoli locali.

Tabella - dotazioni minime Norma CEI 68-8 art. 37

Le dotazioni minime previste per i tre livelli – Norma CEI 68-8 art. 37

Ma analizziamo l’impianto di Livello 1. La Tabella 1 mostra i circuiti il numero di prese telefoniche e dati e dei dispositivi di illuminazione di sicurezza in relazione alla superficie dell’unità immobiliare.

Per quanto riguarda la rete dati / informativa è bene sottolineare che con la legge 164-2014 (conversione del D.L. 133/2014) è stata introdotta una modifica al Testo Unico per l’Edilizia (D.P.R. 380/2001) ed in particolare è stato introdotto l’art. 135 – bis che prevede che: tutti gli edifici di nuova costruzione o in caso di opere che richiedano il permesso di costruire con richiesta di autorizzazione successiva al 1 luglio 2015, devono essere equipaggiati di un’infrastruttura fisica multiservizio passiva interna all’edificio, costituita da adeguati spazi installativi e da impianti di comunicazione ad alta velocità in fibra ottica fino ai punti terminali di rete.

Per le dotazioni di rete, il riferimento normativo è la Guida CEI 306-22.

Impianto elettrico livello 1 - dotazioni minime

Tabella 1- Impianti a Livelli: dotazioni minime per il livello 1 in funzione della superficie dell’appartamento

Il circuito è definito come insieme di componenti di un impianto alimentato da uno stesso punto e protetto contro le sovracorrenti da uno stesso dispositivo di protezione. Alla luce di questa definizione il numero di circuiti richiesti indica il numero di interruttori magnetotermici da prevedere nel quadro elettrico dell’unità immobiliare.
La Tabella 2 mostra:

  1. il numero dei punti presa, intesi come il punto di alimentazione di una o più prese all’interno della stessa scatola. I punti presa devono essere distribuiti in modo adeguato nel locale, ai fini della loro utilizzazione
  2. i punti luce intesi come gruppi di accensione. In alternativa a punti luce a soffitto e/o a parete devono essere predisposte prese alimentate tramite un dispositivo di comando dedicato (prese comandate) in funzione del posizionamento futuro di apparecchi di illuminazione mobili da pavimento e da tavolo.
  3. i punti presa TV (antenna).
Impianto elettrico Livello 1: le dotazioni per ambiente

Tabella 2 – Dotazioni minime per ambiente per il Livello 1 o livello base dell’impianto elettrico

Per quanto riguarda la protezione contro la sovratensione non viene richiesta l’installazione di SPD se non in riferimento la valutazione del rischio in conformità alla stessa norma CEI 64/8 parte 4 dedicata alla protezione.

Concludono la dotazione di un impianto di livello 1:

A questo link è possibile vedere e scaricare lo schema dell’impianto elettrico di livello 1.


Articolo aggiornato secondo l’ottava edizione della Norma CEI 64-8

Gestire le scuole con sistemi BMS conviene a tutti

La sfida del benessere, della salute e della qualità dell’aria negli ambienti didattici si può vincere con i sistemi BMS (Building Management System). Una risposta concreta alle esigenze di sicurezza e ai timori dettati dalla consapevolezza di un contesto educativo radicalmente cambiato. 

Come intervenire e con quali tecnologie? Risponde Lionel Caillat, direttore generale europeo dei sistemi di gestione degli edifici di Honeywell.

Cosa fa un sistema BMS?

Partiamo da una certezza: ottenere edifici salubri è la priorità di tutti gli operatori del mondo scolastico. Da qui si snodano 4 pilastri interconnessi che possono essere ottimizzati per offrire il giusto comfort alle persone che permangono molte ore in un ambiente interno.

I principali “tasselli” di un edificio connesso sono:

La corretta progettazione e la gestione integrata di questi aspetti permettono di rispondere efficacemente alle esigenze dei manager, degli utenti e della tutela ambientale.

Monitorare la qualità dell'aria interna in tutti i suoi aspettiQualità dell’aria in classe

In concreto, la ventilazione negli spazi interni degli istituti scolastici è fondamentale per la salute degli occupanti. Soprattutto, bisogna mantenere il corretto equilibrio tra immissione di nuova aria dall’esterno ed eliminazione di quella viziata.

L’uso di sensori che monitorano la qualità dell’aria interna, come parte di un più ampio sistema di gestione degli edifici, è un modo efficace per controllare l’impianto e abbassare i costi operativi. Oltre a monitorare il tasso di scambio dell’aria, si consiglia l’adozione di tecnologie di filtrazione contro gli agenti inquinanti e patogeni. Una recente novità in merito è rappresentata dai depuratori d’aria elettronici (EAC), che trasportano una carica elettrica ionizzante capace di rimuovere gli inquinanti solidi e liquidi senza ostacolare il flusso d’aria.

Gestione degli edifici: il comfort termico

La qualità dell’aria interna non riguarda solo la pulizia. Fattori associati come temperatura e umidità relativa, infatti, impattano notevolmente sul comfort di docenti e studenti. Nella maggior parte dei casi, l’intervallo ottimale per l’umidità è intorno al 40-60% (qui l’attività degli agenti patogeni virali è ridotta al minimo). Attenzione: un’eccessiva umidità alimenta la crescita di acari e funghi, nocivi per chi soffre di patologie respiratorie e allergie.

La termoregolazione è un processo altrettanto complesso. Studi dimostrano che il tasso di sopravvivenza dei virus diminuisce all’aumentare delle temperature. Ma il troppo caldo influisce negativamente sul comfort delle persone e sul livello di umidità. Ecco perché adottare un building management system: integrazione impiantistica su misura per trovare il giusto equilibrio tra benessere e consumi energetici.

Quanto conta il risparmio energetico

Tra gli obiettivi di un buon BMS c’è anche quello di evitare sprechi energetici, migliorando l’efficienza complessiva degli edifici. Per esempio ci sono sensori in grado di monitorare la luce, per accendere/spegnere i sistemi di illuminazione quando necessario.

Inoltre, i sistemi BMS agiscono sulla gestione delle aree non utilizzate costantemente (es. corridoi, aule e sale conferenze). Gli impianti HVAC, la luce e le attrezzature audiovisive si possono spegnere o abbassare in automatico, attivando la modalità di risparmio energetico.

Sicurezza e benessere portano fiducia

I sistemi di gestione degli edifici hanno anche una rilevanza esperienziale. Quando le persone fruiscono di strutture appropriate, sicure ed efficienti, aumenta anche il generale clima di fiducia. L’implementazione di edifici connessi ed efficienti – nella scuola come negli uffici o nei luoghi di relax – dà valore aggiunto al vivere quotidiano della nuova normalità.

I sensori monitorano l’edificio in tempo reale, contribuendo a rispettare la normativa vigente e incrementando fiducia e benessere

Performance iN Lighting premiata al Welfare Champion 2021

Più di 6000 imprese di tutti i settori produttivi hanno partecipato alla sesta edizione di Welfare Index PMI. Nell’edizione 2021 è stato misurato l’impatto sociale su lavoratori, famiglie, comunità, fornitori, consumatori. Performance iN Lighting è stata premiata tra le migliori aziende per il quarto anno consecutivo.

In questi anni, il welfare aziendale è cresciuto in modo significativo. Oltre il 64% delle piccole e medie imprese italiane ha superato il livello iniziale; mentre sono raddoppiate le imprese più attive nel welfare.

Per il 2021, il premio è stato assegnato a Performance iN Lighting nella sezione “’Valore al femminile: attenzione alle esigenze di vita, lavoro e carriera delle donne”. L’azienda in questi anni ha investito per realizzare e mantenere un ambiente di lavoro sano, a misura dei collaboratori oltre a creare un’atmosfera positiva per tutta la comunità. Il Premio Welfare testimonia che la direzione intrapresa è quella giusta.

Da sempre Performance iN Lighting persegue un percorso in ambito di responsabilità sociale ed etica, con particolare attenzione agli Obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

L’Obiettivo 5 sulla Parità di Genere è uno dei focus: garantire un ambiente che favorisca l’agevolazione nel bilanciamento vita-lavoro, tolleranza zero verso ogni forma di violenza, sensibilizzazione alla lotta alla discriminazione e promuovere l’uguaglianza e l’integrazione.

