È divenuto legge quasi un anno fa ma, a quanto pare, il Superbonus, l’incentivo fiscale per la riqualificazione energetica, non vuole smettere di cambiare pelle. Se a rendere per vari mesi il provvedimento “indefinito”, con una ridda di ipotesi sulla sue reali modalità d’applicazione, era stata la mancanza dei decreti attuativi, adesso si potrebbe assistere ad un ulteriore rimescolamento di carte provocato da un intervento legislativo che avrebbe un effetto per certi versi clamoroso, con l’abbassamento dell’aliquota di recupero fiscale dal 110 al 75%.
L’occasione per questa sforbiciata sarebbe ormai prossima, ovvero la versione definitiva (si spera) del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, meglio noto come Recovery Plan, che i vertici dell’Unione europea attendono per la fine di aprile. Nell’ultima bozza di questo documento, la prima messa a punto dal nuovo governo guidato da Mario Draghi, è già previsto un cambiamento temporale del Superbonus con un’ulteriore proroga, spostandone la scadenza da fine 2022 (però con il 60% dei lavori compiuti al 30 di giugno) fino al termine del 2023.
Ebbene, a precedere la stesura definitiva del Recovery Plan, sia alla Camera che al Senato sono state approvate le risoluzioni di maggioranza contenenti le linee di indirizzo relative al provvedimento. Molto significativo il passaggio nel quale si auspica che “la misura del Superbonus del 110 per cento deve essere semplificata e prorogata nel tempo e, comunque, al fine di facilitare l’immissione anche di capitale e risparmio privato in un ampio processo di rigenerazione urbana, appare opportuno razionalizzare tutti gli altri bonus esistenti per le ristrutturazioni e per l’efficientamento energetico degli edifici sotto un’unica aliquota al 75 per cento“.
Un passaggio, peraltro, non privo di ambiguità perché, accanto alla lettura prevalente che vuole, appunto, una riduzione del Superbonus a partire da una data ancora da definirsi, ne esiste un’altra secondo la quale non si andrebbe invece a toccare il meccanismo del Superbonus “limitandosi” ad aumentare fino al 75% il recupero fiscale di tutte le altre agevolazioni edilizie. Quest’ultimo è comunque un intervento da non sottovalutare visto che comporterebbe non pochi vantaggi ai futuri beneficiari.
In particolare, fra tutte le agevolazioni attualmente vigenti l’unica, oltre al Superbonus, che risentirebbe di un’aliquota unica al 75% è il cosiddetto Bonus facciate (rifacimento delle superfici verticali esterne degli edifici) per il quale è adesso previsto il recupero del 90% delle spese. Miglioramenti, anche significativi, per tutte le altre agevolazioni, fra queste il Bonus ristrutturazioni (detrazione attuale al 50%), l’Ecobonus (65 o 50% a seconda del tipo d’intervento), il Bonus mobili ed elettrodomestici (50%) e il Bonus verde (36%).
Ma la percentuale di recupero fiscale non è il solo argomento relativo al Superbonus dibattuto nelle stanze della politica. C’è infatti da registrare un significativo intervento del ministro della Transizione Ecologica. “Occorrerà trovare – ha affermato Roberto Cingolani durante un question time al Senato – un adeguato punto di equilibrio tra una semplificazione necessaria delle procedure di accesso al Superbonus e la lotta al fenomeno dell’abusivismo”.
Dunque, un possibile alleggerimento dell’imponente mole di documentazione attualmente necessaria per usufruire della maxi detrazione fiscale, ma anche un’estensione della platea dei possibili beneficiari: “L’ampliamento del Superbonus al 110% agli edifici strumentali d’impresa (principalmente ristoranti e alberghi, ndr) potrebbe essere complesso – ha spiegato Cingolani -. Ma lavoreremo su questa cosa, e mi impegno a discuterne con il Ministero dell’Economia”.