La povertà energetica torna a crescere dopo la pandemia

Dal Rapporto annuale sull’efficienza energetica emerge l’andamento in controtendenza nel 2020 rispetto alla crescita dell’indice di povertà assoluta. Una flessione già terminata l’anno scorso a causa del rincaro delle fonti energetiche
povertà energetica

Datato e attendibile: sono due parole che difficilmente stanno insieme a commento di uno stesso documento. Eppure è esattamente quello che accade, all’interno dell’undicesimo Rapporto annuale sull’efficienza energetica di ENEA, leggendo il capitolo che si occupa dell’andamento della povertà energetica nel nostro Paese.

Datato, perché l’analisi è focalizzata sul 2020, in pratica “un’era statistica” completamente trascorsa, considerato che si trattava dell’anno stravolto, anche economicamente, dall’impatto della pandemia. Attendibile perché, seppur anomalo, il 2020 in tema di povertà energetica conferma dei risultati e delle tendenze durature (in relazione a distribuzione geografica, dimensioni degli immobili interessati, classi d’età e condizione lavorativa), elementi che sono rimasti sicuramente significativi anche nel biennio successivo.

Coinvolte 2,1 milioni di famiglie

La considerazione di partenza contenuta nel Rapporto è che “nonostante il 2020 sia stato segnato da un severo peggioramento dei fondamentali economici e un inasprimento delle condizioni economico-finanziarie delle famiglie (crollo della produzione, aumento della disoccupazione, riduzione dei salari), il numero di nuclei in povertà energetica è risultato inferiore in termini di entità e peso relativo rispetto all’anno precedente: 8% a livello nazionale, pari a circa 2,1 milioni di famiglie”.

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Ma come è stato possibile (nel 2019 il dato era dell’8,5% circa) questo andamento in controtendenza? Ebbene, ENEA ritiene verosimile che la flessione della povertà energetica sia dovuta prevalentemente alla sostanziale stabilità dei prezzi dell’energia. E qui, appunto, nel paragone con l’odierna crisi energetica si capisce appieno quanto detto in apertura. Basti pensare che nel “lontano” 2020 la bolletta è stata addirittura in discesa…

Nel dettaglio, il Rapporto sottolinea che “osservando il livello generale dei prezzi, la contrazione per le utilities ha interessato tutti i mesi dell’anno. Mentre la variazione dell’indice generale su base tendenziale ha iniziato ad evidenziare il segno meno dal mese di maggio, l’indice di prezzo per la categoria “Abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili” ha segnato variazioni negative per ogni mese, registrando una contrazione media del -3,3% sull’intero periodo”.

Aumento record della povertà assoluta

Insomma, davvero un altro mondo. Tanto più che il comparto energetico ha rappresentato un’autentica eccezione proprio nel 2020. Infatti, secondo i dati diffusi da Istat, l’anno della pandemia ha determinato, a differenza della povertà energetica, un aumento della povertà assoluta senza precedenti. La quota di famiglie in povertà assoluta è passata al 7,7% (poco più di due milioni di famiglie) dal 6,4% del 2019.

E pur senza arrivare all’attuale impennata dei prezzi dell’energia, il Rapporto evidenzia che già nel corso del 2021 si è assistito a un aumento delle spinte inflazionistiche, comparto energetico compreso.

“La crescita dei prezzi – si legge – è iniziata a manifestarsi dal secondo trimestre del 2021. Nel mese di dicembre, l’indice generale e l’indice per “Abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili” segnavano rispettivamente un incremento congiunturale, rispettivamente, del 3,9% e del 14,4%”.

Da qui una prima stima relativa a un significativo aumento della povertà energetica avvenuto l’anno scorso, confermando quindi le previsioni di un’interruzione del trend di decrescita: “La percentuale di nuclei in difficoltà ad acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici è pari al 8,5%, in aumento di 0,5 punti percentuali rispetto al 2020. In termini assoluti, ciò equivale a circa 2,2 milioni di famiglie sul territorio nazionale, con un incremento rispetto al 2020 di circa 125mila unità”.

Situazione più grave nel Meridione

Seppur evento di gravità assoluta, la pandemia non ha però avuto una particolare influenza, come detto, sull’andamento di vari indicatori legati alla povertà energetica. È il caso dell’incidenza geografica di un fenomeno che continua a penalizzare soprattutto il Meridione con pesi regionali spesso molto superiori alla media nazionale.

Nel 2020 la regione con il maggiore tasso di povertà energetica, secondo gli indicatori PNIEC, è rimasta la Sicilia (14,9%), seppur con incidenza in riduzione rispetto allo scorso anno. La Calabria occupa invece la seconda posizione con il 12,4%, seguita dalla Sardegna, con il 12,2%. In quarta posizione c’è poi la Campania con un’incidenza del 10,9%.

Di contro, le regioni che evidenziano un peso relativamente minore della povertà energetica sulla popolazione sono Piemonte (3,9%), Veneto (4,1%), Marche (4,9%) e Valle d’Aosta (5,5%). E nel complesso le regioni con un’incidenza della povertà energetica al di sotto della media nazionale sono tutte localizzate nell’area Centro-Nord.

Classi d’età e condizione lavorativa

Altra tendenza consolidata è quella che emerge guardando alla povertà energetica e alle principali caratteristiche socio-economiche delle famiglie colpite. L’andamento mostra una chiara situazione di svantaggio per le famiglie in cui il soggetto di riferimento è di giovane età. Nella classe 18-34 anni la quota di famiglie energeticamente povere è risultata pari al 10% per il 2020. Nelle successive categorie la percentuale scende al 7,7% per gli individui tra i 35 e 64 anni e al 7% per i capifamiglia di almeno 65 anni.

povertà energetica Italia

E ancora, valutando la condizione lavorativa all’interno dei nuclei in povertà energetica, si nota comprensibilmente una maggiore incidenza del fenomeno nelle famiglie in cui il capofamiglia risulta disoccupato (14,5%). Si tratta di una percentuale più che doppia rispetto alle famiglie in povertà energetica nelle quali il soggetto di riferimento risulta occupato (6,4%).

Infine, riguardo l’ampiezza dell’abitazione, l’incidenza più elevata della povertà energetica si riscontra tra le famiglie che vivono in case di piccole dimensioni. Nella classe “fino a 70 mq” si osserva una percentuale di famiglie in povertà energetica di circa il 14,5%. Nelle abitazioni di media grandezza (71-100 mq), la quota scende rimanendo comunque al di sopra del dato medio nazionale (8,6%). Nel caso dell’ultima classe (oltre 100 mq) la percentuale di famiglie in povertà energetica risulta invece essere del 4,3%.

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Marco Ventimiglia

Giornalista professionista ed esperto di tecnologia. Da molti anni redattore economico e finanziario de l'Unità, ha curato il Canale Tecnologia sul sito de l'Unità
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