Da oltre 40 anni l’azienda contribuisce al benessere delle persone, migliorando la vivibilità degli spazi attraverso la luce.

premio welfare index PMI

Il welfare aziendale di Performance iN Lighting

Sono tante le iniziative che l’azienda porta avanti e nel 2020 e 2021 molte attività sono state rafforzate e implementate. Lo smart working è entrato ormai nel modello organizzativo aziendale, con una media di tre giorni in presenza e due di lavoro da remoto.

Dal 2002 è aperto il nido aziendale Nidoblù, con annessa fattoria didattica, che accoglie i figli dei dipendenti. L’asilo apre mezz’ora prima dell’inizio dell’orario lavorativo e chiude mezz’ora dopo: l’azienda copre il 30% della retta. L’orario è flessibile in entrata e in uscita e circa il 20% dei dipendenti usufruisce del part time.

La piattaforma di welfare aziendale consente di versare il premio di risultato e convertirlo in servizi, in modo da usufruire della totale detassazione e decontribuzione.
Sono presenti diverse iniziative “salva-tempo”, come la possibilità di ricevere pacchi e raccomandate direttamente in ufficio. Per la salute dei dipendenti sono attive partnership con farmacie e palestre, viene offerta quotidianamente frutta di stagione.

Nel 2021 sono stati avviati due interessanti progetti, uno per le pari opportunità, la gender equality, la diversità e inclusione, e uno per la prevenzione della violenza nei luoghi di lavoro e nella vita privata.

L’azienda sostiene iniziative sociali all’estero e istituzioni locali, come il “Museo del Bambino” di Verona: 1000 mq di laboratori ed esposizioni per sviluppare la curiosità scientifica dei più piccoli.

Rinnovabili in borsa: nel 2021 è già record

Un 2021 di investimenti, nuovi impianti e fiducia sul mercato italiano dell’energia pulita: le ultime rilevazioni sull’andamento delle rinnovabili in borsa fotografano un settore in grande fermento, anche dal punto di vista finanziario. Termometro di questa vivacità l’Irex Index di Althesys, che ha superato per la prima volta quota 21.000 punti, segnando una crescita del 12,8% da inizio anno.

Come va l’energia pulita in Italia?

Lanciato nel 2008, l’indice segue la performance delle small-mid cap pure renewable quotate su Borsa Italiana. Un benchmark di riferimento per tracciare le performance dell’energia pulita in Italia che comprende 14 titoli, con una capitalizzazione di 3.690 milioni di euro.

“Sta crescendo l’interesse degli investitori per i titoli delle energie rinnovabili e della smart energy – commenta Alessandro Marangoni, economista di Althesys -. Già nel 2020 l’Irex Index aveva registrato un aumento del 62,2%, overperforming rispetto sia all’FTSE All Share sia all’FTSE Oil&Gas. Nonostante la difficile situazione congiunturale, le società dell’Irex nel 2020 hanno continuato a investire”. Lo confermano anche i dati 2020 dell’ultimo Irex Annual Report: 20 operazioni per circa 480 MW. Un trend destinato a crescere, in virtù degli obiettivi climatici Ue e dei fondi in arrivo con il PNRR.

Irex Index 2021: andamento delle rinnovabili in borsa in Italia

Irex Index di Althesys: l’andamento delle rinnovabili in borsa tra luglio e agosto 2021

Rinnovabili in borsa: le cifre del 2021

Tornando all’Irex Index, gli analisti evidenziano un rialzo costante da inizio 2021. Ma il vero boom riguarda luglio e agosto: un +24% che stacca nettamente il FTSE All Share, (+ 4% circa) e anche il FTSE Italia Energia sull’Oil&Gas, al +1%.

Insomma, le rinnovabili in borsa dimostrano maturità e performance. E soprattutto riescono a realizzare importanti flussi di cassa nel medio periodo. La transizione ecologica prescritta dal PNRR farà il resto, trainando l’espansione di questo mercato. Ecco perché il mondo finanziario guarda con attenzione a eolico e fotovoltaico, stabilmente profittevoli, ma anche a nuove e promettenti tecnologie green come batterie, mobilità elettrica e idrogeno.

