Rinnovabili obbligatorie per le ristrutturazioni: regole, obiettivi e soluzioni

Obbligare, almeno in alcuni casi, l’uso di energia rinnovabile in edifici efficienti, è necessario per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione dell’edilizia
Rinnovabili obbligatorie per le ristrutturazioni: regole, obiettivi e soluzioni

Ricorrere alle fonti di energia rinnovabile, sia nel caso di nuova costruzione che di ristrutturazione rilevante, è obbligatorio per legge, anche se non sempre si è data la giusta considerazione a questo tema. Questo obbligo è in vigore ormai da dieci anni e, nel tempo, ha subito modifiche che hanno innalzato sempre di più l’asticella. L’obiettivo? La decarbonizzazione del settore.

Fonti rinnovabili obbligatorie nel caso di ristrutturazione

L’obbligo di utilizzare fonti rinnovabili nel caso delle nuove costruzioni e delle ristrutturazioni rilevanti è stato introdotto con il D.Lgs 28/2011. Nello specifico, è l’articolo 11 ad individuare i due casi in cui vige quanto detto: si parla di nuove costruzioni e ristrutturazioni rilevanti, ossia quando si interviene in modo integrale su un edificio esistente con una superficie utile superiore ai 1.000 metri quadri o quando si procede con opere di demolizione e ricostruzione.

La quota di rinnovabili da installare viene calcolata da un termotecnico, sulla base del fabbisogno energetico dell’edificio per riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria. La percentuale, dal 2018, era stata fissata pari a 50% nel caso degli edifici privati e 55% per quelli pubblici, con una riduzione del 50% delle quote nel caso di immobili situati in centri storici.

Ci sono state, però, recenti novità. Il D.Lgs 199/2021 ha recepito la Direttiva Europea 2028/2001/UE sulla promozione dell’uso delle rinnovabili e ha alzato le quote previste. A partire dal 13 giugno 2022, infatti, tutti gli edifici privati nuovi o sottoposti a ristrutturazione, dovranno coprire il 60% del proprio fabbisogno con fonti energetiche rinnovabili. Nel caso degli edifici pubblici, invece, si parla del 65%.

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Gli obiettivi da raggiungere

L’obbligo di ricorrere ad energia prodotta in loco da fonti rinnovabili nasce con lo scopo di favorire l’abbandono dei combustibili fossili. L’obiettivo finale, chiaramente, è la decarbonizzazione del settore edile, anche alla luce dei recenti aggiornamenti rispetto ai target fissati per il 2030 e il 2050.

Con la proposta “Fit for 55”, la Commissione Europea ha previsto anche una revisione della Direttiva sul rendimento energetico degli edifici, allineandosi al Green Deal. Come si è già introdotto l’obbligo di costruzione di edifici NZEB, ora si dovranno costruire edifici a zero emissione a partire dal 2030 e, nel settore pubblico, dal 2027. L’attenzione è posta anche sul parco immobiliare esistente, che oggi rappresenta la principale fonte di emissione del settore, richiedendo di alzare di almeno una classe energetica il 15% degli edifici in classe G entro il 2030 nel caso dei privati ed entro il 2027 nel caso del pubblico.

Le soluzioni per produrre energia rinnovabile

Per coprire la quota di energia prodotta da fonti energetiche rinnovabile, che deve essere utilizzata per la produzione di ACS, per il riscaldamento e il raffrescamento, si può ricorrere a diverse soluzioni, purchè si faccia uso esclusivamente ad impianti per la produzione di energia elettrica. La scelta migliore, quindi, è procedere con una valutazione di soluzioni tra loro integrate.

Una prima possibile scelta è quella di installare, in sostituzione della caldaia, una pompa di calore per la climatizzazione dell’edificio e per la produzione di acqua calda sanitaria. La tipologia di pompa di calore e la potenza necessarie devono essere valutate in base alle specifiche necessità dell’edificio. Questo impianto, poi, può essere integrato con un sistema fotovoltaico o con i pannelli solari termici. Nel primo caso, l’energia elettrica prodotta dai pannelli compensa quella richiesta dalla pompa di calore; nel secondo caso si riduce la quota di energia richiesta all’impianto installato per la produzione di ACS. Il fotovoltaico, inoltre, è una soluzione incentivata nel caso si sostituisca una copertura in amianto. Altre alternative sono le caldaie a biomassa o l’allacciamento a una rete di teleriscaldamento. Infine, anche se in Italia non ha ancora vissuta un diffusione importante, è ammesso anche l’uso di energia eolica, anche prodotta da micro o mini impianti.

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Gaia Mussi

Laureata in Progettazione Tecnologica e Ambientale, da sempre appassionata ai temi della sostenibilità e della tecnologia. Collabora come copywriter con portali, magazine e aziende per la creazione di contenuti inerenti il campo dell’edilizia, della sostenibilità e del risparmio energetico
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