Ripensare in chiave smart tutti gli elementi che compongono la società per concepire spazi urbani reattivi, funzionali e sostenibili: parliamo di Società 5.0. Il modello della professoressa Yuko Harayama, testato dal Governo giapponese nel suo “5th Science and Technology Basic Plan”, teorizza un’evoluzione dell’informazione che punta al benessere del cittadino in tutte le sue dimensioni.
Primo obiettivo, creare una società umano-centrica. Dove ottenere, grazie alla tecnologia e senza conflitti, crescita economica e sviluppo sociale. Ed è questo il fulcro conclusivo del primo rapporto strategico della Community Smart Building, avviata da The European House – Ambrosetti per indagare potenzialità e vantaggi della riconversione intelligente degli edifici.
Consumo di risorse e necessità di efficienza, invecchiamento della popolazione, sicurezza informatica e tutela della privacy sono le principali sfide di qualunque modello di trasformazione sociale. La pandemia, inoltre, ha accelerato la transizione smart, spingendo su innovazione e sostenibilità. In questo ecosistema evolutivo, il paradigma della Società 5.0 diventa un interessante modello a cui tendere.
Nella Società 5.0, tutti i beni e i servizi necessari vengono offerti ai cittadini quando ne hanno bisogno e nella quantità di cui hanno bisogno. Con l’obiettivo di personalizzare ed efficientare il sistema grazie alla digitalizzazione. Permettendo così a tutti di condurre una vita agevole e accedere a servizi di qualità. In questa visione di società super-smart, i bisogni dei singoli sono tracciati e differenziati per allocare al meglio le risorse del Paese.
Il settore degli edifici smart, può contribuire alla realizzazione di questo paradigma puntando al benessere “personalizzato” dell’individuo. Al centro di questa concettualizzazione, risiede la smart city. Elemento chiave del progresso sostenibile abilitato dagli edifici intelligenti e abilitante della Società 5.0.
Il documento “Toward the realization of the new economy and society” di Keidanren (Federazione giapponese delle imprese), contiene la prima formulazione della Società 5.0. Il modello è stato successivamente integrato nei piani di sviluppo, per guidare le strategie di crescita del potenziale economico e competitivo del Paese.
Nella concezione giapponese, dunque, gli obiettivi della Società 5.0 sono:
Il tutto si collega alla ritrovata centralità del vivere bene, soprattutto all’interno della propria abitazione. Eredità importante del covid-19 che si accompagna alle nuove esigenze di vita e di lavoro, nonché al ripensamento degli spazi domestici. Secondo gli studi di TEH – Ambrosetti, infatti, entro il 2025 i lavoratori italiani in smart working potranno essere strutturalmente intorno al 25% per imprese di medio-grandi dimensioni, con punte fino al 40% per i servizi. In questo contesto, l’Italia è il Paese Ue che ha guadagnato più posizioni (+5) tra 2019 e 2020 nella classifica riguardante gli occupati che hanno lavorato abitualmente da casa, seguito Irlanda e Grecia (+3).
Tornando dunque al benessere tra le mura domestiche, la survey della Community Smart Building evidenzia che il 46% degli italiani desidera apportare modifiche alla propria casa. Questo perché la possibilità di vivere in ambienti più confortevoli incrementa la produttività (fino al 20%). Migliorando al contempo la qualità della vita e l’impatto sulla salute.
La riconfigurazione degli spazi abitativi continuerà così a incidere sulla volontà/necessità di integrare oggetti connessi e nuovi strumenti digitali. Tra i principali ambiti di miglioramenti indicati dagli intervistati:
L’obsolescenza del patrimonio immobiliare italiano rende ancora più urgente la conversione smart degli edifici. Anche alla luce della attuale distribuzione della ricchezza delle famiglie italiane, fortemente legata alla componente immobiliare. A fine 2020, infatti, la relativa ricchezza netta era pari a 9.743 miliardi di euro, otto volte il reddito disponibile. Se le abitazioni continuano a rappresentare la principale forma di investimento nel privato, il valore economico e sociale degli smart building diventa più dato di fatto che opinione.