La combinazione tra la maturità di tecnologie come eolico e fotovoltaico e lo sforzo politico nazionale e internazionale per la transizione energetica ha aumentato l’interesse degli investitori

Il futuro dipende (anche) dal Governo

L’interesse degli investitori c’è, gli incentivi a favore della decarbonizzazione un po’ meno. O meglio, procedono a rilento. Lo scorso 5 agosto il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera allo schema di decreto che si occupa anche di potenziare i regimi di sostegno alle energie rinnovabili. Si tratta di incentivazioni (entro i 6 mesi dall’entrata in vigore del DM) con registri e aste su base quinquennale per impianti di grossa e piccola taglia e di incentivi diretti come comunità energetiche e autoconsumo collettivo.

Tuttavia, dato che l’ultimo bando dell’attuale decreto chiuderà a ottobre, si prospetta una nuova frenata dei cantieri. Senza considerare le reticenze delle amministrazioni locali sulle competenze di riferimento e la fisiologica lentezza degli iter burocratici italiani.

Progettare edifici human centric: la tecnologia porta benessere

Perché puntare sugli edifici human centric? Il tema è più attuale che mai: la qualità di un immobile si misura anche attraverso i suoi livelli di comfort, benessere e salubrità. Non lo impariamo certamente oggi, ma gli avvenimenti dell’ultimo anno e mezzo hanno trasformato il potenziale di questo mercato in un driver strategico per gli operatori del settore costruzioni.

Un’opportunità di sviluppo sostenibile e digitale che abbraccia con tecnologie innovative le esigenze psicofisiche di chi vive gli edifici. Mettere le persone al centro – garantendo al contempo efficienza energetica e operativa e misurando efficacemente gli obiettivi – è infatti la grande sfida del post covid sia per i nuovi progetti sia per le riqualificazioni edilizie.

Il comfort termico negli edifici human centric

Come realizzare edifici concretamente orientati al benessere delle persone? Si parte dal comfort termico. L’involucro esterno di ogni struttura è il primo filtro tra gli spazi interni e gli agenti esterni (es. temperatura, umidità, etc). A seconda della latitudine, della destinazione d’uso dell’edificio (casa, ospedale, scuola, ufficio, ecc.), esistono diverse soluzioni utili a garantire una corretta progettazione in quest’ambito.

I 5 pilastri per ottenerlo

Il migliore modus operandi si riassume nei seguenti punti chiave:

Comfort termico e visivo con EcoStruxure for BuildingDigitalizzare gli impianti HVAC

Il lato termico è dunque basilare. Da un lato serve evitare l’utilizzo smodato dei sistemi di riscaldamento e raffrescamento. Dall’altro, la regolazione del comfort deve adattarsi alle mutate esigenze del well-being. Ad esempio, nell’era della pandemia si richiede una riprogrammazione dei setpoint di ventilazione per escludere il ricircolo dell’aria interna e generare una sovrapressione interna.

La soluzione? Automatizzare la gestione degli impianti HVAC con soluzioni come EcoStruxure for Building Operation. La piattaforma di Schneider Electric interconnette regolatori e attuatori HVAC alla rete di sensori ambientali, permettendo agli operatori di gestire la termoregolazione in modo semplice e sicuro, da una centrale software in loco o remota.

Human Centric Lighting per il comfort visivo

La luce solare fa sempre bene all’organismo, quella artificiale dipende. Se gli impianti di illuminazione non vengono pensati e installati correttamente, infatti, le persone possono avvertire stanchezza agli occhi, mal di testa e altri fastidi.

Cosa significa unire luce e benessere psicofisico? Progettare il comfort visivo significa garantire che la quantità e la qualità della luce artificiale siano adeguate. Poca luce o troppa luce sono sempre un problema, mentre i frequenti cambiamenti possono essere difficili da gestire per l’occhio umano. Inoltre, fattori come fonte, distribuzione, tono, colore e intensità della luce incidono su comfort e discomfort visivo.

4 soluzioni per il benessere negli edifici

Per migliorare il comfort visivo all’interno degli edifici human centric bisogna:

Luce connessa a servizio degli smart building

Come nei sistemi HVAC, la chiave per ottenere la giusta regolazione luminosa è nella digitalizzazione. Lo standard KNX, per esempio, combina la gestione smart degli edifici, anche secondo i protocolli DALI e DALI2, in un solo sistema di automazione. In particolare, lo standard DALI2 e l’utilizzo di corpi illuminanti D4i permettono di regolare la luce artificiale sia dal punto di vista della componente cromatica sia da quello della temperatura di colore. Questo significa adattare l’illuminazione ai bisogni naturali delle persone e, dunque, progettare secondo il concetto di Human Centric Lighting.

