L’anno scorso l’Europa ha investito 227 miliardi di dollari nella transizione energetica finalizzata all’abbattimento delle emissioni climalteranti. Nel giudizio del comune cittadino si tratta di tanti, tantissimi soldi. Certo, non deve stupire se si palesa qualcuno, meglio se esperto di economia, che ci spiega come in fondo questa cifra non è poi così astronomica. Ma quel che invece risulta assolutamente sorprendente è un giudizio ben più netto, ovvero che, tenuto conto del gigantesco obiettivo da raggiungere, 227 miliardi sono poco più che niente…
A raccontarcelo, insieme a molte altre questioni, è il recente rapporto “New Energy Outlook: Europe”, pubblicato dalla società di ricerca BloombergNEF (BNEF). Uno studio contenente un dato che, sotto il profilo economico, non è esagerato definire sconvolgente: la transizione dell’Europa verso una società a impatto zero comporterà oltre 32 trilioni di dollari di investimenti in energia e tecnologie correlate da qui al 2050 (come già evidenziato nel report del 2021).
Dunque, per riportare il dato alla realtà monetaria del nostro continente, la rivoluzione green necessita di 30mila miliardi di euro fino alla metà del secolo. Il che significa, parafrasando un celebre proverbio, che fra il dire della Commissione europea e il fare dei Paesi aderenti all’Unione c’è di mezzo un mare di risorse finanziarie da investire…
Tornando al dato sugli investimenti complessivi relativo all’anno passato (che oltre all’area UE comprende anche il Regno Unito, la Norvegia e la Svizzera), si capisce facilmente che con 213 miliardi di euro di investimenti annuali sulla transizione energetica (il cambio attuale di 227 miliardi di dollari) non si va davvero lontano.
In particolare, moltiplicando 213 miliardi per 28, vale a dire gli anni che ci separano dal 2050, si arriva a un totale di circa 6mila miliardi di euro, ovvero appena un quinto dei trentamila miliardi di euro che gli analisti di BNEF ritengono necessari per riuscire a completare con successo la transizione energetica verso impatto zero del continente europeo.
Dunque occorre un vero e proprio cambio di marcia. “Per rimanere sulla buona strada – si legge nel report BNEF -, gli investimenti annuali medi in forniture di energia pulita, veicoli elettrici, pompe di calore e materiali sostenibili in Europa devono essere più di tre volte superiori. Questo per il resto dell’attuale decennio, per poi quadruplicare e più gli investimenti a partire dagli anni Trenta”.
Il modello di BloombergNEF evidenzia che l’utilizzo dell’energia eolica e solare su larga scala rappresenta il modo più economico per l’Europa di ridurre le emissioni climalteranti e insieme abbassare i costi del sistema energetico. Ricorso alle fonti rinnovabili che inoltre permetterà di ridurre prima e eliminare poi la dipendenza dai combustibili fossili, una criticità venuta pesantemente allo scoperto in seguito all’invasione russa dell’Ucraina.
Nel dettaglio, secondo l’analisi BNEF, le sole tecnologie solari ed eoliche dovranno fornire l’83% della generazione elettrica entro il 2050. Tutto ciò in base allo scenario denominato “Net Zero”, appunto quello che porta l’Europa all’impatto zero per la metà del secolo. Nel corso della transizione del continente la capacità eolica onshore e offshore raggiungerà i 675 gigawatt già entro il 2030, rispetto ai 234 gigawatt del 2022. Andamento simile per la capacità solare che crescerà fino a 774 gigawatt entro il 2030, rispetto ai 226 gigawatt attuali.
Nella visione di BloombergNEF le fonti rinnovabili andranno supportate da un’adeguata infrastruttura di accumulo: “Il mix più economico per fornire il necessario backup, da impiegare nelle ore di assenza produttiva delle rinnovabili, proverrà da batterie, impianti a gas con cattura e stoccaggio del carbonio e nuovi impianti nucleari. A lungo termine vi sarà un ruolo piccolo ma importante per gli impianti a gas alimentati con idrogeno verde, poiché i costi di produzione del vettore energetico sono destinati a diminuire”.
Tornando alle previsioni sugli investimenti che dovranno essere effettuati in Europa, la più grande singola fetta di spesa dovrà essere destinata ai veicoli elettrici, destinati ad “assorbire” quasi 20mila miliardi di euro nel periodo fino al 2050. Sempre in base allo scenario Net Zero di BNEF, le pompe di calore vedranno invece investimenti per circa 1.300 miliardi.
“Il trasporto su strada e il riscaldamento degli edifici – si legge nel report – sono le due maggiori sfide che i responsabili politici europei devono affrontare per raggiungere gli obiettivi. Insieme, questi settori contribuiscono oggi a quasi la metà di tutte le emissioni di CO2 legate all’energia in Europa. Ma entrambi i settori possono sostituire rapidamente il loro consumo di combustibili fossili e ridurre le emissioni, in gran parte attraverso il passaggio alle alternative elettriche”.
Concetti su cui si sofferma anche Emma Champion, responsabile delle transizioni energetiche regionali presso BNEF: “La prossima fase della transizione in Europa si baserà sulla scelta dei consumatori di veicoli elettrici e pompe di calore rispetto alle alternative a combustibili fossili. Ciò pone l’accento sulle case automobilistiche e sull’industria del riscaldamento europee per offrire la giusta gamma di prodotti”.