L’economia è sempre più connessa alla sostenibilità, ma chiede “garanzie”, tramite policy stringenti, mentre le tecnologie avanzano senza sosta: cosa significa oggi progettare zero emission building?
“Nel mondo degli impianti e del comfort, il 2024 sta lanciando sfide importanti – spiega Massimiliano Pierini, managing director di RX Italy, durante il convegno di Mostra Convegno Expocomfort dedicato a progettazione e benessere degli edifici -. L’innovazione tecnologica è tangibile, così come il mondo della progettazione, con tutte le eccellenze italiane, sta andando nella direzione richiesta”. L’evoluzione degli SDG (Sustainable Development Goals) e del Green Deal, nonché la firma della direttiva EPBD IV familiarmente chiamata “Case Green”, faranno il resto. E l’Italia, secondo gli esperti intervenuti, è vigile e si prepara a implementare ulteriori azioni virtuose.
Massimiliano Mandarini, segretario del Chapter Lombardia di Green Building Council Italia, apre il giro di tavolo sottolineando un aspetto chiave della sostenibilità: il suo rapporto con la città e il vissuto dei cittadini. “Una rivoluzione verde che deve entrare nelle case senza fare paura, in modo democratico, con i giusti passi e le giuste soluzioni. Mettendo al centro persona, il suo rapporto con la tecnologia e la quotidianità. Insomma, va benissimo spingere sulla mitigazione ambientale, ma è altrettanto prioritario pensare all’obiettivo di una Società 5.0. Sviluppata a livello abitativo, sociale e lavorativo. Ragioniamo insieme sui focus necessari, parlando all’opinione pubblica in modo chiaro ma non apodittico”, afferma il relatore.
Una visione allineata a quell’idea di benessere degli edifici che coinvolge tutti: aziende, progettisti, politica e cittadini. “La direttiva non nasce per creare problemi, bensì per favorire una transizione equa e fondamentale – aggiunge Giuliano Dall’O’, professore ordinario di Fisica Tecnica Ambientale presso il Dipartimento ABC (Architecture, Built Environment and Construction Engineering) del Politecnico di Milano -. Anche perché l’Italia non è affatto messa male, sebbene spesso abbiamo l’impressione di essere fanalino di coda. Questo non significa nemmeno banalizzare la tematica. Anzi, la consapevolezza di essere sulla strada giusta ci aiuterà ad affrontare questa sfida con più razionalità ed efficacia”.
Una sfida fatta anche di ricollocazione lessicale. Da near zero energy building a near zero emission building, passando per criteri ESG e tassonomia verde europea per gli investimenti sostenuti in edilizia. Oggi, lo strumento più utile per comprendere la direzione intrapresa resta comunque la neo approvata direttiva Case Green. La quale, proprio perché gli edifici hanno molto da dire in tema ambientale, si inserisce nel panorama di Fit for 55 al 2030 e completa decarbonizzazione al 2050.
In sostanza, da gennaio 2028 i nuovi edifici pubblici dovranno essere ZEmB (zero emission building). Per tutti gli altri, l’obbligo slitta al 2030. Sempre entro il 2028, tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno integrare impianti fotovoltaici, termine che passa al 2032 per le ristrutturazioni. Inoltre, da gennaio 2040 non saranno più incentivabili acquisto e installazione di generatori a combustibili fossili. Dunque, le nuove costruzioni e le grandi ristrutturazioni non potranno più prevedere questi impianti salvo il caso di sistemi ibridi o soluzioni a idrogeno. Inoltre, il “passaporto di ristrutturazione” supporterà i proprietari di case ed edifici nel pianificare interventi graduali di azzeramento delle emissioni.
Una delle novità più rilevanti riguarda poi gli APE (attestati di prestazione energetica). Compare infatti la classe A0, corrispondente agli ZEmB. Si ipotizza anche l’assegnazione di + alle classi A per gli edifici che contribuiscano a stabilizzare la rete energetica tramite i propri impianti rinnovabili. Molto probabilmente, poi tutti gli edifici pubblici saranno obbligati a esporre la targa della classificazione e a dotarsi di un APE a prescindere dal loro stato di fatto.
La revisione dell’EPBD incoraggia fortemente l’utilizzo della domotica e delle tecnologie smart e adattive, anche appoggiandosi all’intelligenza artificiale. Il tutto per implementare efficienza e corretto funzionamento degli impianti in ogni condizione climatica. Suggerendo al contempo la creazione di banche dati digitali per la gestione ottimizzata dei building.
Per quanto riguarda la mobilità sostenibile, si propone la maggiore diffusione delle infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici negli edifici residenziali e commerciali. Oltre all’aumento dei parcheggi dedicati alle biciclette.
Un edificio a emissioni zero, sempre seguendo la direttiva Ue, è una struttura progettata e costruita per ridurre al minimo il suo impatto ambientale durante tutto il ciclo di vita. Le emissioni inquinanti, dunque, vanno evitate o ridotte sia in fase di cantiere sia nell’utilizzo quotidiano dell’immobile. Per raggiungere i nuovi obiettivi nZEmB, servono dunque tecnologie e pratiche sostenibili. Quali energie rinnovabili, materiali ecologici, sistemi di efficientamento energetico e gestione delle risorse idriche.
A questo punto, entrano in gioco i progettisti, secondo le 6 caratteristiche delle realizzazioni nZEmB identificate da Giuliano Dall’O’. Gli impianti, nell’era del benessere degli edifici, devono:
“Le prestazioni elevate degli edifici, richieste dalle normative e dalle leggi in vigore, richiedono un approccio diverso alla progettazione – continua Giuliano Dall’O’ -. Anche se le conoscenze si stanno sempre più specializzando, a seguito dell’innovazione tecnologica, l’obiettivo deve essere la progettazione integrata”. Un secondo aspetto riguarda lo strumento digitale del BIM (Building Information Modeling). Si tratta di un approccio metodologico ormai indispensabile a supporto della progettazione integrata, poiché porta tutti i professionisti a lavorare su una stessa piattaforma. La novità, in questo caso, riguarda gli impianti e i protocolli energetico-ambientali, come leva di riferimento per misurare i risultati ottenuti. Ecco perché parlare di Green BIM.
Mission impossibile? “Una sfida difficile ma stimolante. La ritengo una necessità ambientale ma anche politica, per Paesi come l’Italia che importano ancora troppa energia. Ci arriveremo solo con una maggiore coesione a livello Ue e con l’integrazione tra edifici e territorio”. I prodotti ci sono: le aziende stanno investendo per anticipare i requisiti normativi. La qualità della progettazione è sempre più alta e gli installatori più evoluti e ricettivi. L’aspetto economico, non irrilevante, può ancora essere incentivato con i giusti tempi e modi. Insomma, progettare e realizzare il benessere degli edifici è una sfida vincibile.