Le smart cities sono città intelligenti, frutto dello sviluppo tecnologico – e non solo – delle città esistenti. Se ne parla ormai da diverso tempo, ma spesso risulta complicato valutare concretamente a che punto è questo percorso di cambiamento. I progetti e i fondi messi in campo sono molti, ma non è semplice avere una visione complessiva del livello raggiunto dalle città che hanno investito in questa direzione. Nasce così l’esigenza, soprattutto a fronte di specifici programmi di investimento, di valutare i risultati ottenuti rispetto a quanto auspicato. Ne è un esempio il rapporto redatto dalla Corte dei Conti Europea, relativo alla verifica del programma Lighthouse di Orizzonte 2020, che avrebbe dovuto contribuire a facilitare la trasformazione delle città in smart cities.
Il programma Lighthouse di Orizzonte 2020 è stato introdotto dall’Unione Europea con lo scopo di supportare progetti e attività per la nascita di nuove smart cities, favorendo al contempo la crescita dei centri urbani a ridotto impatto climatico. Il periodo temporale di applicazione è stato dal 2014 al 2020, mentre per il 2021-2027 si fa riferimento al programma di ricerca e innovazione Orizzonte Europa, con la “Missione europea sulle città intelligenti e a impatto climatico zero”.
Il programma 2014-2020 proponeva azioni e soluzioni concrete, relative al risparmio di risorse, riduzione dell’inquinamento e miglioramento dei servizi, grazie all’uso della nuova tecnologia. Del resto di questo si tratta quando si parla di città intelligenti, che devono riuscire a evolversi su più livelli, da un lato riducendo il proprio impatto ambientale e dall’altro fornendo servizi ai cittadini sempre migliori, prestando molta attenzione anche ai temi della vivibilità, dell’accessibilità e della partecipazione.
Sono state sostenute 120 città di 24 Stati membri, di cui 100, selezionate ad aprile 2020, potrebbero proseguire le attività con il nuovo programma e raggiungere la neutralità climatica entro il 2030. Il report riporta alcuni esempi, come Barcellona, Vienna e Rotterdam. Queste città si dovrebbero porre come un modello per tutto il resto d’Europa, che dovrebbe allinearsi entro il 2050.
Il report è la relazione speciale 24/2023 e si intitola “Città intelligenti – Soluzioni concrete, ma la frammentazione ne ostacola una più ampia adozione”.
In questo rapporto si sottolinea come il programma Lighthouse si sia mosso su valide basi, concepito in modo coerente e adeguato rispetto alle necessità emerse per lo sviluppo delle città europee. Le soluzioni su cui si è scelto di investire, quindi, sono molte, spesso connesse al mondo dell’energia, ad esempio con progetti per l’efficientamento dell’illuminazione pubblica o per la realizzazione di reti elettriche intelligenti. Inoltre, sulla base della totalità dei progetti, si nota che sono stati raggiunti più dei due terzi dei risultati attesi.
Senza contare che, con la nuova “Missione europea sulle città intelligenti e a impatto climatico zero” sarà possibile anche finanziare la ripetibilità dei progetti riusciti. Un meccanismo fondamentale se si punta ad una trasformazione generalizzata delle città europee, che devono mirare all’ambizioso obiettivo di neutralità climatica entro il 2050.
Si evidenzia a questo punto un primo importante punto debole: i due programmi europei, secondo la Corte dei Conti Europea, non sono coordinati e il rischio è quello di non riuscire a sfruttare a pieno l’esperienza maturata.
Il report della Corte dei Conti riporta una panoramica delle soluzioni per le smart cities attuate all’interno del programma Lighthouse di Orizzonte 2020, anche in rapporto alla loro frequenza di applicazione nelle città coinvolte. Il report raggruppa le soluzioni in tre macrocategorie:
Nel primo caso, rientrano, in ordine decrescente di diffusione, soluzioni per:
Anche le applicazioni di mobilità sostenibile presentano un’elevata attuazione, con una diffusione nel 95% delle città coinvolte nel programma.
Infine, per quanto riguarda la categoria TIC e processi, si parte da soluzioni di governance e coinvolgimento dei cittadini (per l’80% delle città), per lo sviluppo del capitale umano, per il sostegno alle imprese, per la pubblica sicurezza, per l’inclusione sociale e, infine, per la sanità (10% delle città).
Per quanto riguarda l’avanzamento dei progetti, invece, nel report è indicato che a fine 2022 risulta ultimato il 50% dei progetti Lighthouse. Per i restanti, però, è prevista la chiusura entro il 2024 e il 2025. Infine, sono stati valutati i risultati ottenuti dai progetti rispetto agli obiettivi qualitativi e quantitativi definiti all’avvio.
Un obiettivo qualitativo può essere la realizzazione di una piattaforma informatica per la mobilità. Mentre uno quantitativo, la riduzione delle emissioni di una determinata quantità di tonnellate all’anno.
L’aggregazione dei dati e il calcolo di un valore indice della performance complessiva, però, non è semplice, pertanto si sono analizzati solo alcuni dei progetti ultimati, per i quali erano disponibili informazioni dettagliate e che rappresentano il 40% dei progetti totali. L’esito è positivo, con un completo raggiungimento dei risultati attesi.
In conclusione, emergono dati incoraggianti, che dimostrano le potenzialità di questi progetti e il loro impatto in termini ambientali, economici e sociali. Allo stesso tempo, le criticità rilevate devono essere adeguatamente attenzionate. Tra queste, anche la difficoltà nel coinvolgere i cittadini, in realtà fondamentali per il successo dei progetti.
Inoltre, secondo le stime riportate nel rapporto della Corte dei Conti europea, i fondi necessari per raggiungere effettivamente la neutralità climatica superano quelli a disposizione dell’Europa, per cui è necessario individuare nuovi modelli di finanziamento e supporto. Infine, si rilevano un disallineamento del programma con le altre iniziative europee, oltre ad una frammentazione dei finanziamenti pubblici e privati.