Direttiva europea sul rendimento energetico degli edifici, i dubbi della Germania

Dopo l’appoggio iniziale al provvedimento UE, il governo tedesco vuole adesso eliminare l’obbligo di ristrutturazione dei singoli edifici residenziali con le peggiori prestazioni energetiche. Ma gli industriali sono contrari…
Direttiva europea sul rendimento energetico degli edifici: la Germania frena

Guardare in casa d’altri può rilevarsi utile anche nella transizione energetica. Un esercizio che peraltro è fortemente consigliato proprio a noi italiani, che spesso amiamo sentirci al centro del mondo quando in realtà ci troviamo, per quanto riguarda alcuni dei più importanti cambiamenti green, in zona periferica rispetto agli altri grandi Paesi europei. Ecco, quindi, la necessità di guardare oltre confine. Ad esempio soffermandosi su quanto sta accadendo in Germania a proposito della Direttiva europea sul rendimento energetico degli edifici (nota con l’acronimo EPBD e come Direttiva Case Green). Anche perché stiamo parlando del Paese più “pesante” del continente per ricchezza, popolazione e capacità d’indirizzo delle decisioni che vengono prese a Bruxelles, ai piani alti dell’Unione Europea.

Direttiva case Green: confronto sul testo alle fasi finali

Innanzitutto, ricordiamo che il confronto fra gli Stati membri e le istituzioni europee sui contenuti della Direttiva europea è giunto ormai alle sue fasi conclusive. Ma qualunque sia il testo che verrà infine approvato ne scaturirà un impatto profondissimo sul patrimonio edilizio del continente. Impatto tanto maggiore quanto vetusto è il parco immobiliare della nazione interessata.

Argomenti sui quali è in corso, appunto, un acceso dibattito in Germania, con delle prese di posizione in taluni casi sorprendenti.

Quanto sta accadendo a Berlino lo racconta un interessante articolo pubblicato su euractive.it, un sito che si occupa a 360 gradi delle attività legate all’Unione Europea. Si diceva delle posizioni sorprendenti in tema di efficientamento energetico degli edifici, con governo e industriali che stanno recitando la parte opposta a quella che sarebbe “naturale” attendersi.

Germania: verdi alla guida dei due ministeri chiave

Per quanto riguarda il governo, aveva fin qui accelerato fortemente sulla transizione energetica, in questo caso senza alcuna sorpresa considerato che i ministri dell’Economia e dell’Ambiente sono espressi dai Verdi. Ma adesso il vento è cambiato e l’esecutivo ha tirato inaspettatamente il freno su alcuni contenuti della Direttiva sul rendimento energetico degli edifici. E questo offre un inatteso sostegno alle nazioni, con l’Italia in prima fila, che chiedono da tempo una revisione al ribasso del testo.

ristrutturazione energetica facciata

Senonché, come detto, a criticare l’atteggiamento del governo sono inaspettatamente arrivati dei soggetti di peso rilevante nell’economia tedesca. Si tratta di BDEW e BDI , due grandi associazioni industriali, che hanno reso pubblica una lettera inviata all’esecutivo guidato dal leader socialdemocratico Olaf Scholz: “Insieme alle aziende associate, BDEW e BDI sostengono l’obiettivo di un patrimonio edilizio neutro dal punto di vista climatico in Europa”.

La richiesta ai due eurodeputati tedeschi

Da qui, avendo ben chiaro il nesso fra ciò che succede a Berlino e quel che accade a Bruxelles, BDEW e BDI hanno sollecitato due deputati tedeschi di centrodestra eletti al Parlamento europeo, Angelika Niebler e Christian Ehler, a difendere quanto previsto nella Direttiva con le ristrutturazioni obbligatorie per gli edifici che hanno le peggiori prestazioni energetiche.

Ma perché il governo tedesco ha sposato una linea prudente sulla Direttiva? Un cambiamento di rotta che ha sorpreso non poco gli osservatori che ricordavano, ad esempio, l’appoggio incondizionato espresso alla prima proposta ad alto impatto sull’edilizia. Una proposta, formulata dalla Commissione europea nel dicembre 2021, con l’obbligo di ristrutturare il 15% degli immobili con le peggiori prestazioni energetiche in ciascun Paese dell’UE.

Perché è mutata la posizione del governo tedesco

È accaduto che i socialdemocratici e il partito liberale FDP, le altre due forze politiche di maggioranza, hanno ritirato il loro sostegno al testo originario della Direttiva. Proprio mentre in Germania imperversava la polemica su un altro provvedimento green, questa volta interno. Si tratta della proposta di divieto delle stufe e caldaie alimentate con combustibili fossili. Un provvedimento avversato da molti per via degli elevati costi della sostituzione.

In particolare, tornando alla Direttiva, il ministro dell’edilizia la socialdemocratica Klara Geywitz, ha definito incostituzionale l’obbligo di rinnovare gli edifici con le peggiori prestazioni. Ha affermato che soprattutto le comunità rurali sarebbero devastate dai costi della misura. E il cancelliere Scholz ha di fatto avallato questa posizione affermando che Berlino “vuole escludere dalla Direttiva le ristrutturazioni obbligatorie di singoli edifici residenziali”.

La posizione degli industriali

Un dietrofront che, come detto, non è piaciuto agli industriali. “La proposta della Commissione europea di introdurre standard minimi per gli edifici con la peggiore prestazione energetica è logica e sostenuta”, si legge nella citata lettera firmata dal vicedirettore della BDI, Holger Lösch, e dal membro del consiglio della BDEW, Kirsten Westphal.

Associazioni che nel loro insolito ruolo ambientalista – che per il governo in realtà “nasconde” i grandi appetiti economici legati alle ristrutturazioni edilizie – hanno ricordato come nella sola Germania si prevede che le emissioni del settore edilizio supereranno i 40 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2030.

“I requisiti minimi di prestazione energetica per gli edifici con le prestazioni peggiori – ha sottolineato Lösch – devono far parte dell’EPBD in modo che il settore edilizio, come gli altri settori, possa diventare climaticamente neutrale entro il 2045”.

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Leonardo Barbini

Copywriter ed editorialista di Elettricomagazine.it, appassionato di tecnologia. Da anni segue le tematiche della mobilità elettrica, della transizione energetica e della sostenibilità
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