Paese europeo che vai, classe energetica che trovi

Un’analisi effettuata dal Cresme mette a confronto i diversi sistemi di classificazione energetica degli edifici nei quattro Paesi più grandi dell’UE. Sistema italiano più simile allo spagnolo, quello francese al tedesco
Classificazione energetica degli edifici: come cambia nei diversi paesi europei

Un classico del tifo calcistico è quello di giustificare le sconfitte della propria squadra con l’assenza di qualche giocatore, magari ignorando, o facendo finta di non sapere, che nella formazione avversaria gli assenti erano anche di più… Lo diciamo perché anche nella transizione energetica accade qualcosa di simile, quando ci si lamenta di un presunto accanimento sul nostro Paese da parte delle istituzioni europee, spesso senza avere la minima cognizione dell’impatto che le regole UE hanno sulle altre nazioni.

Classificazione energetica degli edifici: diversi criteri nazionali

Per questo risulta particolarmente istruttivo un capitolo del recente studio – realizzato da Cresme, Fondazione Symbola, Assimpredil Ance e European Climate Foundation – che prende in esame la situazione degli immobili italiani di fronte al cambiamento green. Infatti, “Il valore dell’abitare. La sfida della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio italiano” contiene un approfondimento sui diversi criteri con i quali vengono calcolate le prestazioni energetiche degli edifici nei più grandi Paesi aderenti all’Unione.

Cominciamo col dire che dall’analisi effettuata dal Cresme, con il raffronto fra i modelli di classificazione energetica italiano, spagnolo, francese e tedesco, emergono parecchie differenze, sia in relazione alle metodiche che per i tempi di attuazione, con riferimento in primis alla Direttiva UE 2010/30, al cui interno sono indicati i requisiti energetici di cui tener conto nella classificazione degli edifici.

Classificazione energetica italiana

Lo studio evidenzia come in Italia nel 2015 è stata abbandonata la vecchia classificazione energetica per passare ad un sistema nel quale per ogni immobile si calcola “il fabbisogno di EP gl, nren (energia primaria globale non rinnovabile espressa in kWh/mq anno) e, attraverso software di calcolo certificati, lo si rapporta al fabbisogno di EP gl, nren dell’edificio di riferimento”.

Edificio di riferimento che ha identiche caratteristiche geometriche, di esposizione e di localizzazione dell’immobile da certificare, ma parametri energetici equivalenti ad una classe A1 (rapporto pari a 1 tra edificio certificato e di riferimento). Il rapporto tra i due valori permette di classificare l’immobile secondo la tabella contenuta nel Decreto Interministeriale 26 giugno 2015. Sul calcolo influisce anche la collocazione geografica, con i comuni italiani suddivisi in 6 zone climatiche (A, B, C, D, E, F) sulla base dei gradi giorno.

Classificazione energetica spagnola

Il modello spagnolo di classificazione energetica risulta abbastanza simile a quello italiano, con l’appartenenza ad una classe energetica che si determina sulla base del valore ottenuto dal calcolo di due indici (C1 e C2), come illustrato nel Documento ufficiale del Governo spagnolo “Calificación de la eficiencia energética de los edificios”, del novembre 2015.

Anche in Spagna i due indici derivano dal rapporto tra il fabbisogno di energia primaria dell’immobile oggetto della certificazione e il valore medio espresso dal parco di riferimento delle abitazioni nuove. Per quanto attiene le zone climatiche, “in Spagna sono 17 e vengono definite sia dai gradi giorno (categorie di severità climatica d’inverno: α, A, B, C, D, E) sia dalla radiazione solare (categorie di severità climatica d’estate: 1, 2, 3, 4)”.

Classificazione energetica francese

Diverso l’approccio francese alla classificazione. Lo studio sottolinea come, a differenza dell’Italia e della Spagna, gli edifici residenziali vengono inquadrati nelle classi di performance energetiche “in funzione dell’effettivo valore di energia consumata annualmente per raggiungere il confort interno, della conseguente CO2 emessa e dell’isolamento termico”.

In Francia sono poi previste 3 zone climatiche (H1, H2, H3) ad ognuna delle quali viene applicato un coefficiente di “gravità climatica” per calcolare il fabbisogno energetico dell’edificio che ricade in quella zona. C’è poi da considerare l’intervallo di gradi giorno misurato nel 2012 e nel 2020 in tutto il territorio francese (zone climatiche H1, H2 e H3), che corrisponde all’incirca all’intervallo di gradi giorno che definisce la zona D in Italia (tra i 1.400 e i 2.100 gradi giorno).

Classificazione energetica tedesca

Infine, c’è il modello tedesco di classificazione energetica, per certi versi simile a quello francese ma con un’importante differenza perché in Germania non si classificano le abitazioni ma gli edifici. A quest’ultimi vengono attribuite le classi di performance energetiche in funzione dell’effettivo valore di energia consumata annualmente per raggiungere il confort interno, espresso in kWh/mq anno.

A differenza di Italia, Spagna e Francia, il territorio tedesco non è ripartito in zone climatiche. Ed ancora, in Germania esistono 2 tipologie di certificati di efficienza energetica:

  1. il Certificato di fabbisogno che non dipende dal comportamento degli abitanti e viene calcolato sulla base delle caratteristiche dell’edificio e del riscaldamento;
  2. il Certificato di consumo che invece dipende dal comportamento degli abitanti e viene calcolato sull’effettivo consumo misurato (bollette degli ultimi 3 anni).

Il confronto fra i quattro Paesi

Illustrate le diverse situazioni nazionali, lo studio si concentra sul livello di severità di ciascuno dei Paesi analizzati nel classificare energeticamente il proprio patrimonio edilizio. Per determinarlo, “sono stati confrontati differenti Attestati di Prestazione Energetica al fine di poter trovare le stesse condizioni (climatiche e tipologiche) nel Paese analizzato e rendere confrontabili i relativi valori di fabbisogno di energia primaria non rinnovabile (EPgl, nren)”.

Ne consegue che la classificazione energetica degli edifici risulta più severa in Germania rispetto agli altri Paesi considerati, vale a dire che a parità di fabbisogno di energia primaria non rinnovabile la classe energetica che attribuiscono i tedeschi è più svantaggiosa. In particolare, la differenza tra la classificazione italiana e quella tedesca è di una classe energetica circa (una classe D in Italia corrisponde ad una classe E in Germania).

Più severi di Francia e Spagna

L’Italia, però, non è affatto il Paese più “lassista” in fatto di classificazione energetica degli edifici, ed anzi risulta a sua volta più severa della Francia e della Spagna. Infatti, a parità di gradi giorno, un’abitazione che in Italia è in classe G in Francia risulterebbe in classe F o addirittura in E, mentre in Spagna si collocherebbe in classe E.

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Leonardo Barbini

Copywriter ed editorialista di Elettricomagazine.it, appassionato di tecnologia. Da anni segue le tematiche della mobilità elettrica, della transizione energetica e della sostenibilità
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