Non è certo una strada rettilinea e monocorde quella che deve portare attraverso la transizione energetica a raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni. Piuttosto, si tratta di un vero e proprio percorso ad ostacoli che, soprattutto, caratterizza l’adozione delle fonti rinnovabili a scapito degli inquinanti e climalteranti combustibili fossili.
Dell’argomento si occupa un’interessante analisi, dal titolo “What are the current trends in renewable Energy”, realizzata dagli esperti di REN21, la comunità globale di energia rinnovabile composta da esperti operanti nella scienza, nei governi, nelle ONG e nell’industria.
Si diceva del percorso ad ostacoli, proprio quelli che emergono nelle cinque tendenze che l’analisi di REN21 identifica come le più importanti in tema di fonti rinnovabili:
La tendenza elencata per prima è quella che vede le energie rinnovabili assumere ormai una posizione di prevalenza nel settore energetico. Il 2021 è stato un altro anno record, poiché la capacità di potenza installata è cresciuta di oltre 314 gigawatt (GW), ovvero il più grande aumento di sempre con le installazioni di capacità e gli investimenti che hanno continuato a diffondersi in tutti gli angoli del mondo.
“Le aggiunte nette di capacità di generazione di energia rinnovabile – si legge nell’analisi di REN21 – stanno ora superando le installazioni nette combinate di combustibili fossili e capacità di energia nucleare. A livello globale, 40 Paesi disponevano di almeno 10 GW di capacità di energia rinnovabile in funzione entro la fine del 2021, rispetto ai soli 24 Paesi di un decennio prima. E nella maggior parte delle nazioni produrre elettricità da energia eolica e solare fotovoltaica è ora più conveniente che generarla da nuove centrali elettriche a carbone”.
Tuttavia, la crescita continua delle fonti rinnovabili rappresenta solo una parte del quadro complessivo. Nel settore del riscaldamento e del raffreddamento, nonché in quello dei trasporti, le barriere e le lacune normative sono ancora quasi le stesse di 10 anni fa. Ne consegue che a livello globale la quota di rinnovabili in questi comparti è rispettivamente solo dell’11,2% e del 3,7%. E poiché questi settori sono responsabili di oltre l’80% della domanda globale di energia, la quota di energie rinnovabili rispetto alla domanda totale di energia finale in tutti i settori sta aumentando troppo lentamente.
“Nei settori del riscaldamento/raffreddamento e dei trasporti – afferma Rana Adib, Executive Director di REN21 –, ci sono molti meno Paesi che hanno obiettivi di energia rinnovabile. Purtroppo, anche se c’è la consapevolezza che dobbiamo intensificare le nostre ambizioni in questi settori, non c’è stato un corrispondente aumento dell’impegno governativo. Questo è un problema veramente critico”.
Un altro ostacolo alla transizione verso le rinnovabili si riassume così: se il nuovo procede il vecchio non si ferma… “Sebbene ci siano stati molti annunci di disinvestimento, i combustibili fossili sono ancora fortemente sovvenzionati e finanziati. In molti Paesi sono proseguiti gli investimenti nella nuova produzione di combustibili fossili e nelle relative infrastrutture. Ad esempio, mentre alcuni Paesi stavano gradualmente eliminando il carbone, altri hanno investito in nuove centrali elettriche a carbone, sia a livello nazionale sia all’estero”.
Rana Adib reputa che il finanziamento dei combustibili fossili “sia quasi un crimine in questi tempi in cui la loro influenza sul clima, sull’ambiente e sugli aspetti sociali è evidente. Se prendessimo i 5,2 trilioni di dollari statunitensi spesi all’anno in combustibili fossili e li spostassimo invece verso energie rinnovabili ed efficienza, contribuiremmo moltissimo a far avanzare la transizione energetica”.
L’analisi di REN21 evidenzia come negli ultimi anni abbiamo assistito a un crollo dei costi delle tecnologie rinnovabili, delle nuove tecnologie di stoccaggio, nonché della digitalizzazione per una migliore integrazione tra i settori dell’energia elettrica, del riscaldamento, del raffreddamento e dei trasporti. Si tratta di processi evolutivi che consentono già una transizione verso un mondo basato interamente sulle energie rinnovabili.
A riprova di questo si citano Paesi come “Costa Rica, Gibuti e Svezia che hanno fissato obiettivi per diventare rinnovabili al 100% nei loro settori energetici. L’Islanda e la Norvegia producono già tutta la loro elettricità da energia rinnovabile, mentre la Danimarca è anch’essa in prima linea con un obiettivo di energia rinnovabile al 100%”.
Un ruolo sempre più importante nell’abbandono dei combustibili fossili per l’approvvigionamento energetico lo stanno ricoprendo le città. Infatti, REN21 sottolinea come negli ultimi anni si è verificato un crescente movimento di centri urbani che si sono impegnati a procurarsi il 100% della loro elettricità da fonti rinnovabili.
In particolare, almeno 100 città in tutto il mondo si rifornivano del 70% o più della loro elettricità da fonti rinnovabili già alla fine del 2018. Tra queste Auckland (Nuova Zelanda), Dar es Salaam (Tanzania), Nairobi (Kenya) e Seattle (Stati Uniti).
Ed ancora, più di 40 città erano già interamente alimentate da fonti rinnovabili, la maggior parte situate in America Latina. Ma fra i centri urbani “coperti” interamente da elettricità ottenuta da fonti rinnovabili figurano adesso anche le città statunitensi di Burlington (Vermont), Georgetown (Texas) e Rock Port (Missouri), nonché Reykjavik (Islanda) e una megalopoli come Shenzhen (Cina).