Transizione efficiente? Agire presto e bene, tra le incertezze italiane

Basta alibi, per una spinta vera e concreta alla transizione efficiente. Imprese e istituzioni possono unire le forze per efficientare il patrimonio pubblico, favorire investimenti e alleanze pubblico-privato, potenziare le infrastrutture di teleriscaldamento e lo storage da rinnovabili.
Come dare una spinta concreta alla transizione efficiente ed energetica italiana

Una transizione energetica da riprogrammare e accelerare all’insegna della transizione efficiente. Perché, troppo spesso, parliamo di target rinnovabili, variamo incentivi e normative, investiamo a livello tecnologico, impiantistico e di comunicazione ai cittadini in tale prospettiva. Ma trascuriamo l’ urgenza di efficientare l’uso dell’energia elettrica, il cui fabbisogno crescerà esponenzialmente negli anni a venire.

La prospettiva italiana e le opzioni per soddisfare questa concatenazione di target hanno animato il convegno “La Transizione Efficiente: nuove soluzioni per l’energia del futuro”, promosso da Engie Italia e Il Sole 24 Ore, in collaborazione con il Politecnico di Milano. Un momento di confronto tra imprese, istituzioni e pubblica amministrazione per capire come rifocalizzare il percorso energetico.

Perché parlare subito di transizione efficiente

Al centro del dibattito due concetti legati al processo di misurazione e valutazione dell’attualità. Li troviamo nel titolo stesso dell’incontro:

  • efficienza: la transizione energetica è un percorso ineludibile, ma deve essere al contempo sostenibile ed efficiente, ovvero capace di sfruttare tutte le leve a disposizione;
  • futuro: l’energia è da sempre presente nelle nostre vite, ma dobbiamo riflettere sulla crescita della domanda, sugli ambiti più energivori e su un suo utilizzo ragionato e razionale.

Come favorire la transizione efficiente? “Abbiamo sotto gli occhi ogni giorno cosa significhi il cambiamento climatico – esordisce Monica Iacono, ceo di Engie Italia -. Il costo del non fare rischia di essere più alto di quello del fare. Per questo vogliamo offrire visioni fattive di questo impegno. Oltre alle rinnovabili, c’è l’efficienza energetica: serve invece conoscerla, misurarla, accelerarla. Ciò che stiamo facendo oggi non basta, il divario tra scenario inerziale e obiettivi da raggiungere è molto ampio. Al contempo, abbiamo bisogno di quadro normativo di lungo periodo, semplificazione per le imprese e investimenti in competenze. Altrimenti, difficilmente creeremo valore in una vera e propria industria della transizione”.

Va in questa direzione la consapevolezza di quanto si possa ottenere dalle alleanze pubblico-privato. Nonché del potenziale inesplorato del teleriscaldamento, sia perché attrae investimenti sia per l’ulteriore decarbonizzazione connessa al recupero termico. Senza dimenticare il comparto industriale, con le nuove frontiere dell’autoconsumo condiviso. “Obiettivi estremamente sfidanti, ai quali vi chiedo di guardare con positività. La transizione energetica ed efficiente è una responsabilità collettiva, ma anche opportunità in cui credere”, aggiunge Monica Iacono.

Roadmap al 2030: scenari e politiche della decarbonizzazione

Sguardo positivo, purché realista. Guardando i dati, la situazione può sembrare paradossale. La temperatura globale continua a salire, il fabbisogno energetico aumenterà in virtù dell’elettrificazione, ma nonostante gli sforzi messi in atto non stiamo riuscendo a diminuire la produzione da fonti fossili.

“Non siamo sulla buona strada per gli obiettivi Ue – commenta il direttore de “Il Sole 24 Ore” Fabio Tamburini -. Lo studio che presentiamo oggi, realizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano, conferma l’assoluta necessità di chiarire quanto ci sia ancora da fare. A fronte di una confusione normativa non indifferente, che ostacola la programmazione di investimenti da parte delle aziende”.

Vediamo dunque i dati, gli scenari e le proposte del report “Roadmap to 2030: scenari e indicazioni di policy alla luce dei nuovi target di decarbonizzazione”, presentato in occasione del convegno da Vittorio Chiesa, chairman della Polimi Graduate School of Management.