Il comfort luminoso deriva dunque dall’integrazione impiantistica, attraverso sistemi che ottimizzano gestione energetica, tecnologie IoT e sensori in campo. Qui entra in gioco EcoStruxure for Building: controllo intelligente di luci e oscuranti, di temperatura e umidità, di anidride carbonica, VOC e di altre sostanzi inquinanti.

Come misurare gli edifici human centric

Finora abbiamo analizzato il concetto di benessere degli edifici e come ottenere i diversi tipi di comfort necessari. Ma imparare a misurare questo benessere, insieme alle emissioni e ai consumi, è l’unico modo per razionalizzare questo percorso. Tra i principali metodi in uso, soprattutto in ambito real estate, c’è la certificazione WELL. Il protocollo certifica il livello di well-being assicurato dagli edifici secondo un approccio olistico. Ovvero una valutazione complessiva basata sull’integrazione di diverse componenti: tecnologie, impianti, sostenibilità, efficienza energetica, impatto estetico, alimentazione, ecc.

Tutto perché gli edifici Human Centric non sono solo intelligenti ed ecologici. Aiutano a contrastare lo stress, assicurano una migliore qualità di vita e, quindi, una migliore produttività.

VAL-MS PT: protezione contro la sovratensione di Tipo 2 con connessione Push-In

Il dispositivo di protezione contro la sovratensione VAL-MS PT di Phoenix Contact è il primo dispositivo di protezione di tipo 2 dotato di una tecnologia di connessione Push-in. È disponibile per la tensione di 230/400 V ed è indicato per la protezione delle linee di energia nei sottoquadri di distribuzione. Con l’installazione di VAL-MS PT è possibile applicare le norme vigenti in modo semplice.

Se la distanza tra la protezione contro le sovratensioni a monte e i componenti da proteggere è maggiore di 10 metri, la norma CEI 64-8/5 capitolo 53 consiglia una protezione aggiuntiva contro le sovratensioni.
Installando il dispositivo di protezione da sovratensioni VAL-MS PT è possibile rispondere facilmente alla indicazioni della normativa.

VAL-MS PT: i plus della tecnologia Push-in

La tecnologia Push-in assicura un’installazione rapida, inoltre, rende possibile organizzare la tecnologia di connessione per tutto il quadro elettrico in modo univoco.
Oltre a facilitare il lavoro dell’installatore, questa tecnologia permette di risparmiare tempo per l’installazione. Il controllo della forza di serraggio nominale non è più necessario e grazie ai due punti di collegamento per polo è possibile realizzare un cablaggio passante dei cavi di alimentazione. Questo permette di risparmiare materiale di installazione aggiuntivo.

Possono essere collegati sia conduttori rigidi sia flessibili con una sezione massima di 10 mm². I controlli della tensione sono eseguibili direttamente su ciascun polo mediante l’apposita presa di prova. VAL-MS PT dispone di:

La lotteria degli incentivi per l’auto elettrica

Fare le cose all’italiana: è un modo dire non soltanto conosciuto (e spesso praticato) dalle nostre parti, ma anche capace di provocare, purtroppo, sorrisetti ironici nei Paesi esteri. E di certo non ne veniamo fuori se queste antiche e cattive abitudini perdurano pure quando si ha a che fare con materie che sono invece emblema dei cambiamenti, nel caso in questione la mobilità elettrica.

