La riqualificazione energetica degli edifici industriali è l’occasione per ottenere importanti vantaggi ambientali ed economici, riducendo consumi e impatto ambientale. In ambito industriale, infatti, la quantità di energia utilizzata è decisamente superiore a quanto avviene in altri settori, dato che oltre alla climatizzazione e all’illuminazione, incidono i processi produttivi.
Inoltre, la maggioranza degli edifici industriali presenti in Italia, risale agli anni ’70 e ’80, anni in cui l’attenzione all’efficienza e alla qualità dei materiali non erano rilevanti come oggi.
I consumi variano da settore a settore e a seconda della tipologia di macchinari installati, dalla loro età e dal livello di manutenzione assicurato. Al di là di queste differenze, però, è sicuramente condivisa l’esigenza degli imprenditori di contenere i costi imputabili ai consumi, soprattutto a seguito del rialzo dei prezzi dell’energia, che dallo scorso anno ha comportato un’erosione del margine in molte realtà imprenditoriali.
La riqualificazione energetica degli edifici, di qualsiasi tipologia e funzionalità, è un’operazione fondamentale per aumentare la sostenibilità dell’intero comparto.
Il mondo delle costruzioni, infatti, è responsabile del consumo di circa il 45% dell’energia e del 20% delle emissioni in atmosfera. Dati di un certo peso, che dipendono principalmente dal fatto che, come anticipato, gli edifici sono datati e poco performanti.
Non è presente isolamento termico, gli impianti tecnologici non sono all’altezza. E molto spesso non vi sono state particolari attenzioni progettuali al momento della costruzione, che favorissero il buon comportamento dell’edificio.
Intervenire sul patrimonio esistente, quindi, permette di porre rimedio a queste criticità, aumentando l’efficienza energetica e riducendo di conseguenza i consumi e le emissioni imputabili ai processi di produzione dell’energia.
Parlando di sostenibilità, oltretutto, l’Europa ha posto obiettivi molto ambiziosi, auspicando il raggiungimento del target “neutralità climatica” entro il 2050 (leggi l’articolo Net-Zero Industri Act). Questo significa che i passi da fare sono molti e il tempo a disposizione non è altrettanto abbondante.
Gli edifici industriali, rispetto ad altre tipologie, si contraddistinguono per alcuni aspetti essenziali da prendere in considerazione prima di intervenire con un efficientamento energetico o una ristrutturazione. Infatti, la categoria include strutture tra loro molto differenti e sono altrettanto variegate le attività che si possono svolgere al loro interno, con requisiti che spesso hanno impatto su aspetti quali le condizioni microclimatiche interne o l’organizzazione degli spazi.
La temperatura, il tasso di umidità, la dimensione degli ambienti, i materiali da utilizzare, non dipendono solo da esigenze di benessere per le persone, di salubrità e di efficienza energetica, ma anche da specifiche necessità produttive.
Per questi motivi, i capannoni industriali possono essere spesso oggetto di studi complessi per arrivare infine alla definizione delle migliori soluzioni da attuare. Devono essere chiari fin dal principio la destinazione d’uso, il budget a disposizione, le tempistiche e la tipologia di processi che si svolgeranno all’interno degli spazi.
Per rispettare tempi e costi, in alcuni casi si può provvedere anche ad una realizzazione graduale degli interventi, riducendo al minimo il tempo in cui non è possibile lavorare all’interno della struttura. Nel caso di riqualificazioni di edifici esistenti e in uso, infatti, la continuità operativa è un aspetto imprescindibile.
Come in qualsiasi altro contesto, anche per gli edifici industriali gli aspetti su cui è possibile intervenire per aumentare l’efficienza energetica sono:
In tutti questi possibili ambiti di intervento, molto spesso, le soluzioni che risultano più adeguate non sono le stesse che si prediligono in ambito residenziale o terziario, banalmente anche solo per la dimensione delle strutture e l’ampiezza degli spazi.
Per quanto riguarda l’isolamento termico, ad esempio, difficilmente si ricorrerà alla realizzazione di un cappotto termico sull’edificio intero. Molte aree, infatti, potrebbero non essere riscaldate. Per questo motivo, si tende a preferire un isolamento parziale per gli ambienti e gli spazi che sono riscaldati e che prevedono la permanenza di persone.
Ad esempio, gli uffici presenti potrebbero essere gestiti tramite un isolamento interno con pannelli coibentanti. In altri casi, si procede con un intervento più radicale e si realizza ex novo l’involucro edilizio, con pannelli più leggeri e potere isolante maggiore rispetto al solo calcestruzzo.
Gli infissi possono essere sostituiti, con serramenti performanti anche da un punto di vista di tenuta all’aria.
Fondamentale, poi la giusta scelta degli impianti per il riscaldamento e la ventilazione. Alcune soluzioni trovano un limite nella propria applicazione per questioni funzionali. Ad esempio, il riscaldamento radiante a pavimento potrebbe sposarsi poco con la libertà necessaria di posizionare macchinari e impianti anche in un momento successivo alla riqualificazione. Si scelgono spesso pompe di calore e caldaie di elevata potenza, che massimizzino i consumi.
Particolarmente incisivo è anche l’impianto di illuminazione, considerando che spesso la luce artificiale è in uso tutto il giorno e, in alcuni ambiti industriali, tutte le notti. Pertanto, è assolutamente da valutare un intervento di relamping, per l’efficientamento dei corpi illuminanti, mediante le nuove tecnologie LED.
Infine, l’energia rinnovabile, in particolare il fotovoltaico, può abbattere radicalmente i costi di gestione, coprendo anche parte dei consumi riconducibili ai processi produttivi.