Situazione attuale delle emissioni

Nel 2022 l’Italia ha ridotto del 30% le emissioni rispetto al 2005, per un totale di circa 177 MtCO2eq. Tuttavia, per centrare gli obiettivi Ue al 2030 occorre superare il 50%, aggiungendo altri 137 MtCO2eq rispetto al 2022. Lo scenario “business as usual”, stimato considerando le policy correnti, raffrontato al Pniec e ai target Ue, parla chiaro: continuando così non otterremo quanto auspicato. Nello specifico, il target del Pniec non sarebbe di per sé sufficiente a traguardare gli obiettivi europei, richiedendo un’ulteriore spinta di 22 MtCO2eq.

Emissioni inquinanti nel 2022 secondo diversi scenari
Fonte: Engie Italia ed E&S Group del Politecnico di Milano

Dalle rinnovabili alla transizione efficiente

Il primo passo è accelerare ulteriormente le installazioni di impianti rinnovabili. Nel 2021, il peso delle FER sul mix di generazione era all’incirca del 40%. Il Pniec chiede che tale percentuale raggiunga il 65% del mix entro il 2030. Dunque, serve superare di 3,5 volte la capacità di fotovoltaico e 2,5 volte quella di eolico rispetto al 2021. C’è poi l’accumulo, che integrato agli impianti tra 200 kW e 10 MW può aumentare di molto la quota di autoconsumo.

Non solo rinnovabili e storage. “Risparmiare energia è il modo più economico, sicuro e rapido per ridurre le emissioni di gas serra e la nostra dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili – spiega Vittorio Chiesa -. Partendo dai 113 Mtep di consumi di energia finale del 2021, il Pniec identifica l’obiettivo di 100 Mtep al 2030. Un dato non allineato ai target comunitari di 92,5 Mtep. Anzi, lo scenario tendenziale proietta l’Italia verso i 109 Mtep di consumi di energia finale al 2030. Siamo distanti da tutto ciò che dovremmo ottenere”.

Su quali settori puntare?

Le politiche per l’efficienza energetica si rivolgono a residenziale, terziario, industria e trasporti. Particolare focus sulla pubblica amministrazione, alla quale è riconducibile circa il 10% dei risparmi energetici cumulati previsti nel Pniec. A patto però che subentrino nuove misure per potenziare gli strumenti disponibili. In generale, serve definire un quadro normativo stabile, fatto di incentivi coordinati per accelerare la transizione energetica e la transizione efficiente. Per farlo, bisognerà riflettere sul maggiore bilanciamento tra obblighi e incentivi, come evidenziabile in altri contesti europei (Germania e Francia su tutti).

I risultati ottenuti in termini di emissioni equivalenti nei diversi settori di riferimento
Fonte: Engie Italia ed E&S Group del Politecnico di Milano

4 proposte per raggiungere l’efficienza energetica

Dopo l’analisi, le possibili soluzioni. Il report si concentra su 4 filoni chiave:

  • pubblica amministrazione;
  • infrastrutture urbane;
  • rinnovabili e storage nel C&I;
  • biometano.

In seguito, i dettagli di ciascuna voce e del suo potenziale concreto in termini di efficienza energetica e riduzione dell’impatto ambientale.

Efficientare la pubblica amministrazione

La pubblica amministrazione, come detto, assumerà un ruolo guida nel percorso di transizione efficiente. Soprattutto in tema di riqualificazione degli edifici, chiamata a un tasso del 3% all’anno, e di riduzione dei consumi, con il target del -1,9% annuo. Tra 2014 e 2021 ci si ferma un tasso medio del 2,7% di riqualificazione.

Riqualificazione energetica della pubblica amministrazione tra 2014 e 2021
Fonte: Engie Italia ed E&S Group del Politecnico di Milano

Come rimediare? Ampliando il potenziale di mercato tramite target più ambiziosi. Per esempio, aumentando l’obiettivo al 4% annuo di riqualifica si otterrebbero risparmi energetici di ulteriori 0,4 TWh/anno e meno 300 milioni in bolletta. Il tutto con un delta in investimenti annui tra 1 e 2 miliardi di euro. Inoltre, serve sostenere la diffusione di strumenti quali Energy Performance Contract e Partenariato Pubblico Privato. Anzi, l’uso congiunto di PPP ed EPC favorisce il successo dei progetti di efficientamento, in quanto consente di razionalizzare la programmazione degli interventi.