Com’è noto lo Stato, con i suoi governi di turno, ha recepito ormai da anni l’esigenza di ripensare il settore dei trasporti, in sintonia con quanto richiesto dall’Unione europea, mettendo fra l’altro in moto un sistema di incentivazione per l’acquisto di veicoli privi di motore termico. Senonché le ultime vicende relative agli sconti sulle auto elettriche non sono state esattamente un bel vedere. A cominciare dai clienti delle concessionarie che si sono sentiti dire che gli incentivi per l’acquisto dell’auto elettrica prenotata poco prima erano finiti, salvo poi essere richiamati per apprendere della provvidenziale ricomparsa degli stessi…

Incentivi auto elettrica: informazioni sul sito del ministero

Una storia complicata, quella dell’ultima tornata di incentivi per l’auto elettrica, e tutt’altro che conclusa, che richiede attenzione per comprendere il suo intricato svolgersi. Per prima cosa facciamo un passo indietro fino a inizio di agosto, quando è arrivata la notizia dello sblocco degli incentivi per l’acquisto di auto ecologiche previsti dal decreto Sostegni bis. A corredo, la possibilità di prenotare sulla piattaforma del ministero dello Sviluppo economico, ecobonus.mise.gov.it, i bonus per l’acquisto di nuovi veicoli a basse emissioni fino a 135 g/km di CO2, con e senza rottamazione.

Bastava però dare un’occhiata alle cifre in ballo per accorgersi che qualcosa non tornava. Infatti, dei 260 milioni stanziati per l’acquisto di auto nuove ben 200 sono andati in realtà a rifinanziare un fondo esaurito l’8 aprile scorso, destinato anche alle auto a benzina e gasolio a basse emissioni, ossia con CO2 compresa tra 61 e 135 g/km. Soltanto i rimanenti 60 milioni sarebbero stati destinati (vedremo il perché del condizionale) a rimpinguare il fondo destinato al cosiddetto Extrabonus per le auto con emissioni fino a 60 g/km, cioè elettriche e plug-in con prezzo non superiore a 50 mila euro.

Differenza fra Ecobonus e Extrabonus

L’Extrabonus, però, non va confuso con l’Ecobonus, ovvero l’agevolazione prevista dalla legge di Bilancio 2021 che a inizio dell’anno ha stanziato 290 milioni di euro per l’acquisto, appunto, di vetture con emissioni fino a 60 g/km. Una differenza non da poco perché soltanto ricorrendo all’Ecobonus (con sconto fino a seimila euro sulla singola vettura) il cliente può aggiungere l’Extrabonus (sconto fino a duemila euro) sempre che, altro vincolo, il concessionario preveda a sua volta uno sconto sull’auto in questione.

Un bel groviglio normativo, appunto all’italiana, i cui i nodi sono venuti al pettine a fine agosto con l’esaurimento, ampiamente annunciato, dei fondi per l’Ecobonus che, a cascata, ha di fatto bloccato l’accesso anche all’Extrabonus… A questo punto il copione esigeva l’inserimento di una “pezza”, cosa che è puntualmente avvenuta il due settembre con la decisione del governo di inserire nel cosiddetto decreto Infrastrutture una misura che sposta nel fondo Ecobonus i soldi giacenti nel fondo Extrabonus (ecco spiegato il precedente condizionale).

Fondi di nuovo vicini all’esaurimento

Peccato che le pezze fatte in fretta e furia hanno spesso un difetto: si scuciono rapidamente. Proprio ciò che sta accadendo, come certifica il citato sito ministeriale che mostra i contatori relativi alla capienza dei vari incentivi a sostegno della mobilità. Nonostante i quasi 60 milioni provenienti dall’Extrabonus, alla metà di settembre i fondi disponibili per l’Ecobonus risultavano inferiori ai 15 milioni di euro. Questo significa che negli ultimi tre mesi dell’anno non saranno disponibili incentivi per la mobilità elettrica. Sempre che nelle stanze del governo non si rimettano a cucire…

Morsetti di collegamento per impianti elettrici

I morsetti di collegamento hanno il compito di stabilire contatti elettrici stabili tra cavi e conduttori anche con diverse sezioni. Sono indispensabili negli interventi di installazione, manutenzione, riparazione di impianti elettrici residenziali, nell’automazione degli edifici industriali.

I morsetti di collegamento Wago Serie 221 rispondono all’esigenza di realizzare in sicurezza e velocemente nuovi impianti elettrici. Da oggi sono disponibili sulla piattaforma online Conrad Electronic.

Morsetti di collegamento serie 221: le caratteristiche

I morsetti di collegamento Wago Serie 221 sono dotati di una levetta di azionamento con incavo di presa. Questa caratteristica consente di eseguire la completa connessione e disconnessione dei conduttori elettrici senza attrezzi, a differenza dei terminali a vite. Inoltre durante l’installazione, gli incavi laterali assicurano una presa salda e agevole del morsetto.

