Nel 2021 il riscaldamento domestico italiano contribuisce ancora, in maniera significativa, a inquinare le nostre città e a surriscaldare il pianeta, incentivato da una serie di sussidi ambientalmente dannosi e da misure che invece di promuovere gli impianti a fonti rinnovabili favoriscono anche quelli a combustibili fossili. Ultima tra tutti l’Ecobonus. Eppure, nel nostro paese esistono valide alternative ai sistemi centralizzati alimentati a gas e gasolio.
Da questi presupposti si muove il nuovo nuovo studio “Una strategia per la decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento degli edifici in Italia” realizzato da Elemens per Legambiente e Kyoto Club.
Inserito nell’ambito di un progetto della European Climate Foundation finalizzato a eliminare gradualmente i combustibili fossili dagli edifici residenziali in Italia, il documento indaga lo stato dei sistemi di riscaldamento nel Belpaese, il loro apporto in termini di emissioni di gas, nonché le priorità d’intervento. Lo studio presenta inoltre le proposte per decarbonizzare il settore elaborate da Legambiente e Kyoto Club, che puntano all’eliminazione immediata del Superbonus per le caldaie a gas e individuano nel 2025 la data strategica per vietare l’installazione di nuovi impianti alimentati da combustibili fossili.
Entriamo nel merito del documento scoprendo alcuni dei punti più interessanti.
Nel nostro paese, la maggior parte dei consumi degli utenti residenziali sono finalizzati al riscaldamento delle abitazioni per una percentuale pari al 67% del totale. Il restante 33% è invece destinato ad altri usi quali l’acqua calda sanitaria, il raffrescamento, l’illuminazione e le apparecchiature elettriche.
La maggior parte delle abitazioni italiane (17,5 mln) utilizza il metano, attraverso caldaie a gas. I combustibili solidi, in prevalenza legname, vengono usati in 3,6 milioni di abitazioni. L’utilizzo del riscaldamento elettrico e del gasolio corrisponde a 1,3 milioni ciascuno, mentre il GPL viene usato in 1,2 milioni di case. Restano invece marginali l’olio combustibile e altre tipologie di fonti.
Sono in particolar modo i grandi centri urbani a essere contraddistinti da impianti centralizzati alimentati a gas e gasolio.
Qual è invece il contributo del riscaldamento degli edifici all’inquinamento atmosferico in Italia? Nel nostro paese il riscaldamento degli immobili residenziali, commerciali e pubblici pesa sulle emissioni di CO2 per oltre il 17,7%, secondo i dati di Ispra. Particolarmente consistente nell’inquinamento atmosferico risulta il ruolo del riscaldamento residenziale. Da solo è responsabile del 64% della quantità di PM2,5, del 53% di PM10 e del 60% di CO2 emessi nel 2018, contribuendo al peggioramento della qualità dell’aria, in special modo nelle grandi città del Centro-Nord.
Un impatto considerevole che è stata confermato anche durante il lockdown del 2020. Uno studio dell’ARPA ha attestato come in Lombardia, nonostante il blocco delle attività produttive e di gran parte dei trasporti, le emissioni di PM10 siano diminuite soltanto del 17% proprio a causa di un incremento nell’uso del riscaldamento.
Il Ministero dell’Ambiente pubblica, ormai da alcuni anni, il catalogo dei sussidi erogati dallo Stato a favore delle fonti fossili o di pratiche che hanno effetti negativi sull’ambiente. In termini economici, il settore energetico è quello che beneficia maggiormente di sussidi che risultano dannosi per l’ambiente.
Entrando più nello specifico, è possibile distinguere alcune agevolazioni che impattano in maniera diretta sul settore del riscaldamento residenziale. Il primo posto è occupato dall’Ecobonus, potenziato di recente con l’aliquota del 110%, meglio nota come Superbonus. L’agevolazione fiscale incentiva non solo le tecnologie rinnovabili ma anche soluzioni che usano combustibili fossili come il gas naturale. È il caso delle caldaie a condensazione, per le quali è previsto il totale rimborso delle spese da parte dello Stato.
Altra iniziativa dannosa sotto il profilo ambientale si riscontra nell’agevolazione finalizzata a ridurre il prezzo per l’acquisto di gasolio e GPL nelle aree non metanizzate (zone montane, Sardegna e isole minori). L’impatto che si produce è un rallentamento della diffusione delle rinnovabili termiche.
Infine, va ricordata l’aliquota IVA agevolata (pari al 10%) destinata ai consumi a uso civile per il riscaldamento degli edifici, che viene applicata limitatamente ai primi 480 metri cubi di gas consumato nell’anno.
Incentivi e sussidi dovrebbero fornire una spinta propulsiva nei confronti della transizione verso sistemi più efficienti e a emissioni zero. Tutto ciò invece non avviene e ne ne deriva un rallentamento nel processo di decarbonizzazione del nostro paese, oltre che un danno per il clima.
Per favorire la diffusione di sistemi di riscaldamento a zero emissioni, Legambiente e di Kyoto Club suggeriscono una serie di iniziative. Le associazioni propongono di accompagnare la dismissione degli impianti inquinanti con l’obbligo di una loro sostituzione con soluzioni ad alta efficienza e a basso impatto ambientale, come il solare termico e le pompe di calore (soprattutto geotermiche) e/o con l’introduzione di misure di supporto per queste tecnologie.
Secondo Legambiente e Kyoto Club, la terza tecnologia da tenere in considerazione per la decarbonizzazione del riscaldamento domestico è quella delle caldaie a biomassa legnosa.
Le due realtà propongono quindi delle modifiche ai sussidi alle fonti fossili, nel dettaglio:
Come riportato nello studio, nel mondo si possono annoverare diverse buone pratiche di decarbonizzazione. L’Olanda ha ad esempio annunciato l’uscita completa dal gas entro il 2050. Negli Stati Uniti, San Francisco è pronta a introdurre da giugno 2021 l’obbligo di realizzare nuovi edifici residenziali e commerciali senza sistemi di riscaldamento basati sul gas naturale.
Esempi virtuosi si possono contare anche in Italia. È il caso di Milano, la cui Giunta ha approvato un nuovo regolamento che prevede la messa al bando delle caldaie a gasolio da ottobre 2022. Per sostenerne la sostituzione, il Comune ha stanziato risorse a fondo perduto per l’acquisto d’impianti di nuova generazione, come solare termico e pompe di calore.