Teleriscaldamento: come funziona, vantaggi e applicazioni in Italia

Il teleriscaldamento è una soluzione per riscaldare gli edifici e produrre acqua calda sanitaria. Come funziona? Quali sono i principali vantaggi? Quanto è diffuso in Italia?

Il teleriscaldamento è una tipologia di impianto per il riscaldamento degli edifici, per la produzione di acqua calda sanitaria e, in alcuni casi, anche per il raffrescamento.

Come funziona il teleriscaldamento

tubazioni isolate per teleriscaldamento

Con un impianto di teleriscaldamento la generazione dell’energia necessaria all’edificio non avviene in loco, ma in una centrale dislocata sul territorio che, contemporaneamente, produce il calore necessario a più edifici. In alcuni casi, possono esserci anche sotto centrali di supporto.

La fonte energetica utilizzata varia a seconda dei casi, così come cambiano i generatori installati nella centrale, che possono essere caldaie, pompe di calore o solare termico. Si parla di centrali di cogenerazione quando sono in grado di produrre energia termica ed energia elettrica contemporaneamente, di trigenerazione nel caso si produca anche energia frigorifera.

Il fluido termovettore utilizzato per la distribuzione dell’energia è generalmente l’acqua che, una volta riscaldata, viene distribuita dalla rete di mandata principale composta da tubazioni isolate che raggiungono gli edifici (sistema diretto) oppure è distribuita attraverso più circuiti secondari, che comunicano tramite scambiatori di calore (sistema indiretto). La temperatura del liquido raggiunge generalmente gli 80°-90° o anche 120°-130° nel caso lo si surriscaldi per la produzione di ACS.

Il calore viene scambiato con la rete secondaria (quella degli edifici da riscaldare) grazie a sottocentrali poste in corrispondenza di ciascun edificio collegato alla rete e, nella maggior parte dei casi, sono di proprietà di chi possiede l’immobile. Dopo l’utilizzo, l’acqua torna alla centrale attraverso le tubature di “ritorno” e verrà nuovamente riscaldata e distribuita.

I vantaggi del teleriscaldamento

rete teleriscaldamento

Il teleriscaldamento assicura differenti vantaggi, in quanto si tratta di una soluzione economica ed efficiente per il riscaldamento domestico e la produzione di acqua calda sanitaria. Le centrali, proprio per le dimensioni che hanno, assicurano livelli di efficienza energetica maggiori rispetto a quanto possibile con tante singole caldaie di minor potenza. Inoltre, è possibile recuperare il calore di scarto. L’efficienza è ancora più netta nella stagione estiva, quando la maggior parte degli edifici per il raffrescamento ricorre a condizionatori elettrici, decisamente meno performanti.

Il D.Lgs 102/2014, poi, stabilisce che per essere efficiente da un punto di vista energetico, una centrale dovrebbe assicurare che parte dell’energia utilizzata provenga da energia rinnovabile o calore di scarto (almeno il 50%) e calore cogenerato (almeno il 75%). In alternativa, si può optare per una combinazione delle precedenti.

Anche da un punto di vista ambientale il teleriscaldamento risulta positivo: sostituendo un numero più o meno elevato di caldaie, si riducono anche i punti e le fonti di emissione (e quindi le quantità) di gas climalteranti.

Lato utente, invece, i vantaggi riguardano anche il fatto che, in questo modo, non è necessario acquistare un generatore e manutenerlo. Non si incorre in problemi di installazione di impianti in casa, la sicurezza aumenta e non si occupa spazio all’interno degli edifici.

Il limite del teleriscaldamento, invece, risiede nel fatto che, per realizzare una rete efficiente, l’investimento iniziale richiesto è importante e la sua convenienza dipende anche dalla densità di popolazione e dalla presenza nelle vicinanze di una centrale di cogenerazione.

La situazione in Italia

teleriscaldamento

Secondo un rapporto di Legambiente, il primo impianto di teleriscaldamento avviato in Italia risale al 1971 e fu realizzato a Modena. Da allora, la tecnologia ha fatto passi avanti e il riscaldamento si è gradualmente diffuso in altri comuni italiani.

A giugno il GSE ha pubblicato la terza edizione del rapporto “Teleriscaldamento e teleraffrescamento in Italia”, da cui emerge che, a fine 2019, risultavano attivi 331 reti di teleriscaldamento, distribuite in 282 comuni. L’estensione delle reti è di 5.000 km e la potenza installata è pari a 9,6 GW. Se si contano le sottocentrali, invece, il numero supera le 92.000 unità, principalmente concentrate in Lombardia (39%), provincia di Bolnzano (22%) e Piemonte (15%). Dal rapporto si evince anche che le reti di teleraffrescamento sono ancora una piccola minoranza e sono sempre abbinate ad impianti di teleriscaldamento.

Per quanto riguarda l’efficienza energetica, così come definita dalla Direttiva 2012/27/CE e secondo i requisiti riportati nel D.Lgs 102/2014 prima visti, il 72% degli impianti risulta efficiente. L’energia termica distribuita nel 2019 (circa 11,9 TWh) proveniva per il 66% da impianti di cogenerazione (CHP). Gli impianti a fonti fossili rappresentano ancora circa il 75% dell’energia prodotta, principalmente ricavata da gas naturale. Le fonti rinnovabili, invece, coprono il restante 25%. Tra le fonti di energia rinnovabile più utilizzate ci sono le biomasse solide. In futuro, si assisterà probabilmente ad una crescita di questa percentuale, anche grazie allo sviluppo delle centrali di cogenerazione ad energia solare. Un esempio virtuoso si trova a Varese, che ha avuto il privilegio di inaugurare il primo impianto di teleriscaldamento solare europeo di 1.000 mq, con produzione di 400 MWh/anno di energia.

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Gaia Mussi

Laureata in Progettazione Tecnologica e Ambientale, da sempre appassionata ai temi della sostenibilità e della tecnologia. Collabora come copywriter con portali, magazine e aziende per la creazione di contenuti inerenti il campo dell’edilizia, della sostenibilità e del risparmio energetico
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