Tra le caratteristica da sottolineare, i morsetti hanno due aperture di ispezione sull’alloggiamento trasparente: una nella direzione di attacco conduttore (ovvero direzione di accoppiamento) e l’altra sul lato opposto. Questo permette agli installatori di misurare la tensione al terminale da due lati diversi con un tester. Una funzione molto utile anche quando i morsetti sono già installati.

I morsetti di collegamento Serie 221 sono disponibili per tutti i tipi di conduttori, in due diversi formati. Le morsettiere per 2, 3 e 5 conduttori il collegamento di cavi con differenti sezioni con sezioni da 0,14 a 6 mm². Proprio questa peculiarità consente di utilizzarli in tantissime applicazioni.

Adatti in interventi di manutenzione

La Serie 221 è particolarmente indicata nei casi di ampliamento, riparazione o modifica di impianti elettrici già esistenti. Questi morsetti permettono, infatti, di scollegare i cavi senza utilizzare il cacciavite. Per disconnettere il conduttore è sufficiente trattenerlo e ruotare avanti e indietro il morsetto con una leggera tensione, fino al distacco del conduttore.

VMC Caleffi e l’accesso al Superbonus 110%

Installare la ventilazione meccanica controllata come soluzione tecnica al rinnovo dell’aria ambiente porta diversi vantaggi. Tra questi ad esempio la formazione di muffe e la proliferazione di batteri in corrispondenza dei ponti termici, può essere ridotta grazie all’estrazione del carico interno di umidità. VMC Caleffi è l’offerta di sistemi di ventilazione meccanica controllata (VMC) per soluzioni centralizzate e decentralizzate per ambienti residenziali.

VMC Caleffi: un’offerta completa

Da 60 anni l’azienda attiva nel settore dell’impiantistica per la climatizzazione punta a rendere gli edifici più salubri e confortevoli. L’efficientamento energetico degli impianti termici, il miglioramento delle classi energetiche e la coibentazione delle superfici esterne ed esposte sono alcuni degli interventi da considerare.

Nelle abitazioni, ormai non si parla più di riscaldamento e climatizzazione, ma di comfort climatico. La riduzione delle dispersioni termiche e il ricambio dell’aria interna sono tra le strade da percorrere per migliorare il benessere in casa. Caleffi con la nuova gamma di ventilazione meccanica controllata abbraccia il settore dell’aria.

L’offerta VMC Caleffi punta a soddisfare le differenti esigenze nella costruzione dell’impianto nonostante sia presente un numero limitato di prodotti. L’azienda ha puntato sull’universalità.

Gli impianti VMC rientrano nell’Superbonus 110%?

In anni in cui Bonus Ristrutturazione, Ecobonus e Superbonus 110% la fanno da padrone, sorge spontaneo chiedersi se gli impianti VMC rientrano nelle detrazioni fiscali. L’Enea ha pubblicato alcune risposte in merito a questa tematica.

Il sistema VMC installato contestualmente alla realizzazione di interventi trainanti come la coibentazione delle superfici opache, può essere detratto a seguito di un documento redatto dal progettista o dal tecnico abilitato. I calcoli devono attestare che l’impianto VMC assicuri un sufficiente rinnovo dell’aria ambiente e un significativo risparmio energetico.

Inoltre, si può ottenere la detrazione fiscale dell’impianto VMC anche se l’unità di ventilazione è integrata con un sistema di climatizzazione invernale a fluido termovettore ad aria (unità di trattamento aria, pompa di calore aria/aria o acqua/aria, ecc.). Anche in questo caso è necessario che il tecnico specializzato rediga un elaborato che attesti l’effettivo risparmio energetico a seguito dell’installazione di un sistema di ventilazione meccanica controllata.

I sistemi VMC Caleffi rientrano nel Superbonus 110%, come trainati, alle condizioni dettate da ENEA e certificate dal professionista che segue i lavori di ristrutturazione e/o rinnovo dell’abitazione.