Favorire il teleriscaldamento

Il livello di penetrazione del teleriscaldamento – con 9,7 TWh/anno, circa il 2% della domanda di calore a uso civile – è circa la metà rispetto a quanto riportato nell’aggiornamento del Pniec. Il report evidenzia un potenziale pari a 38 TWh/anno, quasi 4 volte superiore alla diffusione attuale, a soddisfare l’8% del fabbisogno termico nazionale. Gli investimenti necessari per tale sviluppo dell’infrastruttura si attestano tra i 7 e i 10 miliardi di euro.

Sempre secondo le stime del Politecnico di Milano, oltre 100 TWh di calore di scarto risultano recuperabili in reti di teleriscaldamento, soprattutto nelle zone industriali del Nord Italia. Rispetto alle tecnologie decentralizzate, infatti, nei contesti a elevata concentrazione demografica e in certe condizioni climatiche il teleriscaldamento rappresenta la soluzione di efficientamento più indicata. Nonostante ciò, l’assenza di incentivi e obblighi ne limita significativamente lo sviluppo. Governo e Autorità sono chiamati a migliorare l’approccio organico allo sviluppo di questa opportunità.

Aumentare rinnovabili e accumulo nell’industria

Guardando al 2023, la crescita degli impianti fotovoltaici nel settore commerciale e industriale (C&I), in particolare per potenze tra 200 kW e 10 MW, risulta minima. Mentre il residenziale e le grandi taglie hanno già ricevuto forti spinte incentivanti, non si può dire altrettanto per il C&I, di fatto trascurato fino al recente avvento del Piano Transizione 5.0. Per perfezionarlo ulteriormente, sarebbe anzitutto opportuno estenderlo per altri due anni. Prevedendo questa temporalità e supponendo una copertura del 35% dei costi dei sistemi, sarebbe possibile finanziare tra 5.000 e 6.000 impianti C&I con accumulo di energia.

Altro aspetto chiave, includere le ESCo tra i soggetti ammessi all’incentivazione. Questo “inietterebbe” nuove possibilità finanziarie, garantendo l’effettivo raggiungimento dei risultati grazie allo strumento dell’EPC. Ultimo tassello, l’obbligo di installazione di pannelli fotovoltaici sul tetto di nuovi edifici o per edifici particolarmente energivori.

Migliorare l’accesso al biometano

L’analisi delle tecnologie a supporo della transizione efficiente e della decarbonizzazione vede infine nel biometano un alleato importante. Attualmente, però, vigono incentivi troppo limitati nel tempo, mentre la frammentarietà della catena di approvvigionamento ne blocca la scalabilità. Per “svoltare”, in vista degli obiettivi 2030, servono quindi nuovi soggetti aggregatori e meccanismi di agevolazione post 2026.

Una risposta di sistema

“Stiamo parlando di transizione efficiente ma, alla luce di quanto visto, dobbiamo ancora fare molto per determinare i contorni di questa efficienza – commenta in conclusione il presidente di Arera Stefano Besseghini -. Sussistono aspetti metodologici, economici e finanziari nei quali una sistematica ricerca dell’efficienza è l’elemento chiave per proseguire. Voglio dunque mettere al centro l’esigenza di una maggiore costanza degli strumenti a disposizione. E di una visione d’insieme che permetta anche alle aziende di fruirne in modo snello ed efficace nel tempo”.

Più sistematicità, meno approccio “evangelizzante” al consumatore. Alla parola d’ordine della transizione efficiente possiamo iniziare ad affiancarne altre di natura tecnologica e finanziaria che irrobustiscano gli strumenti a disposizione.

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Maria Cecilia Chiappani

Copywriter e redattore per riviste tecniche e portali dedicati a efficienza energetica, elettronica, domotica, illuminazione, integrazione AV, climatizzazione. Specializzata nella comunicazione e nella promozione di eventi legati all'innovazione tecnologica.
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