Stimolare il dibattito, imprenditoriale e istituzionale, in un autunno particolarmente caldo sul fronte dell’energia: ci prova l’agenda per la decarbonizzazione italiana proposta dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano.
La prima edizione della Zero Carbon Policy Agenda analizza infatti i gap emissivi del nostro Paese, proponendosi anche come guida concreta verso la neutralità climatica. Un percorso, quello della decarbonizzazione, che le imprese non possono trascurare pur nelle difficoltà e nelle urgenze economiche del momento. Perché gli obiettivi al 2030 sono lontanissimi e perché la tanto discussa indipendenza energetica passa anche dall’elettrificazione green di fabbriche, città e trasporti.
Il primo passo per un’efficace Zero Carbon Policy Agenda è l’analisi di quanto ottenuto finora. Dal 1990 a oggi le emissioni di CO2 in Europa sono diminuite del 26%. Negli ultimi anni la curva di riduzione si è fatta anche più ripida, con un -21% rispetto ai livelli del 2005. Altra storia per l’Italia, dove il 2005 è stato l’anno con le maggiori emissioni dal 1990: ben 591 MtCO2eq. Il calo complessivo, inoltre, si è fermato al 20%, 6 punti percentuali al di sotto della media Ue.
La preoccupazione c’è, soprattutto in vista degli obiettivi comunitari e nazionali al 2030. Quelli attualmente “congelati” rispetto alle revisioni dovute alla guerra russo-ucraina e alla crisi energetica sono:
L’Italia, dal canto suo, ricalca faticosamente questo cammino. I principali target sono l’uscita dal carbone entro il 2025, il -55% sulle emissioni rispetto al 1990 e il 72% di rinnovabili nella produzione di energia elettrica entro il 2030 (+70-75 GW di potenza). “Nel complesso dei settori analizzati, mancano all’appello 110 milioni di tonnellate di CO2 – spiega Vittorio Chiesa, Energy & Strategy, Politecnico di Milano School of Management -. Non riusciremo a centrare gli obiettivi salvo un cambio di rotta dirompente. Secondo le attuali stime, infatti, l’Italia taglierà solo 44 milioni di tonnellate di anidride carbonica: un quarto del dovuto. Dato poco incoraggiante ma non alienante. Oggi più che mai serve accelerare una serie di interventi che, una svolta smaltita la crisi, potranno garantire l’esito dell’agenda per la decarbonizzazione”.
In ottica di maggiore trasversalità degli interventi, gli analisti dell’E&S Group hanno identificato alcune aree che permetterebbero di ridurre le emissioni.
Questi 6 pilastri sono:
In realtà, l’Italia si è già mossa lungo ciascuno di questi filoni con investimenti complessivi di circa 15 miliardi di euro nell’ultimo anno. Tuttavia, lo ha fatto – e lo sta facendo – senza visione sinergica e rapidità. La crisi energetica ha aumentato la consapevolezza dell’urgenza, ma anche spostato l’attenzione sul breve termine a discapito dei temi di ampio respiro.
Quanto allo specifico delle applicazioni da decarbonizzare, spiccano i trasporti su strada e la produzione di energia e di calore. Da soli, questi settori contribuiscono al 47% delle emissioni italiane. Qui, tagliare il 55% le emissioni al 2030 vorrebbe dire eliminare 184 MtCO2eq nei prossimi 8 anni. Finora, in più del doppio del tempo ne sono state eliminate solo 172 MtCO2eq. E siamo solo alla prima parte del tragitto, propedeutico al raggiungimento degli obiettivi Net Zero Emissions definiti dalla Long Term Strategy al 2050.
Lo scenario di riferimento BAU (Business as Usual) della Zero Carbon Policy Agenda 2022, che tiene conto di un’azione normativa in continuità con l’attuale, calcola il gap tra target fissato e obiettivo ragionevolmente raggiungibile. Le prestazioni al 2030 miglioreranno in ciascun settore, a partire da produzione di energia e riscaldamento con fonti rinnovabili. Restando tuttavia a 23 MtCO2 dall’obiettivo. Per essere in linea con gli obiettivi definiti dal pacchetto Fit-for-55, infatti, fotovoltaico ed eolico dovrebbero raggiungere rispettivamente una potenza installata di oltre 68 e 23 GW. Nello scenario BAU, purtroppo, si fermano a 28 e 15 GW.
Idem per la mobilità sostenibile. Le emissioni del trasporto su strada si ridurranno grazie al passaggio alle auto elettriche, ma la differenza con l’obiettivo resta di circa 38 MtCO2. Integrando tutte le azioni previste nello scenario si arriva a un risparmio di 44,3 MtCO2, decisamente insufficiente.
Tornando ai calcoli complessivi dello scenario BAU, nel 2030 le emissioni passerebbero da circa 353 MtCO2 a 309 MtCO2. Seguendo i target normativi dovrebbero invece ammontare a circa 199 MtCO2: circa 110 MtCO2 in meno.
Come agire? “Il gap da colmare è estremamente significativo – conclude Vittorio Chiesa -. I principali driver sono efficienza, mobilità e rinnovabili, ma attenzione a non trascurare le comunità energetiche e l’infrastruttura di rete, attualmente al margine degli interventi davvero rilevanti. Se gli obiettivi restano l’indipendenza e la transizione energetica, i policy maker devono alzare drasticamente l’asticella rispetto a quanto stabilito finora”.