New Energy Outlook 2021: le tre strade che portano a impatto zero

Una delle ragioni che porta ad apprezzare il New Energy Outlook di BloombergNEF è lo sforzo di prevedere gli accadimenti futuri con l’individuazione di diversi possibili scenari e le conseguenti valutazioni per ciascuno di essi. Ma di fronte all’edizione 2021 la prima reazione è il disorientamento, chiedendosi se gli estensori del report non si siano in qualche modo lasciati prendere la mano…

Poi, però, subentra una considerazione più razionale, ovvero che i tre scenari indicati per l’impatto zero o meglio per ottenere l’azzeramento delle emissioni di anidride carbonica nel 2050 sono il frutto di precisi riscontri sulle tendenze del mercato dell’energia.  Ed il fatto che due di essi contengano degli elementi decisamente “indigesti” a non poche persone ovviamente non può essere un problema di BloombergNEF e dei suoi esperti.

New Energy Outlook 2021: le tre strade che portano a impatto zero

Impatto zero: un colore per ogni scenario

I tre scenari per l’impatto zero al 2050 presentati nel report sono riconoscibili per i diversi colori. Il primo, verde, è quello a cui siamo più abituati e, se vogliamo, il più “politicamente corretto, nel senso che il raggiungimento delle zero emissioni nette a metà del secolo passa sostanzialmente da una grande espansione delle fonti green e rinnovabili a scapito dei combustibili fossili.

Una prospettiva che cambia decisamente andando a vedere lo scenario rosso, nel quale entra in gioco quello che in molti Paesi, Italia compresa, viene ritenuto un autentico convitato di pietra, il nucleare. Infatti, nel report BloombergNEF si presuppone un’evoluzione tecnologica anche per questa ipercriticata fonte energetica, con la disponibilità di centrali nucleari “più piccole e modulari” la cui diffusione capillare rivestirebbe un ruolo importante nel raggiungimento del traguardo per il 2050.

Le fonti di energia nei tre scenari New Energy Outlook 2021

Restano i combustibili fossili

C’è poi una terza via, lo scenario grigio, per raggiungere l’obiettivo delineato a Parigi nel modo probabilmente più inatteso e, sebbene per diverse ragioni rispetto al nucleare, sempre poco auspicabile. Quota zero emissioni verrebbe infatti ottenuta continuando tranquillamente ad utilizzare i combustibili fossili… In quale maniera? Grazie all’evoluzione sostanziale delle tecnologie utili a catturare e stoccare l’anidride carbonica immessa nell’atmosfera, che però non è certo l’unico “regalo” derivante dalla combustione delle fonti fossili..

Andando a vedere più nel dettaglio l’evoluzione dei differenti scenari che portano a impatto zero , occorre partire da quello che rappresenta il poco rassicurante punto di partenza comune: ad oggi circa l’83% dell’energia primaria deriva dall’impiego di combustibili fossili mentre l’eolico e il solare fotovoltaico rappresentano appena l’1,3%. Ebbene, nello scenario verde, eolico e solare crescono fino al 15% dell’energia primaria nel 2030, al 47% entro il 2040 e al 70% nel 2050, con quota suddivisa per il 62% all’eolico e il 38% al fotovoltaico.

Energia nucleare moltiplicata per 19

Nello scenario rosso, invece, il nucleare arriva a rappresentare nel 2050 addirittura il 66% (7.080 GW) dell’energia primaria rispetto al 5% di oggi. Poco meno della metà verrebbe utilizzata per generare elettricità nell’economia degli usi finali, con reattori più piccoli e modulari ad integrare le energie rinnovabili. Il resto sarebbe costituito da centrali nucleari dedicate ad alimentare elettrolizzatori per produrre il cosiddetto “idrogeno rosso”.

Nello scenario grigio, come detto, la parte del leone continua spettare ai combustibili fossili che, pur con un’incidenza destinata a calare del 2% annuo, alla metà del secolo rappresenterebbero ancora il 52% della fornitura di energia primaria, con l’eolico e il fotovoltaico soltanto al 26 % del totale.

Tecnologie di stoccaggio del carbone

Sempre in relazione allo scenario grigio, il report BloombergNEF specifica che “le tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio, o CCS, possono essere applicate a una varietà di processi che emettono anidride carbonica, compresa la produzione di energia e la produzione di alluminio, acciaio e cemento. L’uso diffuso di CCS arriva a catturare oltre 174 gigatonnellate di anidride carbonica nelle prospettive al 2050”.