È un documento atteso ormai da molto tempo e del quale circola, finalmente, almeno una bozza. Si tratta del decreto con cui il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) intende supportare lo sviluppo delle configurazioni di autoconsumo diffuso (singolo e collettivo) e delle comunità energetiche rinnovabili (CER).
Il perché dell’importanza di questo testo è presto detto: la sua valenza risulta fondamentale per regolare i meccanismi incentivanti sull’energia condivisa all’interno delle regole e delle indicazioni già fornite dall’Unione Europea. Inoltre, il decreto farà chiarezza sul coordinamento della condivisione energetica con quanto previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Insomma, come sottolinea in un comunicato RSE (acronimo di Ricerca sul Sistema Energetico), il decreto rappresenta “l’ultimo tassello mancante per la costituzione delle nuove CER che potranno ricevere un incentivo sull’energia condivisa all’interno del perimetro della medesima cabina primaria, così come definite dal decreto legislativo 199/2021 che apre alla costituzione e al futuro esercizio di comunità capaci di operare a livello territoriale, coinvolgendo molteplici attori e generando benefici per la collettività”.
E proprio considerata la rilevanza di questo passaggio, nonché facendo tesoro delle precedenti ricerche condotte sui modelli organizzativi adottati dalle CER nella cosiddetta fase transitoria, che RSE ha deciso di approfondire alcuni aspetti relativi allo sviluppo dell’autoconsumo diffuso nel contesto italiano, riferendosi a dei casi di studio. In particolare viene analizzata la convenienza delle comunità energetiche Ci soffermiamo, a seguire, su due di questi, anche se il report va a vedere che cosa succede anche nelle grandi CER finanziate da un soggetto terzo piuttosto che da un Comune.
Prima di entrare nel merito ricordiamo che l’iniziativa si colloca tipicamente nel perimetro di attività di RSE, una società per azioni interamente controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che fin dalla sua costituzione è impegnata nell’analisi, studio e ricerca applicata all’intero settore energetico. E la stessa società precisa come “le grandi sfide della transizione energetica e digitale rappresentano il motore dei progetti RSE, ispirati ai temi dell’innovazione, dell’efficienza e della circolarità, in tutti i suoi aspetti non solo energetici, ma anche economici e sociali”.
Il primo caso su cui si sono concentrati gli analisti di RSE riguarda un condominio di medie dimensioni, composto da 18 utenze, in cui i singoli condòmini decidono di investire direttamente nella realizzazione di un impianto fotovoltaico da 20 kW di picco e di costituire quindi uno schema di autoconsumo collettivo.
In questo primo caso gli investitori possono beneficiare delle detrazioni fiscali del 50%, oltre che accedere agli incentivi sull’energia condivisa. Ebbene, dallo studio emerge che un investimento di questo tipo consente un rientro molto rapido della spesa effettuata, tra il sesto e il settimo anno di esercizio dell’autoconsumo collettivo.
In particolare, dal punto di vista del singolo condòmino, la simulazione di RSE indica che, a fronte di un investimento iniziale di circa 1.650 euro, si avranno i seguenti effetti:
Il secondo caso preso in esame riguarda la costituzione di una CER che decide di realizzare un impianto fotovoltaico da 200 kW di picco. Nel dettaglio la comunità energetica è composta da 180 utenze, principalmente domestiche, che si trovano all’interno del perimetro della stessa cabina primaria a cui è connesso l’impianto.
Con una producibilità di 1.300 ore equivalenti e una perdita di producibilità dello 0,4% annuo per i pannelli, l’attivazione della CER consente di ottenere un’immissione in rete media annua di circa 250 MWh nel periodo del ventennio di incentivazione, con una media di energia condivisa oggetto di incentivazione pari a circa 150 MWh annui.
Con queste basi, lo studio RSE indica che nella sostanza il secondo caso complessivamente produce vantaggi per ciascun partecipante alla CER molto prossimi a quelli del primo caso. Un risultato simile, che è però la somma degli aspetti più vantaggiosi legati alle dimensioni più grandi (economie di scala) con quelli meno vantaggiosi, in primis la non applicabilità delle detrazioni fiscali per le persone fisiche.
Premesso che anche nel secondo caso il rientro dell’investimento avviene tra il sesto e il settimo anno di esercizio della CER, i partecipanti alla comunità beneficeranno di questi effetti: