Nell’Allianz Risk Barometer 2023 la crisi energetica batte clima e pandemia

Cyber crimini, interruzione dell'attività e crisi energetica sono i primi timori delle aziende italiane: i risultati globali e nazionali dell’Allianz Risk Barometer 2023
Allianz Risk Barometer 2023: i risultati globali

L’energia entra, con rapidità e insistenza, nei primi fattori di rischio aziendale: tra conferme e novità, l’Allianz Risk Barometer 2023 ci parla di movimenti macro-economici che si intrecciano alla sicurezza energetica. Scalando una classifica già rimodellata dalle tensioni inflazionistiche e geopolitiche del momento.

Per il 12° anno, infatti, Allianz Global Corporate & Specialty (AGCS) ha presentato i risultati del sondaggio, basato sulle risposte di 2.712 esperti di gestione del rischio in 94 Paesi nel mondo. Per tutti, incidenti informatici e interruzione dell’attività restano in testa alla classifica, con il 34% di share. Da notare, però, che i cambiamenti economici come inflazione, volatilità dei mercati finanziari e possibile recessione passano dal 10° posto dello scorso anno al terzo gradino del podio nella rilevazione 2023. Seguiti dalla new entry della crisi energetica, direttamente in quarta posizione.

Come si muove la classifica dei fattori di rischio

“Per il secondo anno consecutivo l’Allianz Risk Barometer mostra che le aziende sono più preoccupate per l’aumento degli attacchi informatici e per le potenziali interruzioni dell’attività – conferma Joachim Mueller, Ceo di AGCS -. Al contempo, soprattutto in Europa e Stati Uniti, aumentano i timori per l’attuale “permacrisi” derivante dagli effetti della pandemia e dall’impatto della guerra in Ucraina. Uno stress test molto significativo per la resilienza di ogni impresa”.

Allianz Risk Barometer 2023: la classifica mondiale

L’inquietudine pressante richiede azioni urgenti. Questo spiega perché catastrofi naturali e cambiamenti climatici scivolano verso il basso. Stesso discorso per la pandemia, che scende dal 4° al 13° posto. L’effetto dei vaccini sulla tenuta dei sistemi sanitari e la fine delle restrizioni hanno infatti migliorato il clima di fiducia e, concretamente, la reazione della supply chain di molte aziende. Rischi politici e violenza sono un’altra novità del barometro 2023, ma sale anche la carenza di manodopera qualificata.

Allianz Risk Barometer e sicurezza IT

Gli incidenti informatici – interruzioni dell’attività IT, attacchi ransomware e violazioni dei dati – restano saldamente in testa alla classifica mondiale. E rappresentano il primo fattore di rischio per ben 19 Paesi, tra cui Italia, Francia, Giappone, Regno Unito, Canada e India. A preoccuparsi sono soprattutto le piccole aziende (fatturato inferiore ai 250 milioni di dollari).

Secondo il Cyber Center of Competence di Allianz, la frequenza degli attacchi ransomware rimarrà elevata nel 2023, mentre il costo medio di una violazione dei dati è ai massimi storici. Il conflitto in Ucraina e i fermenti goepolitici stanno anche aumentando il rischio di cyber crimini su larga scala. A ciò si aggiungono la carenza di professionisti della sicurezza informatica e i relativi problemi in termini di vulnerabilità dei sistemi IT aziendali.

Da dove viene la business interruction

Molti modelli di business sono sensibili a shock e cambiamenti improvvisi, che incidono su profitti e ricavi. Ecco perché al 2° posto dell’Allianz Risk Barometer 2023 c’è la business interruction (BI). Che diventa il rischio numero uno in paesi come Brasile, Germania, Messico, Paesi Bassi, Singapore, Corea del Sud, Svezia e Stati Uniti. 

Quali sono le cause dell’interruzione dell’attività? Ancora una volta il cyber, temuto dal 45% degli intervistati. Seguono crisi energetica (35%) e catastrofi naturali (31%). In particolare, le condizioni di penuria energetica minacciano interruzioni delle forniture in alcuni settori critici a livello europeo. I comparti alimentare, agricolo, chimico, farmaceutico, edilizio e manifatturiero restano infatti sotto pressione, sebbene l’inverno mite e la stabilizzazione del prezzo del gas stiano leggermente alleviando la problematica. Infine, l’ombra della recessione, con i rischi di fallimento e insolvenza dei fornitori, rappresenta una grande fonte di allarme per le aziende con catene di fornitura “critiche”.

Disagio macroeconomico, con spiragli di ripresa

Gli sviluppi macro-economici, lo abbiamo detto, sono al terzo posto tra i rischi globali, con il 25% di risposte. Questa voce non saliva sul podio da oltre un decennio e tutte le principali aree economiche – Stati Uniti, Cina ed Europa – vivono una situazione di crisi, anche se per motivi diversi. L’inflazione è preoccupante, perché sta intaccando struttura dei prezzi e margini di redditività di molte aziende. Anche i contesti finanziari hanno davanti un anno difficile, poiché le banche centrali prosciugano la liquidità in eccesso e i volumi di trading diminuiscono anche nei mercati storicamente liquidi. 

Tuttavia, secondo Ludovic Subran, Chief Economist di Allianz, non è tutto perso. “Il 2023 si preannuncia complicato – spiega il manager -. Probabilmente da dimenticare, a livello puramente economico, per molte famiglie e aziende. Ma l’inversione di tendenza dei tassi di interesse è di grande aiuto, soprattutto per i risparmiatori. Anche le prospettive a medio termine sono più rosee, nonostante – o piuttosto a causa – della crisi energetica. Una trasformazione forzata dell’economia verso la decarbonizzazione e una maggiore consapevolezza dei rischi in tutti i settori della società, rafforzerà infatti la resilienza sociale ed economica“.

Focus sulla crisi energetica

La crisi energetica è il principale fattore di aumento del rischio nell’Allianz Risk Barometer. Compare, la prima volta, direttamente al 4° posto con il 22% di share. Possiamo notare che alcuni settori europei (chimico, fertilizzanti, vetro e alluminio) dipendono da un’unica fonte, nello specifico il gas russo, e sono quindi più vulnerabili di altri. Come reazione a catena, la difficoltà di queste filiere si ripercuote, a valle, in diversi mercati. Purtroppo, ai livelli attuali i prezzi dell’energia potrebbero azzerare i profitti di parecchie società non finanziarie, considerando che il potere contrattuale sta diminuendo a causa del rallentamento della domanda.

“In risposta alla crisi energetica – aggiunge Stefan Thumm, Regional Head of Risk Consulting di AGCS – alcune aziende hanno ridotto il consumo di gas passando al gpl o al petrolio. Oppure riattivando o aggiornando sistemi di ridondanza da tempo inutilizzati. Tutto questo può aumentare la probabilità di guasti tecnici e, dunque, modificare il profilo di rischio di un’impresa”.

Transizione green come possibile soluzione?

Per la serie, “non tutto il male viene per nuocere”, la crisi energetica sembra essersi palesata con il giusto tempismo. L’Europa, e non solo, si trovava già al bivio della transizione verde. La scelta è dipendere da paesi esteri o progredire verso elettrificazione green dei processi produttivi e nuove frontiere dell’idrogeno. I risvolti di ciascuna opzione sono molteplici. “Il tempo e il denaro investiti per abbassare il prezzo del gas sarebbero meglio spesi per una politica lungimirante – interviene Ludovic Subran -. Anche il più intelligente dei freni ai costi dell’energia non salverà l’industria europea. Permetterà semmai agli imprenditori di guadagnare tempo, da sfruttare per avviare la trasformazione verde”.

Le considerazioni dell’Allianz Risk Barometer ci invitano ancora a riflettere. Da un lato la crisi energetica potrebbe accelerare la decarbonizzazione. Dall’altro, l’aumento della povertà energetica, ampiamente prevedibile mentre si portano avanti le soluzioni più sostenibili, rischia di minare l’accettazione delle politiche sul clima. In sostanza, le istituzioni e i privati dovrebbero impegnarsi ad attuare un nuovo “patto sociale” per affrontare le sfide a lungo termine della transizione ecologica. Il Chief Economist di Allianz ritiene infatti che “prima i governi riescono a trovare un approccio comune e mirato alla crisi energetica, meno saranno i danni collaterali. Sia in termini di ricaduta fiscale sia per l’opinione pubblica connessa alle politiche socialmente sostenibili”.

La top 10 italiana dei fattori di rischio per le imprese nel 2023

Allianz Risk Barometer: la top 10 italiana

Concludiamo l’analisi della survey con un focus sulla situazione italiana. Le prime tre posizioni della top 10 nazionale (vedi classifica sopra) riflettono in parte l’andamento complessivo del barometro 2023. A rischi informatici e interruzione del business segue la preoccupazione per la crisi energetica, che scalza dunque i cambiamenti macro-economici.

Guardando alle top 5 dei rischi suddivise per categoria, spiccano le opinioni del settore energia e utility. Qui, i principali timori riguardano nel 39% dei casi l’interruzione dell’attività, in calo rispetto al 46% di risposte del 2022. Seguono la crisi energetica (36%), nuovo fattore di rischio, e a pari merito le catastrofi naturali. Sul fronte delle rinnovabili, vince ancora l’interruzione dell’attività, con il 58% di share, in lieve flessione rispetto al 60% del precedente Allianz Risk Barometer. Le catastrofi naturali (42%) scavalcano invece la crisi energetica, al 29%. New entry, subito sotto al 21%, i cambiamenti nello scenario macro-economico.

Allianz Risk Barometer 2023: classifica Energia e utilities in Italia
Allianz Risk Barometer 2023: top 5 Energie rinnovabili in Italia

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Maria Cecilia Chiappani

Copywriter e redattore per riviste tecniche e portali dedicati a efficienza energetica, elettronica, domotica, illuminazione, integrazione AV, climatizzazione. Specializzata nella comunicazione e nella promozione di eventi legati all'innovazione tecnologica.
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