Normativa europea sulle caldaie a gas: alla fine si farà “alla tedesca”?

La situazione riguardo le nuove regole sull’installazione degli impianti di climatizzazione è molto confusa, con due distinti provvedimenti UE in via d’approvazione. Ma intanto la Germania ha varato la sua legge che mette in dubbio lo stop alle caldaie dal 2029
Caldaie a Gas: legge tedesca contro normativa UE

La transizione energetica europea verso un continente a impatto zero per la metà di questo secolo è fatta inevitabilmente di varie componenti. Una delle più significative è sicuramente la Direttiva sul rendimento energetico degli edifici – la cosiddetta Direttiva Case Green – in via di approvazione. Ma anche in questo caso si può parlare di varie componenti, dove ce n’è una – d’importanza fondamentale dato che ci riferiamo alle caldaie – che sta generando non pochi problemi.

Una prima questione, sotto gli occhi di tutti, è che i nuovi assetti regolatori relativi all’installazione degli impianti di climatizzazione negli edifici stanno prendendo forma in due diversi provvedimenti legislativi europei, con il rischio, assolutamente concreto, di dettati normativi clamorosamente in contraddizione. Infatti, oltre alla citata Direttiva, ad occuparsi del tema caldaie c’è anche la revisione del Regolamento Ecodesign varato nell’ormai lontano 2013, anch’essa in via di approvazione.

Perché guardare a Berlino

Ma prima di spiegare perché i due provvedimenti possono entrare in rotta di collisione, è bene occuparsi di quel che sta accadendo, sempre in tema di legislazione sugli impianti di climatizzazione, in un Paese membro dell’Unione Europea. E non un Paese qualsiasi, ma quello industrialmente più importante, la Germania, le cui vicende finiscono quasi sempre con “l’inspirare” le decisioni che vengono poi assunte a Bruxelles.

A Berlino, è notizia di pochi giorni fa, il parlamento ha approvato il “Building Energy Act”, ovvero la legge che aumenta in modo progressivo la quantità di fonti rinnovabili utilizzate, appunto, per il riscaldamento degli edifici. Messa in questo modo potrebbe sembrare una conferma del ruolo della Germania quale capofila del rinnovamento energetico fra i grandi Paesi dell’Unione Europea. Ma le cose non stanno esattamente così…

Il testo iniziale del provvedimento tedesco prevedeva un taglio drastico alle caldaie che bruciano combustibili fossili, messe fuori mercato già l’anno prossimo a beneficio di nuovi impianti di climatizzazione alimentati per almeno il 65% da fonti rinnovabili, il che di fatto avrebbe indirizzato gli utenti soprattutto su sistemi di riscaldamento con pompe di calore, teleriscaldamento o in grado di utilizzare biomasse.

Caldaie a gas: la svolta tedesca

Senonché, fortemente voluta da Robert Habeck, il ministro dell’Economia e leader dei Verdi, la versione originaria del Building Energy Act ha mandato in fibrillazione la coalizione di governo suscitando in special modo la netta contrarietà dei Liberali. Ed alla fine, come quasi sempre succede in politica, si è dovuti arrivare a un compromesso. Infatti, i quasi dieci miliardi annui di costo stimati per l’abbandono immediato delle caldaie a gas, hanno costretto il governo a più miti consigli con il varo in parlamento di un testo “edulcorato”.

Nel provvedimento approvato si parla ancora di abbandono del riscaldamento basato sul consumo di combustibili fossili (con incentivo fino al 70% per acquistare sistemi green) ma sono previste delle deroghe sostanziali. In particolare, l’installazione di caldaie a gas continuerà ad essere permessa finché i Comuni tedeschi non avranno varato dei nuovi piani di climatizzazione (con scadenza giugno 2026 e 2028, rispettivamente per i centri urbani sotto o al di sopra dei 100mila abitanti).

Ed ancora, gli impianti a fonti fossili saranno consentiti per un periodo di transizione di 10 anni se nell’area d’impiego è in programma un sistema di teleriscaldamento alimentato almeno al 65% da rinnovabili. Spazio anche alla “polivalenza”, nel senso che si potranno vendere sistemi a gas già predisposti per il futuro utilizzo con l’idrogeno, a condizione che nella zona interessata sia previsto l’arrivo di un servizio di distribuzione dell’idrogeno entro il 2044.

Caldaie a gas: cosa accade ora a Bruxelles?

La sostanziale frenata delle Germania sul fronte delle caldaie si inserisce, come detto, in un momento particolare del processo normativo in corso a Bruxelles, con il tema della climatizzazione che viene affrontato da due diverse normative in via di approvazione. Testi che condividono la logica di fondo, ovvero l’eliminazione nel tempo più rapido possibile della commercializzazione e installazione delle caldaie alimentate con combustibili fossili.

Ma se si guarda alla Direttiva europea sul rendimento energetico degli edifici, questa prevede di eliminare gradualmente l’uso di impianti di riscaldamento a combustibili fossili in tutti gli edifici entro il 2035, da sostituire con la commercializzazione e installazione di sistemi di riscaldamento ibridi, caldaie certificate per funzionare con fonti rinnovabili e altri sistemi tecnici per l’edilizia non alimentati con combustibili fossili.

Ben più stringente, invece, il dettato normativo dell’altro provvedimento in gestazione, la versione aggiornata del Regolamento Ecodesign. In questo caso lo stop alla vendita delle caldaie a gas è indicato per il 2029. Dopo, tutti i sistemi di riscaldamento di nuova installazione nei Paesi Ue dovranno avere almeno “un rendimento” del 115 percento. Quest’ultimo è però un livello di efficienza energetica che mette fuori gioco anche i sistemi alimentati con gas rinnovabili, come i modelli a biometano e idrogeno, lasciando di fatto campo libero per le pompe di calore a partire dal prossimo decennio.

Armonizzare i due testi UE

Dunque, nei prossimi mesi le istituzioni dell’Unione Europea, in ultimo il parlamento con le votazioni decisive, dovranno inevitabilmente armonizzare la Direttiva sul rendimento energetico degli edifici con il Regolamento Ecodesign sul tema della climatizzazione. Quanto influirà sul risultato finale il recente esempio tedesco è circostanza tutta da scoprire.

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Marco Ventimiglia

Giornalista professionista ed esperto di tecnologia. Da molti anni redattore economico e finanziario de l'Unità, ha curato il Canale Tecnologia sul sito de l'Unità
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